MaM
Messaggio del 10 dicembre 1986: La vostra preghiera, ogni preghiera, deve essere radicata nel mio Cuore Immacolato: solo così io potrò portarvi a Dio con tutte le grazie che il Signore mi permette di darvi.

Notizie dai giornali cattolici



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Nei giorni scorsi è scoppiata una guerra sul Natale nelle scuole. Ma il problema non è il presepe, è l’ignoranza e il dominio del “secondo me”. Carlo Giovanardi ha giustamente ricordato un fatto dimenticato da tutti: “Il 25 dicembre, Natale, è una festività cattolica di precetto come tale riconosciuta dallo Stato anche agli effetti civili sin dal tempo dell’Unità d’Italia (decreto 17 ottobre 1860, n. 5342)”. Faccio presente che il governo del Regno d’Italia a quel tempo era fatto di politici che erano in guerra con la Chiesa e una guerra molto dura, dopo le leggi Siccardi e quelle sulla soppressione degli ordini religiosi: uno scontro che portò anche alle scomuniche. Eppure quella legge riconosceva la festa del Natale, la nascita dell’Uomo-Dio, come festa dello stato laico risorgimentale. Dopo il Regno d’Italia arriva la Repubblica e il Natale (che per la Chiesa è “la Gloria del Cielo che si manifesta nella debolezza di un bambino”), viene riconosciuto come festa: in base alla legge della Repubblica 27 maggio 1949 n. 260, il 25 dicembre è “giorno festivo con l’osservanza del completo orario festivo e del divieto di compiere determinati atti giuridici”. Cioè – spiega Giovanardi – lo Stato laico riconosce la festività cattolica del Natale come sua festa civile. Esattamente come istituì la festa nazionale del 4 novembre (oggi soppressa), la festa della Repubblica il 2 giugno o il 25 aprile come festa della Liberazione e il 1° Maggio come festa dei lavoratori.
La recente strage di San Bernardino negli Stati Uniti ha confermato che non è indispensabile ricevere un ordine ben preciso e istruzioni dettagliate per compiere una strage in nome di un’ideologia o di una affiliazione allo Stato Islamico o a una qualsiasi altra organizzazione terroristica.
Era il 1983 quando monsignor Alessandro Maggiolini (1931-2008), appena nominato vescovo di Carpi, dava alle stampe un libro curiosamente intitolato “Apologia del peccato”. Nei tempi moderni, sosteneva monsignor. Maggiolini, un buon vescovo si trova a dover difendere il peccato, perché senza una cosciente categoria di peccatori un povero pastore può chiudere bottega.