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Messaggio del 25 febbraio 2017:Cari figli! Oggi vi invito a vivere profondamente la vostra fede e a pregare l'Altissimo affinché la rafforzi, cosicché i venti e le tempeste non possano spezzarla. Le radici della vostra fede siano la preghiera e la speranza nella vita eterna. Già adesso, figlioli, lavorate su voi stessi, in questo tempo di grazia nel quale Dio vi dona la grazia affinché attraverso la rinuncia e la chiamata alla conversione siate uomini dalla fede e dalla speranza limpide e perseveranti. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Notizie dai giornali cattolici



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Due giovani francescani polacchi e un sacerdote bergamasco di mezza età. Uccisi nel 1991 a pochi giorni di distanza gli uni dagli altri; colpiti da un'ideologia che non accettava concorrenti tra i poveri delle Ande. È il profilo di don Sandro Dordi e dei padri Miguel Tomaszek e Zbigniew Strzalkowski, i missionari uccisi dalla guerriglia maoista di Sendero Luminoso che oggi a Chimbote in Perù salgono all'onore degli altari con il solenne rito di beatificazione presieduto dal prefetto della Congregazione per le cause dei santi, il cardinale Angelo Amato.
La nostalgia ha il sapore degli involtini di foglie di vite. Anderious Oraha ne va ghiotto, ma qui in Italia, dove si trova dal 2007 come rifugiato politico, il sapore non è quello del formaggio di pecora «il migliore di tutto l’Iraq» che mangiava nella sua Al Qosh. É qui, nella “valle del monastero”, fertilissimo lembo di terra oggi ad appena 5 km da Isis che si infrangono i ricordi di Oraha. In Italia Anderious è pressoché sconosciuto, nonostante le origini greche del suo nome, Andrea, lo dovrebbero rendere famigliare. Così come sono volti sconosciuti il milione e passa di profughi cristiani che hanno lasciato l’Iraq e la Siria dopo che le bandiere nere del Califfo hanno iniziato a sventolare in una delle culle del cristianesimo mediorientale.
“Ti dispiace se, invece che a casa mia, ti invito al ristorante? – mi chiese gentile l’amica che, in una tiepida domenica d’inverno, era venuta a prendermi alla stazione della metropolitana – Sai, mio marito è in ospedale e siamo noi due sole. Ma non preoccuparti – mi rassicurò prima che potessi farle delle domande – è ricoverato solo per dei normali controlli.” Mi condusse a passo veloce nei pressi della sua abitazione, fino alla porta di un locale che a stento avresti chiamato pizzeria per la mancanza totale di arredi che rimandassero alla sua funzione, salvo una gran quantità di tavoli coperti da semplici tovagliette bianche.