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Messaggio del 15 agosto 1983:Qui sono felice perché sono molti quelli che mi onorano. Ma non dimenticate che altrove vi sono molte più persone che mi feriscono e mi offendono.

Notizie dai giornali cattolici



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Scienza e fede. Un tema emerso negli ultimi due secoli e, come sempre, caratterizzato da due tipi di estremismi: da una parte gruppi religiosi che hanno paura della scienza, la rifiutano a prescindere temendo che possa entrare in conflitto con la loro fede religiosa. Dall’altra gruppi anti-religiosi che ideologizzano la scienza diffondendo la convinzione che essa conduca necessariamente lontano da Dio.
«Per secoli i nostri fratelli nella fede hanno contribuito in modo determinante allo sviluppo delle società mediorientali e ora, nel momento di maggior bisogno, sono stati abbandonati»
Il 21 dicembre 2015 Papa Francesco ha rivolto alla Curia Romana un ampio discorso per gli auguri natalizi, richiamando quanto aveva detto un anno fa sui vizi e le tentazioni ma proponendo quest'anno una parte positiva, un «catalogo delle virtù». I vizi denunciati nel 2014, ha precisato il Papa, ci sono ancora, e «richiedono prevenzione, vigilanza, cura e, purtroppo, in alcuni casi, interventi dolorosi e prolungati. Alcune di tali malattie si sono manifestate nel corso di questo anno, causando non poco dolore a tutto il corpo e ferendo tante anime, anche con lo scandalo». Nonostante gli scandali, «la riforma andrà avanti con determinazione, lucidità e risolutezza, perché Ecclesia semper reformanda».
«Il Natale è un ostacolo al progresso», «è una superstizione», «un relitto del passato». «Ma è veramente necessario continuare a elencare i motivi per lodare il Natale?», si domanda lo scrittore inglese
La nascita, la sindrome, l’operazione d’urgenza e l’incontro con il Papa. Così nostro figlio è entrato di schianto nella nostra vita, in quella degli amici e di chi non conoscevamo
Nissar Hussain ha appena ricominciato a camminare con l’aiuto di una stampella. Riesce anche a piegare il ginocchio di 30 gradi ed è felice, perché «se Dio non avesse fatto un miracolo ora sarei morto». Il 17 novembre due uomini l’hanno aggredito davanti a casa sua con mazze da baseball, non di comunissimo legno ma di cemento. Hanno cercato di colpirlo al volto «ma Dio, come se fossi una marionetta, ha preso la mia mano e l’ha sollevata». La telecamera davanti a casa sua ha ripreso tutto (qui il video, l’aggressione parte al minuto 4). Risultato: gamba e mano rotte, due operazioni e 11 giorni di ospedale. Hussain non si è stupito più di tanto perché è da 15 anni che viene insultato, minacciato, aggredito e perseguitato dalla comunità musulmana pakistana per essersi convertito al cristianesimo dall’islam. In Pakistan, purtroppo, è normale che un convertito rischi la vita, in quanto considerato «apostata e infedele». Hussain però non vive in Pakistan, ma in Inghilterra, dove è nato e cresciuto. La storia che questo padre di famiglia di 50 anni, sposato con sei figli, racconta a tempi.it è così incredibile da sembrare impossibile. Ma è vera e rivela il calvario che un uomo deve patire per esercitare la sua libertà religiosa nell’occidentalissimo Regno Unito, dove né la polizia né la Chiesa anglicana fanno nulla per proteggerla.
Un allenatore pregò Dio. Un altro cantava inni a Budda. Ma solo uno dei due fu punito, l’allenatore cristiano. Questo non è accaduto in uno stato asiatico, ma negli Stati Uniti. Ed è un altro esempio di come la professione aperta della fede cristiana diventi motivo di odio, intolleranza e discriminazione.
Nell’udienza generale dedicata al suo viaggio in Africa, papa Francesco ha ricordato l’incontro con una suora italiana a Bangui, di 81 anni, con una bambina che la chiamava “nonna”. La suora infermiera e ostetrica è in Africa da quando aveva 24 anni. Francesco si commuove e dice: «E come questa suora, ci sono tante suore, tanti preti, tanti religiosi che bruciano la vita per annunciare Gesù Cristo. È bello vedere questo». Sempre parlando a braccio, aggiunge: «Io mi rivolgo ai giovani: se tu pensi a cosa vuoi fare della tua vita, questo è il momento di chiedere al Signore che ti faccia sentire la Sua volontà. Ma non escludere, per favore, questa possibilità di diventare missionario, per portare l’amore, l’umanità, la fede in altri Paesi. La fede si predica prima con la testimonianza e poi con la parola. Lentamente».
Siamo ormai a due mesi dalla chiusura del Sinodo ordinario 2015 e i rumors che provengono dal Vaticano parlano di una prossima esortazione post-sinodale di Papa Francesco che dovrebbe uscire tra febbraio e marzo 2016. Nell’attesa di avere questo documento ripercorriamo il dibattito attraverso il corposo contributo offerto dal noto studioso cattolico americano George Weigel. L’articolo appare sul numero di gennaio 2016 della rivista First Thing. Di seguito evidenziamo alcuni passaggi importanti di questo intervento.
Tempo di Natale, tempo di allegria, di pace, ma anche, di questi tempi, tempo di battaglia. Perché a Natale si fa festa? Perché è successo un evento inimmaginabile: Dio si è incarnato. È sceso sulla terra perché era l’unico modo per salvarci. Tempo in cui tutta la creazione si rallegra. Tutte le cose tornano nuove e rivivono dopo la morte che ci aveva regalato il peccato. In Italia, grazie alla presenza di Roma e alla scelta fatta da Dio in favore di Roma, la nostra storia, come popolo, come nazione, ha sempre celebrato con grandissima solennità il Natale. Con fede e con cultura. Con canti. Canti popolari, musica sacra, dipinti, statue, presepi meravigliosi. Con poesie, con educazione dei bambini, con catechesi.
Il Burundi è a un passo dalla guerra. La situazione è talmente grave da aver indotto l’Unione Africana, per la prima volta da quando è nata nel 2002, a dirsi disposta ad applicare la regola che le consente, in violazione del principio internazionale di non ingerenza negli affari interni di un Paese, di intervenire militarmente in uno Stato membro, anche senza l’autorizzazione del governo di quello stato. Lo statuto dell’Ua lo prevede in caso di crimini di guerra, genocidio e crimini contro l’umanità.