MaM
Messaggio del 19 dicembre 1985:Non vi chiedo niente di speciale: vi chiedo solo di pregare al mattino, a mezzogiorno e alla sera e di affidare a me tutti i vostri problemi. Nient’altro.

Notizie dai giornali cattolici



GennaioFebbraioMarzoAprileMaggioGiugnoLuglioAgostoSettembreOttobreNovembreDicembre



Sabato c’è stato a Roma all’Auditorium Antonianum il primo congresso nazionale del Comitato “Difendiamo i nostri figli”. Ha aperto la giornata il presidente Massimo Gandolfini che ha ricordato con gioia la manifestazione del 20 giugno scorso a piazza San Giovanni, convocata dal Comitato per riaffermare il diritto dei genitori ad educare i figli e fermare la “colonizzazione ideologica” della teoria Gender nelle scuole. L’incontro di sabato, a poco più di cinque mesi da quella bellissima piazza, è stato organizzato per valutare il lavoro svolto fino ad oggi nella difesa dei più piccoli e della famiglia, per definire le linee operative comuni per i prossimi mesi e per conoscere e incontrare i rappresentati dei Comitati Locali DFN (Difendiamo i nostri figli) nati sulla scia del Comitato Nazionale permanente.
A proposito di masturbazione a pag. 10 del manuale per i ragazzi “Le cinque lezioni” il docente e i genitori che lo leggono, trovano la testimonianza di “Marta 14 anni: non si parla mai di masturbazione delle ragazze. Invece anche noi lo facciamo. E non ci si dovrebbe vergognare. E ancora alla pagina 11: “Uno dei modi per conoscere il proprio corpo e provare piacere è masturbarsi. Significa toccarsi e accarezzarsi dove ti piace di più. Lo fanno sia i maschi che le femmine. Quanto spesso varia da persona a persona ma è anche assolutamente normale non avere voglia di farlo”. Se mai fosse sfuggito, ricordiamo che questi argomenti vengono trattati dai suddetti esperti con preadolescenti di 13 anni....
Sono almeno quattro i diretti interventi di Papa Francesco nel solo 2015 contro il gender, la teoria secondo la quale l’essere uomini e donne sarebbe una costruzione sociale e non derivata necessariamente dall’essere nati come maschi e femmine.
C’è tanto di papa Francesco, e della straordinarietà del suo ministero pastorale, in questo Giubileo della misericordia. Anzitutto, c’è l’ispirazione profetica, che lo ha spinto a decidere l’indizione di un Anno Santo senza rispettare la cadenza venticinquennale, senza parlarne con nessuno, senza neppure avvisare della cosa le autorità di Roma e dell’Italia. Straordinario, poi, per aver abbandonato l’esclusività romanocentrica dell’evento giubilare; non solo, ma è andato ad aprire la prima Porta Santa nel cuore dell’Africa nera, a Bangui, dimostrando così concretamente l’universalità del cattolicesimo. E, ancora più straordinario, è l’aver assegnato al Giubileo un tema determinato e, insieme, un obiettivo ugualmente preciso: far sì che la misericordia divenga l’emblema distintivo di un nuovo modo di essere e di comportarsi da cristiani.
«La nostra testimonianza, attraverso l’apertura della porta del “cristianesimo della misericordia” a tutti, è un segnale per dire: “Avvicinatevi e gustate l’amore di Cristo”»
Dall’aramaico giudaico al greco e poi al latino. Con tracce che risalgono addirittura all’antico Egitto. Non è solo una questione grammaticale, ma il segno che gli evangelisti parlano di una persona vera
Le genesi, la rete e le storie della Fondazione che raccoglie e distribuisce 75 mila tonnellate di cibo a oltre un milione e mezzo di poveri
La Corte di Cassazione ha condannato un ginecologo di Mantova al risarcimento in favore di una coppia che ha avuto una bambina con sindrome di Down “per violazione degli obblighi di informazione”. La storia risale al 2006, quando due coniugi, dopo aver dato alla luce una bambina con sindrome Trisomia 21 e non averla per questo riconosciuta, decidono di citare in giudizio il ginecologo che ha seguito la gravidanza perché non sarebbe andato oltre gli esami indispensabili che danno un indice di rischio sulle patologie.
Si tratta di Maria Elisabetta Hesselblad, fondatrice dell’Ordine del S.ss Salvatore di Santa Brigida, pioniera del dialogo ecumenico. Autorizzati i decreti di 12 Venerabili, di cui due laici.
La spiritualità della beata fondatrice delle Missionarie della Carità si intreccia con lo spirito del Natale ed è un esempio da seguire nell’Anno Santo della Misericordia
Al posto di Giuseppe e Maria hanno messo due giuseppi che si sono scambiati anche un bacio. L’asinello era impersonato da Matteo Salvini e il bue da Carlo Giovanardi. Roberto Cota, ex presidente della Regione, e Maurizio Marrone, capogruppo in Consiglio comunale di Fratelli d’Italia, sono finiti a far le pecorelle. I Re Magi portavano preservativi e gianduiotti. Gesù bambino infine era un bambolotto di colore adagiato in un canotto.
Finirà così: che verranno a prenderci mentre preghiamo con le candele accese al buio mentre le porte della chiesa sono sprangate. È una visione tropo pessimistica? Può darsi, ma almeno è giustificata. Se la vita di fede è in crisi non lo è meno il vissuto cristiano mostrato dai cattolici. Ne consegue che oggi a vergognarsi di Gesù Cristo sono ormai tanti, perché è più facile e sicuramente meno problematico quando hai a che fare con la polizia del pensiero che si è incaricata di punire, tramite il giornalismo militante, chi è troppo cristiano.
Pochi autori sono profetici come il buon vecchio Gilbert K. Chesterton. Ancora troppo pochi i suoi lettori quando – per trovare una idea luminosa oggi – ognuno si dovrebbe confrontare col vecchio brontolone. A più di cento anni di distanza le intuizioni sono ancora lucide, e certi testi, come quello che stiamo per recensire, è forse più che lucido: è rivoluzionario. Rivoluzionario come la verità. Rivoluzionario come un grido di libertà di fronte al tiranno dispotico. La forza di questo e di altri testi è di avere un linguaggio semplice e tuttavia non banale ma soprattutto di avere una ironia che rende possibile prendersi gli schiaffi che l’Autore ci dedica per svegliarci da un certo atteggiamento borghese, senza per questo avercela con lui. Insomma gli siamo grati due volte: la prima per la sveglia ricevuta, la seconda per le parole – parole semplici, schiette – che ci mette in bocca, una su tutte: libertà.