Quello tra il Papa e l’Africa è stato un “bell’incontro” e gli africani sono stati “perfettamente a loro agio” nell’incontrare e nel ricevere il Pontefice. Lo ha riferito padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, in un intervista alla Radio Vaticana.
Lombardi si è quindi soffermato sulla sempre più ricorrente abitudine del Papa a parlare a braccio durante i suoi viaggi, specie con i giovani.
“Lui ama molto questo modo spontaneo – ha commentato - questo modo dialogico, questo modo coinvolgente, facendo anche rispondere e parlare le persone presenti in modo tale che si senta e si veda che sono parte attiva di un processo di dialogo e di impegno”.
Pertanto “il carisma di comunicazione spontanea, di gesto e di espressione totale che il Papa ha, riesce a superare anche le differenze linguistiche”, risultando particolarmente efficace in Africa, così come lo era stato in Asia.
In merito alla storica decisione di aprire la prima Porta Santa a Bangui, il portavoce vaticano ha parlato di un gesto “tutt’altro che locale, ma veramente universale”, in cui il Pontefice ha voluto privilegiare l’attenzione “alla periferia della Chiesa, ai poveri, alle persone che soffrono”. L’evento di Bangui è comunque soprattutto il segno che “la misericordia di Dio si può incontrare dappertutto”.
Il viaggio di Papa Francesco in Africa, iniziato il 25 novembre scorso, ha toccato Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana, Paesi che assommano in vario modo i volti, le potenzialità e le sfide di quel Continente. In un succedersi intensissimo di incontri con immense masse umane e con singoli protagonisti, Francesco ha lanciato messaggi molto forti. Vorrei evidenziarne quattro: l’attenzione alle periferie, l’impegno per la giustizia, il valore del dialogo ecumenico e interreligioso e le priorità per l’azione della Chiesa, africana e non solo. L’attenzione alle periferie, centrale nelle parole e nell’azione del Papa “venuto dalla fine del mondo”, si è espressa in maniera perfino toccante venerdì 27 novembre nella visita al quartiere poverissimo di Kangemi a Nairobi.
Mentre iniziamo questo periodo di preparazione, contemplazione e blande pratiche penitenziali, è bene prendere in considerazione Maria e Giuseppe, che stanno per così dire viaggiando con noi sulla via che porta a Betlemme. Ecco quattro modi per invitare la Madre di Dio e il suo sposo silenzioso ma forte nell’intimità dell’Avvento.
Il Canonico Andrew White, vicario anglicano di Baghdad, ha dovuto lasciare la capitale irakena. Vi offriamo alcune frasi di una sua intervista allo Spectator , che gettano una luce chiara anche se molto poco corretta politicamente – ed ecclesialmente – sui problemi di base dei rapporti con l’Islam, e sul grado di sofferenza e di martirio dei cristiani in Medio Oriente.
Mille chiese sono state chiuse in Indonesia, nella regione di Aceh, dal 2006 ad oggi. Secondo una notizia di “Christian Today” , un’organizzazione evangelica che si occupa di monitorare e aiutare le confessioni cristiane nel mondo, nel Paese musulmano più popoloso del pianeta è in corso un’operazione tesa a limitare i diritti delle libertà religiose.
Per recitare bene il Rosario bisogna recitarlo digne, attente, devote.
Digne (degnamente) vuol dire dire in stato di grazia o almeno non con l'intenzione di rimanere nel peccato. «La prima e migliore disposizione per rendere efficaci le nostre preghiere è di essere in stato di grazia, o non essendovi, almeno desiderare di rimettersi in tale stato» (Catechismo maggiore di S. Pio X).
Nel 1985 il grande attore Aldo Fabrizi lesse su Rete4 una sua poesia scritta nel Natale del 1970. In quelle strofe raccontò lo stato d’animo di un fedele di fronte al clima di contestazione e di dissacrazione di quegli anni che toccò anche la Chiesa. E di quando, una notte di Natale, di fronte allo spettacolo di una Messa “bitte”, una Mesa beat chiassosa e sguaiata, si inginocchiò commosso in casa di fronte all’altarino devozionale di sua madre: «Perdoneme Gesù, si pregherò quassù».