Promesse fatte dalla Beata Vergine Maria al Beato Alano de La Roche per chi recita il Santo Rosario.
1. Chi mi servirà costantemente recitando il mio Rosario, riceverà qualche grazia speciale.
2. A tutti coloro che devotamente reciteranno il mio Rosario prometto la mia specialissima protezione e grandi grazie.
3. Il Rosario sarà un’arma potentissima contro l’inferno, distruggerà i vizi, dissiperà il peccato e abbatterà le eresie.
4. Il Rosario farà rifiorire la virtù e le opere sante, farà conseguire alle anime copiosissime misericordie di Dio, e tirerà i cuori degli uomini dall’amore vano del mondo all’amore di Dio, e li solleverà al desiderio delle cose eterne. Quante anime si salveranno con questo mezzo!
5. L’anima che a me si raccomanda con il Rosario non perirà.
6. Chiunque recita devotamente il Santo Rosario con la considerazione dei suoi Sacri Misteri, non sarà oppresso da disgrazie, non verrà castigato dalla giustizia di Dio, non perirà di morte improvvisa: ma si convertirà se peccatore, e si conserverà in grazia se giusto, e sarà fatto degno della vita eterna.
7. I veri devoti del mio Rosario non morranno senza i Santissimi Sacramenti.
8. Voglio che coloro che recitano il mio Rosario in vita e in morte abbiano la pienezza delle grazie, e in vita e in morte siano ammessi a partecipare ai meriti dei Beati del Paradiso.
9. Io ogni giorno libero dal Purgatorio le anime devote al mio Rosario.
10. I veri figli del mio Rosario godranno grande gloria in cielo.
11. Tutto quello che chiederai per il mio Rosario impetrerai.
12. Coloro che propagano il mio Rosario saranno da me soccorsi in ogni loro necessità.
13. Io ho ottenuto dal mio Figlio Divino, che tutti i membri della Confraternita del Rosario possano avere come loro confratelli tutta la corte celeste in vita e in morte.
14. Coloro che recitano il mio Rosario sono miei figli e fratelli a Gesù Cristo mio unigenito.
15. La devozione al mio Rosario è un grande segno di predestinazione.
La Pontificia Università San Tommaso d’Aquino di Roma ha organizzato il 30 settembre il dibattito “Ideologia del gender: una rivoluzione antropologica”, con la partecipazione di Filippo Savarese, di “Manif Pour Tous – Italia”, della psichiatra Dina Nerozzi, del sacerdote domenicano Giorgio Maria Carbone, esperto di Bioetica, e dell’economista Federico Iadicicco, membro dell’associazione ProVita.
Ci sono due modi di pensare alla bontà: come a una caratteristica fissa – o ce l’hai o non ce l’hai – o come un muscolo. In alcune persone questo muscolo è naturalmente più forte che in altre, ma può crescere e rafforzarsi con l’esercizio.
Mi piace pensare alla bontà come a un muscolo. Crescere nella bontà richiede costantemente un grande lavoro.
Gesù è stato un uomo buono. La sua anima era piena di bontà, ma allo stesso tempo ha vissuto esercitando il muscolo della bontà. È passato per la vita facendo il bene.
Ci sono persone buone per natura. Non si sforzano molto e sono buone. Non pensano male, non agiscono male. Ci sono altre alle quali praticare il bene costa molto di più. Devono sforzarsi, esercitano il muscolo. Devono imparare a guardare la vita con bontà. E ad agire spinti dalla bontà.
Cosa sarebbe il mondo senza colore? Questo splendido video mostra la determinazione di un artista di portare il colore in un luogo spesso grigio per la mancanza di speranza: Jalouzi, uno dei più grandi slum di Haiti.
Quest’uomo sta mobilitando persone di ogni età perché lo aiutino a dipingere la bidonville, un tetto e un muro alla volta.
A Jalouzi “la vita è difficile per chiunque”, confessa. “Era un posto senza colore, ma stiamo cambiando tutto questo”.
“Credo che il colore abbia il potere di trasformare la mia comunità”, sostiene il pittore. “A poco a poco, stiamo trasformando Jalouzi da una grigia montagna a un arcobaleno pieno di colori”.
Alcuni, riconosce, potrebbero chiedersi che differenza faccia il colore.
La comunità cristiana del Nepal teme per il suo futuro. Secondo quanto riferiscono ad Aiuto alla Chiesa che Soffre fonti vicine alla Chiesa locale, tra gli appartenenti alla minoranza – appena lo 0,5% della popolazione – cresce la sensazione di insicurezza in seguito agli attentati dinamitardi che nella notte tra il 14 ed il 15 settembre hanno colpito tre chiese protestanti.
Le esplosioni non hanno provocato vittime, ma sono bastate ad alimentare le paure della comunità cristiana, soprattutto perché si sono verificate a poche ore dalla votazione di un emendamento alla Costituzione, fortemente voluto dal partito nazionalista Rastriya Prajatantra. Tale modifica, che non è stata approvata, avrebbe reso il Nepal uno stato induista.
Stamattina, come ogni tanto faccio, per sfruttare tutta la ricchezza del Messale ho scelto un canone eucaristico diverso dal solito: la cosiddetta seconda preghiera della Riconciliazione. Era tanto tempo che non la usavo e devo dire che mi ha fatto un certo effetto. Mi sono innanzitutto reso conto dolorosamente che sono cambiato, forse invecchiato, forse inacidito, fatto sta che una volta quella preghiera mi piaceva, oggi mi ha quasi irritato, soprattutto il prefazio. O forse non dipende da me, forse sono i tempi che sono invecchiati e inaciditi, ma in un tempo come questo in cui sale sempre di più la persecuzione, aperta o strisciante, quella preghiera mi è sembrata davvero di cattivo gusto, a dir poco.
Kevin, oggi Fay, ha 27 anni e vorrebbe diventare mamma ma poiché lo Stato, che gli ha già pagato metà dell’operazione per il cambio di sesso (41 mila euro), non lo aiuta, lancia una campagna di crowdfunding
Santa Gemma Galgani (1878- 1903) ebbe la costante compagnia del suo Angelo protettore, con cui manteneva un rapporto familiare. Lei lo vedeva, pregavano insieme, e lui lasciava perfino che lei lo toccasse. Insomma, Santa Gemma considerava il suo Angelo Custode come un amico sempre presente. Egli le prestava ogni tipo di aiuto, addirittura portando messaggi al suo confessore, a Roma.
Questo sacerdote, don Germano di San Stanislao, dell’Ordine dei Passionisti, fondato da San Paolo della Croce, lasciò la narrazione della relazione di Santa Gemma con il suo celeste protettore: “Frequentemente quando le chiedevo se l’Angelo Custode rimanesse sempre al suo posto, al suo fianco, Gemma si volgeva verso di lui completamente a suo agio e subito cadeva in un’estasi di ammirazione per tutto il tempo in cui lo fissava“.
Lei lo vedeva per tutto il giorno. Prima di addormentarsi gli chiedeva di vegliare al capezzale del letto e di farle un segno della Croce sulla fronte. Quando si svegliava, al mattino, aveva l’immensa gioia di vederlo al suo fianco, come lei stessa raccontò al suo confessore: “Questa mattina, quando mi sono svegliata, lui era lì vicino a me”.
La traccia mariana che questa volta esaminiamo ci conduce in Belgio, e più precisamente a Banneux, per un ciclo di otto apparizioni che ci mostreranno come la presenza della Madonna tra gli uomini negli ultimi due secoli risponda a un preciso disegno di Maria che con sempre maggior premura di fa presente e offre messaggi per mettere in guardia l’umanità dagli attacchi del Demonio. Ci troviamo dunque a Banneux: si tratta di un piccolo borgo situato nel comune di Louveigné, distante una ventina di chilometri da Liegi, nelle Ardenne. Il nome “Banneux”, letteralmente “(luogo) banale”, indica la natura del posto, reso insignificante – per lo meno fino a un certo punto, e agli occhi del mondo - da una dilagante povertà che costringe gli abitanti a una vita di fatica e di sacrifici. Nel 1914 il villaggio muta denominazione, assumendo quella di Notre-Dame de Banneux per soddisfare un voto che gli abitanti hanno fatto chiedendo protezione alla Madonna dalle distruzioni del Primo conflitto mondiale. Ed effettivamente la Vergine ascolta le preghiere dei poveri di Banneux – contadini e minatori, per lo più - e ottiene dal Signore la grazia per cui il borgo attraversa indenne la guerra senza incappare in quella spirale di morte e distruzione che colpisce i villaggi vicini.
Si sbaglierebbe di grosso chi pensasse che sia un semplice episodio il caso di monsignor Krzysztof Charamsa, l'ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede che ha rivelato la sua omosessualità e presentato il suo compagno: il caso estremo di un teologo di Curia frustrato che approfitta del Sinodo per liberarsi del peso della sua doppia vita e cercare di influenzare a sua vantaggio il Sinodo sulla famiglia appena iniziato; e tanto che c’è farsi un po’ di pubblicità in vista dell’uscita annunciata di un libro da lui scritto per raccontare la sua storia. In questo caso sarebbe un fatto grave sì, ma in fondo un fatto isolato dalle conseguenze limitate.
Nella veglia di preghiera di sabato 3 ottobre con le associazioni ecclesiali italiane e nella solenne Messa di apertura del Sinodo di domenica 4 ottobre Papa Francesco ha spiegato che cosa si aspetta dall’assise episcopale: fedeltà alla dottrina, proclamazione coraggiosa della verità che «non muta secondo le mode» e insieme misericordia per le persone sole e ferite. Ai laici, il Papa ha spiegato che con il Sinodo si tratta di «accendere una piccola candela nel buio che ci circonda». Serve? «Non sarebbe ben altro ciò di cui c’è bisogno per diradare l’oscurità? Ma si possono vincere le tenebre?». Ci sono tempi in cui non solo «simili interrogativi si impongono con forza» ma «la tentazione porta a tirarsi indietro, a disertare e a chiudersi, magari in nome della prudenza e del realismo, fuggendo così la responsabilità di fare fino in fondo la propria parte».