MaM
Messaggio del 25 maggio 1996:Cari figli! Oggi desidero ringraziarvi per tutte le vostre preghiere e i sacrifici che avete offerto in questo mese a me consacrato. Figlioli, desidero che anche tutti voi siate attivi in questo tempo che, attraverso di me, è unito al cielo in modo speciale. Pregate per poter capire che bisogna che voi tutti collaboriate, con la vostra vita e col vostro esempio, all'opera della salvezza. Figlioli, io desidero che gli uomini si convertano e vedano in voi me ed il mio figlio Gesù. Io intercederò per voi e vi aiuterò a diventare luce. Aiutate gli altri, perché, aiutandoli, anche la vostra anima troverà la salvezza. Grazie per avere risposto alla mia chiamata!

Notizie dai giornali cattolici



GennaioFebbraioMarzoAprileMaggioGiugnoLuglioAgostoSettembreOttobreNovembreDicembre



Kigali, 5 ottobre 1994 Carissimi fratelli, la pace sia con tutti voi. Da ormai poco più di una settimana sono di nuovo in Rwanda, passando per il Burundi. Il Signore ci ha facilitato ogni cosa e ha aperto le porte perché potessimo incontrare i fratelli rimasti e avere notizie degli altri. La gente sta riprendendosi piano piano. C’è chi ha vissuto questi tre mesi di guerra nascosto, con fame, tensione, e tutto ciò che questo comporta. Tutti sono stati marcati dalla presenza del Signore al loro fianco. La Parola del Signore, i salmi, i canti della Pasqua che risuonavano dentro di loro, hanno dato loro coraggio e speranza. Non è la stessa cosa vivere questi eventi con un po’ di "sale" che dà il Signore che viverli senza di niente! In generale per le comunità al Sud, cioè a Lungombwa, Butare e Nyanza sono moltissimi i fratelli uccisi; a Kigali le cose sono andate meno peggio: a noi tutti, ma ai fratelli, soprattutto della capitale, è parso chiaro che Dio ha un disegno su di loro per i giorni a venire: nel senso che essere scappati e usciti indenni da questa bufera è soltanto per grazia e per volere del Signore, perché diventino sale, luce e lievito di questa città e di questo paese. Il che ha spinto subito questi fratelli a cercarsi tra loro e a ricominciare a riunirsi per le celebrazioni. Dicono di aver sperimentato la Risurrezione: di essere passati di morte in morte annunciata, vedendo come la Pasqua - cioè l'intervento di Dio che li sottraeva alla morte laddove dovevano umanamente soccombere - era presente. Freschi del Primo Scrutinio e, soprattutto, della celebrazione della Notte di Pasqua, hanno avuto in queste liturgie forti il loro alimento e la sorgente di speranza viva e vera. A Nyanza, nonostante abbiano ucciso moltissimi, chi é sopravvissuto racconta la Pasqua: due ragazze, in situazioni diverse, per due volte sono state gettate nella buca con gli altri cadaveri, piene di ferite e bastonate: e per due volte ne sono uscite trovando salvezza. Un'altra ragazza - quella che l'anno scorso era stata a Denver - è morta pregando per gli uccisori che la facevano a pezzi. Con lei era suo padre, pure della comunità, e qualche fratello di carne: la mamma e gli altri fratelli e sorelle avevano preso un'altra direzione e sono stati pure uccisi. Di tutta la famiglia resta un solo ragazzo. A Butare abbiamo saputo di un ragazzo ucciso perché non ha accettato di uccidere, di un altro disposto a morire per aver nascosto due sorelle ricercate dai massacratori. Sentire le testimonianze dei fratelli è stato per me un grande conforto. Vedere l'illuminazione di alcuni fratelli e sorelle è stata una catechesi impareggiabile: di quelle vere, fatte di eventi di vita, non di parole vuote. I giorni scorsi siamo stati anche a Gisengi e a Goma. A Gisengi abbiamo potuto trovare fratelli: alcuni sono vivi, ma c’è mancato il tempo materiale di incontrarli. Ma anche lì hanno ucciso molto. Pensate che solo i preti della diocesi uccisi sono 31! Si trova là ormai una chiesa apparentemente distrutta, percosso il pastore e il gregge disperso. Anche qui a Kigali e, in generale, nel paese si ha la sensazione di un grande sbandamento e delusione; si era costruito troppo con i mattoni e poco con il cemento vero della fede! Ora tutti dicono che c’è bisogno di catechesi, di cammino catecumenale, anche quelli che prima ci trovavano troppo severi quando si diceva che nei cristiani non c’era vera fede e amore. Molte persone fuori del Cammino, compresi anche Vescovi, preti e religiosi, sono rimasti come storditi e increduli e incapaci d’ogni reazione dopo una tragedia così grande. Noi pensiamo che i fratelli rimasti - pochi o più numerosi secondo i luoghi - siano il fermento buono e nuovo che rifaccia il tessuto di questa Chiesa e di questo paese. Nei prossimi giorni cercheremo ancora di vedere e incontrare, con qualche celebrazione della Parola ed Eucaristia, i fratelli, prima di partire per Cyanguye e Bukavu, e poi per il Burundi, dove speriamo concretizzare qualcosa con l'Arcivescovo. La situazione comunque, per uno che non avesse conosciuto prima le cose sembra quasi normalizzata, tranne qualche segno evidente della guerra: rottami, case crollate ecc... Ma la gente venuta dal Burundi, Uganda, Kenya, Zaire, ha riempito (sta riempiendo la città); c’è aria di vittoria e di novità ; ma al di sotto di questa apparente normalità ci sono buchi enormi; chi ha perso 10, chi 15, 20, 30 o più famigliari. E non è il commercio o altro che li possa risanare: per questo c’è bisogno di predicazione, di annuncio dell’amore, della misericordia e del perdono di Gesù Cristo: ci aspetta molto lavoro e Arrivederci al 25 ottobre, salvo imprevisti. Stiamo bene. Vi salutano Ignazio e Jeanne col bacio santo. La pace.
L'obiettivo della Chiesa di Lucifero è creare “una nuova era per il progresso dell'umanità senza la schiavitù del pensiero dogmatico. Siamo gli dei e le dee della nostra vita”
“Grande momento di scuola in cui abbiamo imparato cose che non sapevamo” Con queste parole Mons. Negri, Vescovo di Ferrara, apre il suo intervento all’incontro organizzato dalla Diocesi di Ferrara-Comacchio con Mario Adinolfi.
«Quando un cattolico ritorna dalla confessione entra veramente, per definizione, nell’alba del suo stesso inizio, e guarda con occhi nuovi attraverso il mondo. Egli sa che in quell’angolo oscuro, e in quel breve rito, Dio lo ha veramente rifatto a Sua immagine. Egli sta nella luce bianca dell’inizio, pieno di dignità, della vita di un uomo. Le accumulazioni di tempo non possono più spaventare. Può essere grigio e gottoso, ma è vecchio soltanto di cinque minuti». Così, nella sua autobiografia, Gilbert Keith Chesterton racconta l’esperienza folgorante della confessione, l’incontro con la misericordia divina che segnò così radicalmente la sua vita. Egli si convertì confessandosi, all’età di 48 anni, nel 1922, scoprendo che proprio la Chiesa cattolica è l’unico luogo in cui un uomo può essere liberato dai suoi peccati e fare esperienza della misteriosa rigenerazione del proprio essere. Il lungo percorso che portò lo scrittore inglese ad aderire alla Chiesa di Roma fu infatti un’avventurosa ricerca di questo luogo in cui la persona può trovare una nuova vita dentro la solita vita, un nuovo cuore dentro il vecchio cuore, un nuovo respiro dentro l’affannoso respiro dei giorni.
Cari Padri sinodali, cari Vescovi che in unione col Papa garantite a me e per me e a tutte le genti del mondo, la presenza di liberazione e salvezza attuale che opera la Chiesa nel mondo. Poiché la Chiesa è il corpo di Cristo, Cristo attuale e operante nel mondo, Colui che ci libera dal potere della menzogna che come una muffa copre il mondo, mentre solo il bene ha radici e profondità, e in qualunque modo il bene si manifesti, provenga dai testimoni di Cristo o da chi non conosce ancora il nome del Salvatore dell’umanità, bene è segno del Bene supremo e definitivo il cui nome è Gesù Cristo, figlio di Dio, il Risorto, che oggi è presente col suo sacrificio – è realmente presente – nel sacramento dell’Eucarestia.
Il Comitato Difendiamo i Nostri Figli comunica di aver istituito un Osservatorio Nazionale dedicato al tema dell’educazione affettiva e sessuale – che compete in modo prioritario ai genitori – con lo scopo di raccogliere tutte le segnalazioni di possibile abuso didattico ed educativo nelle scuole italiane di ogni ordine e grado. Esse saranno oggetto di formale denuncia al Ministero della Istruzione e Ricerca (MIUR).
Non sono fanatici immersi nel passato. Non usano la fede per fini politici. E mai si sottometteranno ai musulmani moderati. Quirico racconta i soldati del Califfo
36. La comunione invisibile, pur essendo per sua natura sempre in crescita, suppone la vita di grazia, per mezzo della quale si è resi « partecipi della natura divina » (2 Pt 1,4), e la pratica delle virtù della fede, della speranza e della carità. Solo così infatti si ha vera comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Non basta la fede, ma occorre perseverare nella grazia santificante e nella carità, rimanendo in seno alla Chiesa col «corpo» e col «cuore»; occorre cioè, per dirla con le parole di san Paolo, «la fede che opera per mezzo della carità» (Gal 5,6). ...
“La frazione dell’ostia consacrata è atto riservato solo al sacerdote. Se viene effettuato da un altro siamo nel sacrilegio, altro che commozione e lacrime. Qui gode solo Satana”: parole e musica di Padre Cipriano De Meo il notisissmo esorcista pugliese. Con Padre Cipriano, esorcista di lunghissimo corso e per anni presidente della stessa associazione, parliamo del caso, raccontato al Sinodo dei vescovi, del bambino che avrebbe spezzato in due l’ ostia della sua prima comunione per darla ai genitori divorziati. Un episodio che potrebbe fare breccia, almeno emotiva, sui padri sinodali e che sui media ha avuoto molto ( forse esagerato) rilievo. Ammesso che risponda al vero.
«Per avere una risposta chiara alle vostre domande», mi dice sorridendo P. Thomas Michelet Op, «io direi ai vostri lettori di leggere un bel commento di P. John Hunwike, ex anglicano ora incardinato nell’Ordinariato Personale di Our Lady of Walsingham». Il giovane teologo domenicano, già autore di un articolo sul tema della comunione ai divorziati risposati sulla famosa rivista Nova et Vetera (clicca qui), mi prende in contropiede. «Mi scusi», chiedo, «ma per avere risposte cattoliche devo chiedere ad un ex prete anglicano?». Ride. «No, però la sua esperienza è interessante».
L’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) insieme a molte altre sigle di organizzazioni internazionali tra cui Oms, Unfpa, Unhcr, Unicef, Unodc, Unesco, Un Women, a settembre ha emanato un documento dal titolo “Porre fine alla discriminazione contro le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali”. Il sottotitolo così recita: «Gli organismi delle Nazioni Unite sollecitano gli Stati a dotarsi di strumenti urgenti per porre fine alla violenza e alla discriminazione contro gli/le adulti/e, adolescenti e bambini/e lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali» Una prima postilla: per l’Onu persino tra i bambini possiamo trovare omosessuali e transessuali in erba. A tale scoperta, che riceve dunque l’imprimatur della più autorevole organizzazione al mondo, se ne affianca un’altra ugualmente sorprendente: «milioni di persone Lgbt […] sono vittime di violenze indiscriminate a danno dei loro diritti umani». E dove sono le prove di quest’ondata di violenza? Non si cita nessuna fonte.
A vederlo (nell’unica fotografia che la Storia ci ha consegnato) sembra un tipo piuttosto basso e gracile, di quelli che “non potrebbero far male a una mosca”. Eppure era forte, solido Come una quercia. Rolando Rivi era un seminarista emiliano, morto martire a quattordici anni. Venne ucciso da un partigiano comunista tra i boschi dell'Emilia Romagna, il 13 aprile 1945. Il 5 ottobre di due anni fa la Chiesa Cattolica lo ha iscritto nel registro dei beati.
Il 18 ottobre 2015 Papa Francesco, nella Messa in Piazza San Pietro, ha proclamato quattro nuovi santi: i genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino, Louis e Zélie Martin, il sacerdote Vincenzo Grossi, fondatore dell’Istituto delle Figlie dell’Oratorio, e Maria dell’Immacolata Concezione, superiora delle Sorelle della Compagnia della Croce. Il Papa ha affermato che tutti e quattro i santi - un sacerdote, una suora, due laici - hanno testimoniato la gioia in mezzo a notevoli sofferenze. Come molti santi, ci presentano «il tema del servizio e ci chiamano a seguire Gesù nella via dell’umiltà e della croce».
«… sono tratti costitutivi della fede la disponibilità a soffrire ma anche il coraggio di lottare. Ciò non manca certo a quegli uomini che dicono: la fede dovrebbe essere protesta e resistenza contro il potere di questo mondo. Ma quando si va a vedere più da vicino ci si rende conto che in realtà tali gruppi vogliono per lo più avere un altoparlante per le loro grida e per i loro slogan di partito. Accade tutt’altra cosa, invece, quando la Chiesa si oppone ai veri poteri e peccati di quest’epoca, quando essa denuncia la distruzione del matrimonio, la distruzione della famiglia, l’uccisione dei bambini non ancora nati, le deformazioni della fede: allora le si contrappone subito un Gesù che sarebbe stato solo misericordioso, sarebbe stato sempre comprensivo e non avrebbe mai fatto male a nessuno. E viene formulata la massima: non si può essere cristiani a spese dell’essere uomini; e per essere uomini si intende poi ciò che pare e piace a ciascuno. Esser cristiani è un optional gradito, ma non deve costare nulla... Cristo è salito sulla croce: un Gesù disponibile a tollerare tutto non sarebbe stato crocifisso».
«Il Beato Paolo VI disse nel 1972: “Da qualche fessura, il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio”. Sono convinto che queste del santo pontefice, l’autore dell’Humanae vitae, furono parole profetiche. Durante il Sinodo dello scorso anno, “il fumo di Satana” ha cercato di entrare nell’aula di Paolo VI.