Ormai volge alla fine e nessuno si è curato di loro, nessuno li ha mai nominati, né mai consultati in qualche sede, né tantomeno sono stati invitati al Sinodo per fornire la loro testimonianza. Così, silenziati, da un anno in qua stanno seguendo con sempre maggiore preoccupazione e senso di impotenza le opinioni di grandi e minuscoli uomini su argomenti che li riguardano e sui quali avrebbero un diritto sacrosanto, nel pieno senso del termine, di interloquire.
Sono in numero superiore a quello che si pensi, ma nessuno li ha mai contati perché non interessano alle statistiche laiche e nemmeno alla pastorale cattolica, infatti stanno in mezzo ai fedeli ordinari senza sollevare problemi né pretendere nulla, anzi, quando possono, danno una mano a chiunque abbia necessità di aiuto materiale e spirituale.
Mi riferisco ai divorziati che hanno liberamente scelto di vivere secondo il Vangelo, quelli che hanno messo la fede al primo posto della propria esistenza, che sono rimasti nella Chiesa come salde colonne che reggono con la loro coerenza cristiana la vita della loro famiglia, tronca di un genitore ma non del Padre di tutti.
Sei grandi chef internazionali per sei portate che mischieranno i sapori del mondo con quelli italiani, domenica 18 ottobre per il pranzo benefico organizzato a favore dell’Opera San Francesco di Milano, in collaborazione con Identità golose (il più prestigioso “congresso” di cucina italiana). I sei cuochi aspettano il pubblico nella storica mensa dei poveri di via Concordia 3 per un’iniziativa gustosissima, “Cuochi all’opera”, a cui si potrà partecipare a fronte di una donazione minima da 100 euro (la raccolta andrà interamente devoluta alla storica mensa, che ogni anno offre quasi 860 mila pasti gratuiti, cioè più di 2.800 al giorno, e cura 40.188 persone).
Thomas Luke Msusa è uno dei 48 prelati africani presenti al Sinodo sulla famiglia. Il missionario della Compagnia di Maria ha 53 anni, è arcivescovo di Blantyre, in Malawi, ma è nato in una famiglia musulmana e dopo essersi convertito, ha battezzato suo padre, che era un imam.
In Spagna negli zaini dei bambini insieme alle merendine qualcuno ci ha messo anche dei lubrificanti anali e vaginali. Non è un attentato al pudore di un depravato isolato, bensì di una comunità di depravati che governano pure una città importante come Siviglia. L’amministrazione comunale di Siviglia ha infatti ha acquistato, per 1.470 euro, 7.000 dosi di lubrificanti vaginali e anali da distribuire gratuitamente a bambini dai 12 anni in su. I lubrificanti non sono un succedaneo dell’olio per la catena delle biciclette dei piccoli scolari – mezzo usato in genere per andare scuola - bensì nella mente lubrica di questi burocrati potranno essere utili a “godere di relazioni erotiche”, come si legge in un comunicato stampa del comune.
Il problema è delicato e il fatto che ci sia di mezzo un bambino, immagine dell’innocenza, lo rende ancora più delicato. Mi riferisco all’episodio che ha scosso i sentimenti di milioni di persone: il bambino, figlio di separati che, dopo aver ricevuto per la prima volta l’Eucaristia, sottrae alla particola che ha sulla mano due pezzetti e li offre ai genitori, comunicandoli.