Il cardinale Filoni, di ritorno dall’Iraq, ha raccontato il suo viaggio. «Questa gente ha preferito abbandonare tutto, perdere tutto, anziché la fede e la tradizione religiosa che custodiscono da millenni».
Su twitter si presenta ritratto mentre indossa una maglietta con su scritto: «Religione. Insieme possiamo trovare la cura». Guida spirituale delle milizie ateiste, il biologo britannico Richard Dawkins non perde occasione per dimostrare cosa sia l’uomo che pretende di cancellare Dio dal proprio orizzonte. L’ultima uscita in ordine di tempo riguarda l’opportunità di abortire qualora dovesse essere diagnosticata al nascituro la sindrome di Down. Proprio in un tweet del 20 agosto, Dawkins scrive: «Apparentemente sono un orrido mostro per il fatto che raccomando cosa attualmente accade alla maggioranza dei feti con sindrome di Down. Vengono abortiti». Con uno stillicidio di post sul social network, il biologo e scrittore che dichiara di non gradire l’oscurantismo ribadisce il concetto e ne difende la ragionevolezza: «Quello che ho consigliato non è stravagante, ma la norma». E ancora, a chi gli chiede se è civiltà l’aver eliminato 994 esseri umani affetti da sindrome di Down nel 2012 solo in Inghilterra e Galles, Dawkins risponde affermativamente: si tratta di feti, per i quali la diagnosi arriva «prima che abbiano sensazioni umane».
Non era mai accaduto. In tutta la storia di Cuba non era mai successo che una legge, in votazione presso l’Assemblea Nazionale (il Parlamento cubano), ricevesse anche un solo voto contrario. Da sempre le leggi cubane, che vengono esaminate e licenziate due sole volte in un anno, hanno ricevuto il voto unanime di tutti i 612 membri del Parlamento. Un Parlamento dunque utile come le previsioni del tempo fatte per la giornata di ieri. Il record si è infranto il 20 dicembre scorso e la notizia si è sparsa solo in questi giorni, come prevede la buona prassi comunista che tiene al segreto tanto quanto al proletariato. Un parlamentare, anzi una parlamentare ha votato contro una legge del leader maximo Raul Castro, fratello del famigerato Fidel.
La speranza, dicono, è sempre l’ultima a morire, anche davanti al boia. E uno ci prova davvero a credere che l’islam e Allah non c’entrino niente con i sanguinari tagliagole dell’Isis, con quelli che filmano le decapitazioni e li mettono nella top ten di You Tube, accanto all’ultima versione del Gangnam style o del bimbo che morde il dito al fratellino. Sono davvero in tanti, anche in buonissima fede, a sperare che l’islam non sia quel jihadista mascherato e vestito di nero che offre ad Allah la testa mozzata dell’infedele, che tra i musulmani esista una differenza tra moderati e fondamentalisti, che ci possa e ci debba essere spazio per il dialogo interreligioso e la reciprocità tra fedi diverse.