Monsignor Najim, procuratore della Chiesa caldea presso la Santa Sede: «Da anni che l’Iraq è stretto nella morsa del terrorismo: sono state bruciate chiese e sono stati uccisi in vari attentati molteplici cristiani»
«L’identità di un popolo si rafforza e si radica quando è legata a un pezzo di terra. Un diritto oggi negato alle comunità cristiane perseguitate in Iraq, sia da parte degli attori delle violenze sia da parte di chi, in tutto il mondo ma soprattutto nel mio Paese, sta in silenzio di fronte a quanto accade». Lo ha detto don Georges Jahola, sacerdote della chiesa siro-cattolica nella diocesi di Mosul, nato a Qaraqosh (Niniveh), ora in Italia, in occasione di un incontro giovedì 14 agosto presso la Sala delle Colonne del Duomo. L’appuntamento è stato organizzato dalla Scuola della Cattedrale di Milano e dal Tribunale Rabbinico del Centro Nord Italia.
L’Onu ha dichiarato il più alto livello di emergenza come crisi umanitaria in Iraq, nel momento in cui lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante prosegue la sua avanzata nel Nord del Paese. Gli ufficiali curdi hanno spiegato che la situazione è particolarmente critica nella città di Dohuk, dove si trovano 150mila rifugiati. Gli Stati Uniti hanno però dichiarato di ritenere improbabile una missione di salvataggio per aiutare le migliaia di profughi che stanno fuggendo attraverso i rilievi del Monte Sinjar. Ne abbiamo parlato con Toni Capuozzo, che nel 2003-2004 ha seguito la seconda guerra del Golfo per conto del Tg5.
Proponiamo la lettura dell’enciclica Memenisse iuvat - che qui riportiamo nei punti salienti - con la quale il Santo Padre Pio XII, che nel 1950 aveva proclamato il dogma dell’Assunzione di Maria Vergine al Cielo, invitava i cattolici a pregare l’Assunta in occasione della Sua festività, spiegandone le ragioni con ammonimenti che oggi possiamo definire altamente profetici e attuali.