L'"angelo dei barboni", guarito a Lourdes dopo una gioventù di ribellione e ricerca, fondava 20 anni fa a Palermo la Missione speranza e carità che assiste oggi oltre mille persone
Sul filo del rasoio. Cammina sulla lama quel terribile pensiero che a volte percorre la mente quando una donna subisce violenza. Perché, ad esser onesti, non si può negare che oggi il senso della purezza, con il suo corollario del pudore, è desaparecido. Purtroppo anche la violenza sulle donne ha quasi sempre un movente di carattere sessuale e la cronaca di questi giorni incalza con il triste caso di Yara Gambirasio. Oggi, 6 luglio, è la festa di S. Maria Goretti, la martire che può essere considerata protettrice delle donne che subiscono violenze o aggressioni mortali.
Dopo aver “visitato” il Messico, presentando le apparizioni di Guadalupe nella precedente puntata, ci rechiamo ora in un altro continente: l’Africa. La traccia mariana che là si trova ha un significato tutto particolare, poiché si tratta del Santuario di Nostra Signora dei Dolori a Kibeho, in Rwanda. Ci troviamo dunque nel “continente nero”, e quelle di Kibeho sono le prime apparizioni riconosciute in quella terra che, a lungo oggetto delle mire di conquista dei Paesi europei, solo nei secoli recenti ha accolto il messaggio cristiano. Si tratta di un fenomeno ancor più straordinario se pensiamo che sono le apparizioni ufficialmente riconosciute dall’autorità della Chiesa cattolica che più sono vicine a noi da un punto di vista cronologico, avendo avuto luogo in Rwanda dal 1981 al 1989: dopo un lungo tempo in cui le apparizioni mariane parevano privilegiare l’Europa – pensiamo a Rue du Bac, 1830, a La Salette, 1846, a Lourdes, 1858, a Fatima, 1917 – ecco che la Vergine sceglie di apparire nel continente africano, a tre fanciulle del collegio di Kibeho: Alphonsine, Natalie e Marie Claire, rivelando un messaggio specifico per il Rwanda, in virtù del suo significato profetico rispetto alla storia nazionale di quel Paese che verrà insanguinato dai feroci genocidi del 1994 e del 1995, ma anche un messaggio di una portata universale, una profezia per il mondo intero, come vedremo.
A giovani e detenuti Francesco ripete che "Dio non si stanca di perdonare". Una statua di San Giovanni Evangelista che la diocesi ha donato per la riapertura della cattedrale di Smirne. A Isernia, dove nacque san Celestino V, ha aperto l'Anno giubilare celestiniano.
All'Angelus papa Francesco ricorda che l'invito di Gesù di donare "ristoro" a chi è "stanco e oppresso" vale anche nei nostri giorni. Ai bisognosi fa male "l'indifferenza umana", e "soprattutto l'indifferenza dei cristiani". Un saluto "particolare e affettuoso" alla gente del Molise, dove il pontefice si è recato ieri in visita pastorale. Per favore, non dimenticate di pregare per me. Anch'io lo faccio per voi".