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Messaggio del 2 maggio 2016:Cari figli il mio Cuore materno desidera la vostra sincera conversione e che abbiate una fede salda, affinché possiate diffondere amore e pace a tutti coloro che vi circondano. Ma, figli miei, non dimenticate: ognuno di voi dinanzi al Padre Celeste è un mondo unico! Perciò permettete che l’azione incessante dello Spirito Santo abbia effetto su di voi. Siate miei figli spiritualmente puri. Nella spiritualità è la bellezza: tutto ciò che è spirituale è vivo e molto bello. Non dimenticate che nell’Eucaristia, che è il cuore della fede, mio Figlio è sempre con voi. Egli viene a voi e con voi spezza il pane perché, figli miei, per voi è morto, è risorto e viene nuovamente. Queste mie parole vi sono note perché esse sono la verità, e la verità non cambia: solo che molti miei figli l’hanno dimenticata. Figli miei, le mie parole non sono né vecchie né nuove, sono eterne. Perciò invito voi, miei figli, a osservare bene i segni dei tempi, a “raccogliere le croci frantumate” e ad essere apostoli della Rivelazione. Vi ringrazio.

Notizie dai giornali cattolici



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Vangelo Gv 10, 1-10: Io sono la porta delle pecore.
In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
È una bella storia che unirà per sempre mons. Livio Maritano, vescovo emerito di Acqui deceduto martedì mattina, e la giovane beata Chiara Luce Badano di Sassello.
"Pensiamo a questi tre momenti dell'evangelizzazione: la docilità per evangelizzare; fare quello che Dio manda, secondo il dialogo con le persone - ma nel dialogo, si parte da dove loro stanno - e terzo, affidarsi alla grazia: è più importante la grazia che tutta la burocrazia".
La mia anima avrà un'altra vita per tutta l'eternità. Certo, lo so, ma non ci penso. Non sarebbe forse ora di pensarci? muoiono tanti! a tutte le età e di ogni ceto sociale! Ed io che son peccatore non avrò da morire! Gesù morì carico dei peccati miei! Maria seguì il suo Figlio anni dopo, nell'eternità. Ed io? Non ci penso? II. - Ma dove morrò? e come? In casa, in chiesa, nel mio letto, sull'asfalto? Non so. Per una febbre lenta, per una malattia improvvisa, precoce, fulminea? Per infarto, un cancro, una caduta là dove non c'era d'aspettarselo? Stanotte mi corico, ma mi sveglierò domattina? No! io non lo so! Dio solo lo sa!
Alle lodi di Elisabetta Maria risponde attribuendo ogni merito a Dio: essa riconosce che il Signore ha fatto in lei grandi cose, ma proclama che ciò è avvenuto perché Dio ha rivolto lo sguardo sull'umiltà della sua ancella, attuando per mezzo di lei un disegno di bontà che si estende a tutto Israele e a tutto il mondo. Maria è uno specchio della gloria di Dio: quanto riceve, tanto irradia, tenendo per sé soltanto la gioia: «Il mio spirito esulta di gioia in Dio mio salvatore!». ...
Nella storia delle fondazioni della Compagnia di Gesù nel regno di Napoli si parla di un giovane nobile scozzese, chiamato Guglielmo Elfinstonio, parente del re Giacomo. Nato nell'eresia, ne seguiva gli errori; ma la luce divina gli scoprì a poco a poco la falsità di quella dottrina. Venne in Francia, dove, con l'aiuto di un buon padre gesuita, suo compatriota, e soprattutto grazie all'intercessione della santa Vergine, conobbe infine la verità, abiurò l'eresia e si fece cattolico. Si recò poi a Roma. Lì un suo amico lo trovò un giorno afflitto e piangente e gli chiese quale fosse la causa del suo dolore. Il giovane rispose che durante la notte gli era apparsa la madre dannata e gli aveva detto: « Figlio, buon per te, che sei entrato nella vera Chiesa. Io, morta nell'eresia, sono perduta per sempre ». Da quel giorno la sua devozione verso Maria divenne ancora più fervida. Egli la considerò come sua unica madre e, ispirato da lei, fece il voto di entrare in religione. Essendosi poi ammalato, andò a Napoli sperando che il cambiamento d'aria lo avrebbe guarito, ma il Signore volle che a Napoli morisse e che morisse gesuita. Infatti, poco dopo il suo arrivo si aggravò e all'avvicinarsi della morte, con preghiere e lacrime ottenne di essere ammesso dai superiori. Così quando, alla presenza del Sacramento, gli fu amministrato il viatico, pronunziò i voti e fu dichiarato membro della Compagnia di Gesù. A partire da allora egli commoveva tutti per lo slancio con il quale ringraziava sua madre Maria di averlo strappato all'eresia portandolo a morire nella vera Chiesa e nella casa di Dio in mezzo ai religiosi suoi fratelli. « Come è bello, esclamava, morire in mezzo a tanti angeli! ». Esortato a riposare, rispondeva: « Non è tempo di riposare ora che si avvicina la fine della mia vita! ». Prima di morire, disse ai presenti: « Fratelli, non vedete qui gli angeli del cielo che mi assistono? ». Uno di quei religiosi, avendolo sentito sussurrare alcune parole, gli domandò che cosa diceva. Rispose che l'angelo custode gli aveva rivelato che doveva stare pochissimo tempo in purgatorio e che subito sarebbe passato in paradiso. Poi riprese a intrattenersi con la sua dolce madre Maria e ripetendo: « madre, madre », come un bambino che si abbandona a riposare nelle braccia della madre, serenamente spirò. Poco dopo un devoto religioso seppe, grazie a una rivelazione, che Elfinstonio era già in paradiso.
Undici di essi provengono dalla diocesi di Roma: sette del Redemptoris Mater, tre del Pontificio Seminario Romano Maggiore e uno dell'Almo Collegio Capranica.
Il Pontefice presenzierà, dalle 17 alle 18.30, alla XXXVII Convocazione presso lo Stadio Olimpico sul tema: «Convertitevi! Credete! Ricevete lo Spirito Santo! Per una Chiesa "in uscita" missionaria»
I favori non richiesti spesso sono sgraditi. Figuriamoci se per farti un favore ti ammazzano. Questa è la bella pensata della Società belga di terapia intensiva la quale, in documento dal titolo Piece of mind: end of life in the intensive care unit statement del febbraio scorso, propone l’eutanasia del paziente anche senza consenso di questi. L’idea nasce dal fatto che – secondo questi sedicenti dottori – sono poche le persone che chiedono di morire in Belgio, meno dell’1%, anche se sono ormai moribonde. Richiamando un loro precedente documento dichiarano che "non è solo accettabile, ma necessario interrompere il trattamento attivo in alcuni pazienti che arrivano, irreversibilmente, alla fine della loro vita". Perché dunque temporeggiare e non anticipare un evento che è inevitabile? Immemori che “quell’evento” è per noi tutti inevitabile, la Società in prima battuta chiarisce un criterio “etico” che deve guidare l’operato del discepolo di Ippocrate: “terapie che agiscono esclusivamente per prolungare artificialmente la vita non devono essere iniziate o devono essere interrotte”. A rigore tutte le terapie salvavita – chemioterapia, bypass cardiaci etc. – prolungano artificialmente la vita. Ma forse sono solo sottigliezze linguistiche.
Si prega a mezzogiorno ....