Il Papa commentando l'uccisione di santo Stefano dice che nel martirio si vede chiaramente "questa lotta fra Dio e il demonio". "La testimonianza sia nella vita quotidiana, sia con alcune difficoltà e, anche, sia nella persecuzione, con la morte, sempre è feconda". "Il cristiano che non dà testimonianza, rimane sterile".
Ha 41 anni ed è nata con la Sindrome di Down. Oggi, Suor Cristina Acquistapace, ha vinto il Premio Una Vita per la Vita conferito dalla Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.
Cristina entra nell’Ordo Virginum nel 2006 a 33 anni, facendo la sua consacrazione nelle mani del vescovo di Como, mons. Alessandro Maggiolini. La vocazione è maturata con un’esperienza missionaria in Africa, fatta con una zia suora in Kenya.
Chi parla con lei riferisce di una persona mite, gentile, allegra. Cristina è molto di più, è una testimonianza vivente di cosa significa essere un'inviata nel mondo da Dio.
Durante la giornata che precedere alla Marcia per la Vita organizzata dalla Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, abbiamo intervistato Suor Cristina per conoscerla meglio.
Crescono di mese in mese le “Sunday Assemblies”, le cosiddette chiese “senza Dio” nate in Gran Bretagna nel 2013 e ora diffuse in tutto il mondo, dal Sud Africa a Singapore, dal Brasile all’Irlanda, dalla Francia al Ghana. E lo scorso fine settimana si è tenuto la prima “assemblea generale” del gruppo a Londra, in una chiesa sconsacrata di Highbury: un vero e proprio “sinodo” per radunare gli adepti di questo gruppo religioso, per decidere gli impegni futuri e sciogliere alcuni nodi dottrinali.
Da settembre 2013, quando i due attori di teatro inglesi Sanderson Jones e Pippa Evans lanciavano l’idea di una chiesa atea, si sono contate fino a 100 nuove “congregazioni” organizzatrici di incontri domenicali in stile religioso, mentre altri 274 gruppi sono in procinto di unirsi in questo progetto.
Una divinità si aggira per il mondo occidentale secolarizzato, i suoi nomi sono sempre nella mente, nel cuore e sulla bocca dei suoi adoratori; ora viene chiamata libertà assoluta, ora autodeterminazione, altre volte "scelta" è il suo nome. L'atto di fede contiene un imperativo: non giudicare mai male ciò che è fatto in totale libertà. Questo è il catechismo relativista insegnato da dottissimi pulpiti filosofici, deontologici e politici. Ma quando si passa dalla teoria alla pratica scopriamo che in quel clero che ogni mattina ed ogni sera recita l'inno "dubito, ergo sum" la pastorale lascia parecchio a desiderare. È paradossale che gli illuminati usino un linguaggio oscuro al contrario degli oscurantisti cattolici pro-life che invece si sforzano di essere medici, farmacisti, infermieri, ostetriche operatori sanitari pro-life ostinatamente perseveranti nell'impiego di parole quanto più fedele alla loro funzione: trasmettere il pensiero.
Le crocifissioni a Raqqa, le cui atroci immagini sono rimbalzate in questi giorni su tutti i mezzi di comunicazione, trovano spiegazione nel versetto 33 della sura coranica La tavola imbandita, che recita: «La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso».