Questa è la prima immagine di Maya, figlia di Meriam Ibrahim, la donna sudanese imprigionata e condannata a morte in Sudan per la sua fede.
Antonella Napoli, giornalista e responsabile dell’associazione Italians for Darfur, postando l’immagine (sotto ne vedete una seconda), ha scritto che «Maya è nata martedì, sta bene, ma non è una bimba libera. Come Martin, il fratello che a febbraio è in carcere con la mamma, dovrà rimanere in prigione».
intervista a Maria Grazia Colombo, portavoce del Comitato. «La Commissione e chi ci ha combattuto ha avuto paura che la nostra petizione facesse crollare l’impianto abortista della legislazione europea»
Nel 2013 in Belgio sono state uccise 1.816 persone con l’eutanasia. I numeri pubblicati dal Le Soir evidenziano un aumento rispetto al 2012 del 26,8%, essendosi verificati in quell’anno 1.432 casi. In Belgio quindi si contano 150 casi di eutanasia al mese, cinque al giorno.
Farzana Parveen, 25 anni, era incinta e quando la sua famiglia insieme a un gruppo di 20 uomini l’ha lapidata in strada in Pakistan davanti all’Alta corte di Lahore la polizia era presente ma è rimasta a guardare. Tutti sono scappati e hanno evitato l’arresto, tranne il padre, Muhammad Azeem, che ha voluto guardarla morire fino all’ultimo istante ed è stato preso in custodia.
Per un mio errore, nel sito Rosario on line, ho fatto partire la novena allo Spirito Santo con un giorno di anticipo. La novena inizia oggi. Scusate...
Eh, sì, misericordia, misericordia… Ma quanno ce vo’ ce vo’. Come avevamo prima sospettato e poi previsto, la «rivoluzione» di papa Francesco è d’immagine, ma il Capo della Chiesa non ha mai detto che la misericordia debba eliminare di punto in bianco la giustizia o, peggio, la dottrina. Infatti, misericordia vuole che si insegua la pecorella smarrita, anche per anni se necessario. Ma, se quella non ne vuole sapere di tornare, un pastore non scriteriato provvede a chiudere le porte dell’ovile, onde evitare che, in sua assenza, si smarrisca l’intero gregge.
Sono sempre più numerose le donne che dichiarano di soffrire di sindrome post-aborto. Fenomeno studiato già da diversi anni negli Stati Uniti, gli studi sulla PAS si stanno di recente diffondendo anche in Italia. Sebbene in tanti tendano a negare l’esistenza di questa sindrome descrivendo il fenomeno come l’ennesimo tentativo da parte della Chiesa o delle istituzioni cattoliche di voler ledere o condizionare la libertà di scelta della donna che decide di interrompere volontariamente la gravidanza, non si possono di certo negare le prime importanti testimonianze. Secondo i dati recenti, difatti, ammonta circa al 62% il numero delle donne che hanno dichiarato di soffrire di questa sindrome.
E due! Dopo il lungometraggio “droghiamoci meglio droghiamoci tutti”, proiettato a inizio mese con l’approvazione del decreto sugli stupefacenti, la multisala Parlamento 68 ha sfornato ieri un nuovo film, quello del “divorzio sprint”. La versione definitiva sarà proiettata a breve sugli schermi del Senato: se però i numeri della Camera hanno un senso, la circostanza che la nuova legge sia passata con 381 a favore, 14 astenuti e 30 contrari non lascia dubbi sul seguito a Palazzo Madama. La vicenda esige considerazioni di merito, e poi nel comportamento tenuto dalle varie forze politiche, e infine quanto alle prospettive per ciò che interessa la famiglia.