«Un gancio in mezzo al cielo. Storie di speranza» è il concorso artistico-letterario voluto e organizzato da «conGiulia onlus», l’associazione a cui hanno dato vita i genitori di Giulia Gabrieli, portata via tre anni fa, a soli 14 anni, da un tumore.
«Abbiamo scelto con cura l’obiettivo. Vogliamo far provare ai militari il nostro stesso dolore». In realtà i talebani che con questo glaciale messaggio hanno rivendicato la strage di bambini e ragazzi in una scuola, non hanno nemmeno idea di cosa sia il dolore. Sono così lontani dalla vita che non è più possibile riconoscere in loro segni di un’umanità dove dolore e odio non si identifichino con la stessa esperienza di sé. D’altronde, anche il Salvatore del mondo è nato dentro un mondo umanamente stravolto. Dentro un mondo così, tale e quale al nostro, più o meno talebano, dove l’umano è quotidianamente sfregiato, calpestato, ucciso.
«Quando sei qui con me, questa stanza non ha più pareti ma alberi, alberi infiniti». Così cantava Mina sul testo della celebre canzone di Gino Paoli. E forse le stanze dei centri specializzati nelle cure di quei pazienti che dopo un trauma non riescono più a svegliarsi diventano anch’esse luoghi dove non ci sono più pareti, ma si aprono ad un mistero infinito fatto di dolori e speranze, di affetti e lacrime grazie alla presenza amorosa dei familiari che vegliano insieme a loro. Infiniti spazi per silenzi infiniti.
La Corte Suprema del Regno Unito ha impresso un’ulteriore stretta al diritto all’obiezione di coscienza in tema di aborto. Con una sentenza del 17 dicembre scorso, infatti, l’organo che esprime i giudizi finali su casi di rilevanza nazionale e che per sua natura gioca un ruolo determinante nello sviluppo della legge britannica, si è espresso a sfavore di due ostetriche scozzesi, Mary Doogan e Concepta Wood.