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Messaggio del 25 gennaio 2000:Cari figli, vi invito, figlioli, alla preghiera incessante. Se pregate siete vicini a Dio e Lui vi guiderà sulla via della pace e della salvezza. Perciò oggi vi invito a dare la pace agli altri. Solo in Dio è la vera pace. Aprite i vostri cuori e diventate donatori di pace, e gli altri, in voi e attraverso di voi, scopriranno la pace e così testimonierete la pace e l'amore che Dio vi dà. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Notizie dai giornali cattolici



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L 'amore che la nostra gran Regina nutriva per il suo Unigenito era la regola per mezzo della quale era possibile ponderare gli altri suoi affetti ed atti, tra cui pure le passioni e i sentimenti di gioia e di dolore, che secondo le diverse cause ella provava. Per misurare questo ardore la nostra capacità non trova alcun criterio sicuro, né lo possono trovare gli angeli, all'infuori di quello che intendono con la vista chiara dell'essere divino. Tutto il rimanente, che si può dire per via di circonlocuzioni e similitudini, non è che la minima parte di ciò che questo incendio comprende in se stesso. Ella infatti amava Gesù come figlio del Padre, uguale a lui nella divinità e nelle sue infinite perfezioni ed attributi; l'amava ancora come figlio proprio e naturale, e suo solo nell'umanità, formato dalla sua stessa carne e dal suo stesso sangue; l'amava, perché nella sua umanità si celava il Santo dei santi e la causa meritoria di tutta la santità. Egli era il più bello tra i figli degli uomini, il più obbediente e affezionato figlio di sua madre e colui che maggiormente la celebrava e la colmava di benefici: poiché era suo figlio la innalzò alla suprema dignità fra le creature, e la arricchì tra tutte e sopra tutte con i tesori della divinità, col dominio su ogni cosa esistente e con i favori che a nessun'altra si sarebbero potuti degnamente concedere.
Desidero rendervi partecipi di alcune delle testimonianze di Pietro Iacopini che visse per più di 35 anni al fianco della venerabile Madre Speranza di Gesù, fondatrice della Congregazione dell’Amore Misericordioso. I miracoli da raccontare sono tantissimi, tanto che Pietro ha scritto un libro in cui ve ne sono almeno trecento (in attesa che la Chiesa ne permetta la pubblicazione). La Madre fu infatti una grande mistica, cadeva spesso in estasi e molti dei suoi collaboratori si trovavano spesso ad assistere ai suoi dialoghi con l’altissimo, anche se lei inutilmente chiedeva che non la guardasse nessuno.
Francesco ha approva anche miracoli attribuiti al secondo prelato dell'Opus Dei, Alvaro del Portillo e a Madre Speranza. Riconosce le "virtù eroiche" di Giuseppe Lazzati, storico rettore dell'Università cattolica.
Commento al Messaggio del 2 luglio 2013 di padre Livio Fanzaga da Radio Maria.
Il cuore del messaggio di Dio è la misericordia: è quanto ha affermato Papa Francesco nella Messa a Santa Marta commentando il Vangelo della chiamata di Matteo. Era presente un gruppo di dipendenti del Governatorato. Ha concelebrato col Papa il cardinale Jorge Liberato Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, nel giorno in cui è festa nazionale in Venezuela.
Questa mattina, nei Giardini Vaticani, Papa Francesco ha consacrato lo Stato della Città del Vaticano a San Giuseppe e a San Michele Arcangelo ed ha benedetto una statua dedicata a quest’ultimo. Era presente Benedetto XVI, che aveva approvato il progetto tempo fa. Papa Francesco e il Papa emerito si sono abbracciati con affetto e sono rimasti vicini per tutta la cerimonia. Nell’atto di consacrazione Papa Francesco ha affidato a San Giuseppe le attese e le speranze della Chiesa e ha pregato l’Arcangelo Michele a vegliare sulla Sede Apostolica, a difendere la Chiesa da ogni macchinazione che ne minaccia la serenità e a rendere gli uomini vittoriosi contro le tentazioni del potere, della ricchezza e della sensualità. "Anche se il diavolo tenta sempre di scalfire il volto dell’Arcangelo e il volto dell’uomo - ha affermato Papa Francesco - Dio è più forte; è sua la vittoria e la sua salvezza è offerta ad ogni uomo. Nel cammino e nelle prove della vita non siamo soli, siamo accompagnati e sostenuti dagli Angeli di Dio, che offrono, per così dire, le loro ali per aiutarci a superare tanti pericoli, per poter volare alto rispetto a quelle realtà che possono appesantire la nostra vita o trascinarci in basso. Nel consacrare lo Stato Città del Vaticano a San Michele Arcangelo, gli chiediamo che ci difenda dal Maligno e che lo getti fuori".
Lumen fidei - La luce della fede (LF) è la prima Enciclica firmata da Papa Francesco. Suddivisa in quattro capitoli, più un’introduzione e una conclusione, la Lettera – spiega lo stesso Pontefice – si aggiunge alle Encicliche di Benedetto XVI sulla carità e sulla speranza e assume il “prezioso lavoro” compiuto dal Papa emerito, che aveva già “quasi completato” l’Enciclica sulla fede. A questa “prima stesura” ora il Santo Padre Francesco aggiunge “ulteriori contributi”.
“Lumen fidei”, “La luce della fede”: si intitola così la prima Enciclica di Papa Francesco, pubblicata oggi. Indirizzata a vescovi, presbiteri, diaconi, consacrati e a tutti i fedeli laici, e suddivisa in quattro capitoli, l’Enciclica – spiega Papa Francesco – era già stata “quasi completata” da Benedetto XVI. A quella “prima stesura” l’attuale Pontefice ha aggiunto “ulteriori contributi”. Obiettivo del documento è recuperare il carattere di luce proprio della fede, capace di illuminare tutta l’esistenza umana.
LETTERA ENCICLICA LUMEN FIDEI DEL SOMMO PONTEFICE FRANCESCO AI VESCOVI AI PRESBITERI E AI DIACONI ALLE PERSONE CONSACRATE E A TUTTI I FEDELI LAICI SULLA FEDE
1. La luce della fede: con quest’espressione, la tradizione della Chiesa ha indicato il grande dono portato da Gesù, il quale, nel Vangelo di Giovanni, così si presenta: « Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre » (Gv 12,46). Anche san Paolo si esprime in questi termini: « E Dio, che disse: "Rifulga la luce dalle tenebre", rifulge nei nostri cuori » (2 Cor 4,6). Nel mondo pagano, affamato di luce, si era sviluppato il culto al dio Sole, Sol invictus, invocato nel suo sorgere. Anche se il sole rinasceva ogni giorno, si capiva bene che era incapace di irradiare la sua luce sull’intera esistenza dell’uomo. Il sole, infatti, non illumina tutto il reale, il suo raggio è incapace di arrivare fino all’ombra della morte, là dove l’occhio umano si chiude alla sua luce. « Per la sua fede nel sole — afferma san Giustino Martire — non si è mai visto nessuno pronto a morire ».[1] Consapevoli dell’orizzonte grande che la fede apriva loro, i cristiani chiamarono Cristo il vero sole, « i cui raggi donano la vita ».[2] A Marta, che piange per la morte del fratello Lazzaro, Gesù dice: « Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio? » (Gv 11,40). Chi crede, vede; vede con una luce che illumina tutto il percorso della strada, perché viene a noi da Cristo risorto, stella mattutina che non tramonta.
La storia, si sa, la scrivono i vincitori. Questa è una verità assoluta. Senza possibilità di appello. E il sangue dei vinti che fine fa? Viene dimenticato, senza che sia restituita una dignità a quanti hanno combattuto sul fronte degli sconfitti. Un oblio che, nel caso della Resistenza, è durato esattamente sessant’anni. Fino al 2003, quando un giornalista –notoriamente di sinistra- decide di raccontare un’altra verità. Nasce così “il sangue dei vinti” di Giampaolo Pansa. Uscito nelle librerie proprio 10 anni fa, all’inizio del 2003. Un’altra verità Il suo racconto di “ciò che accadde in Italia dopo il 25 aprile” diventa un vero e proprio caso mediatico. Alla fine dell’anno il volume (di quasi 400 pagine) è stato divorato da migliaia di lettori. Per l’esattezza, ne vengono vendute 400.000 copie in meno di 12 mesi. Oggi, a distanza di una decade, Pansa ripropone il suo libro con una nuova introduzione, che tira un po’ le somme di come quell’opera venne accolta dalla “storiografia ufficiale”.
L’esperienza insegna che non v’è persona che cerchi di vivere in conformità della sua fede, la quale non si fermi angustiata davanti a questa domanda: Mi salverò o mi dannerò? Turbini di pensieri le passano allora per la mente conturbata ad accrescere la sua apprensione: la conoscenza della sua debolezza, la propria incostanza, l’assalto furibondo delle passioni, le suggestioni del male, le mille insidie di cui è circondata, l’ambiente malsano in cui deve vivere: discorsi provocanti, derisioni, schemi, insulti, scandali, cattivi esempi, tutto coopera a farle nascere un senso di grande sfiducia fino a gettarla nel più profondo avvilimento. Ecco allora venirle incontro l’infinita misericordia del Cuore di Gesù che le sussurra: «La Grande Promessa che vengo a suggerirti farà svanire i tuoi timori e ti ridonerà pace e serenità. Pensa che metto a tua disposizione l’Onnipotenza del mio Amore per mettere al sicuro la sua salvezza. Fidati di me che ho impegnato la mia parola; fidati di me che ti amo infinitamente e null’altro desidero che di vederti un giorno entrare in Cielo a godere la felicità eterna. Incomincia subito a fare le Nove Comunioni dei Primi Venerdì del mese. Non devi pensare però alla tua personale salvezza soltanto, ma sii sollecito pure della salvezza degli altri. Proponi di diventare zelatore di questa devozione consigliando altri a fare i Primi Venerdì. Ricordati: «Chi salva un’anima assicura la salvezza della sua». Su dunque, mettiti all’opera diffondendo largamente questo opuscolo tra i tuoi parenti, amici e conoscenti. Il denaro che spenderai in questa maniera ti frutterà il cento per uno per il Cielo, e nello stesso tempo ti servirà a riparare il denaro speso malamente nella tua vita passata.
Una "corona di rose" da donare alla Madonna. Questo è il Rosario nell´insegnamento semplice e profondo delle nostre nonne. La preghiera prediletta della Vergine, un´arma potente contro il male, attraverso cui si possono ottenere preziosissime grazie, ha rivelato Maria stessa in moltissime delle sue apparizioni. Per contemplare la vita di Gesù insieme a sua madre, don Gianluca Attanasio ha scritto "Con gli occhi della sposa" (2013, Edizioni Messaggero).
La Santa Sede e il Governatorato del Vaticano hanno presentato i bilanci del 2012: nonostante la crisi si sia fatta sentire, sono positivi e in attivo. I dati sono stati presentati nella riunione del Consiglio di cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede, svoltasi il 2 e il 3 luglio. BILANCI IN ATTIVO. Come si legge nel comunicato, «il Bilancio consuntivo consolidato della Santa Sede per l’anno 2012 chiude con un utile di 2.185.622, grazie soprattutto al buon rendimento della gestione finanziaria». Per quanto riguarda il Governatorato, invece, «il consuntivo 2012, che comunque ha risentito del clima economico mondiale, si è chiuso con un attivo di 23.079.800, in aumento di più di un milione rispetto a quello dell’anno precedente. Al 31 dicembre u.s. risultavano impiegate 1.936 persone».
Rimini rifiuta don Giussani. Nonostante sia stata approvata dalla Commissione toponomastica del Comune, è ancora in fase di stallo la richiesta di intitolare a Luigi Giussani, fondatore di Comunione e liberazione, la rotatoria davanti al Palas per ragioni legate all’inchiesta sul Meeting di Rimini per l’amicizia tra i popoli condotta dalla finanza locale.
"«…perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena», (Gv15). Credo di aver sentito questo passo centinaia di volte, ma mai mi sono soffermata ad ascoltarlo con il cuore e così Dio ha visitato la nostra casa proprio per sigillare questa certezza nella nostra vita, la certezza della Gioia Piena. La nostra storia è una storia ordinaria, che trova la sua straordinarietà in questa certezza. È la storia di una famiglia normale, ancora in cammino, verso la conversione nella certezza della vita eterna." Appena un anno dopo la prima gravidanza ecco che si affaccia alla vita la nostra seconda figlia, io e Michele eravamo felicissimi. Lei era già lì con noi: erano in programma i biscottini a forma di cuore da regalare alla sua nascita, il lenzuolino ricamato dalla nonna, le coccole di tutti noi, per lei avevamo fatto mille progetti. Ma tutta questa gioia si trasformò in tristezza, dolore e solitudine. Alla 22esima settimana di gravidanza arrivò la diagnosi: displasia tanatofora incompatibile con la vita. Per i medici era già morta: «Signora, è necessario l’aborto terapeutico», questo mi disse il ginecologo che fece l’ecografia. Nessuna parola in merito alla “comfort care”, alla depressione post-aborto, alla possibilità di portare avanti la gravidanza. Niente, solo il bigliettino con su scritto Dott.ssa x, Policlinico x, edificio 9, ore 8.00: «Le dica pure che l’ho mandata io».