MaM
Messaggio del 10 dicembre 1985:Domandatevi spesso, ma soprattutto quando siete nervosi e adirati: se Gesù fosse al mio posto come si comporterebbe adesso? In questo modo vi sarà più facile vivere da veri cristiani. Pensate a Gesù e non alla vostra debolezza.

Notizie dai giornali cattolici



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L'ultimo saluto a Little Tony al Santuario del Divino Amore, santuario dove Little Tony era molto devoto.
Quando Maria santissima ed il gloriosissimo san Giuseppe ritornarono dall'aver presentato nel tempio il loro bambino Gesù, stabilirono di trattenersi in Gerusalemme nove giorni, per andare al tempio nove volte e offrire ogni giorno la sacra ostia del figlio loro affidato, quale rendimento di grazie per lo straordinario favore che avevano ricevuto tra tutte le creature. La divina Signora venerava con speciale devozione il numero nove, in memoria dei nove giorni nei quali fu preparata ed abbellita per l'incarnazione del Verbo, come si disse all'inizio di questa seconda parte nei primi dieci capitoli; ed anche per i nove mesi, nei quali lo portò nel suo grembo verginale. E con questa considerazione desiderava far la novena con il suo Dio bambino, presentandolo altrettante volte all'eterno Padre, come offerta gradita per i sublimi ideali che la gran Signora aveva. Cominciarono la novena, e ogni giorno andavano al tempio prima dell'ora terza, e stavano fino a sera in orazione. Sceglievano, col bambino Gesù, il luogo più basso, da cui potessero degnamente ricevere quel meritato onore che il padrone del convito diede nel Vangelo all'umile invitato, quando gli disse: «Amico, passa più avanti». Tanto meritò la nostra umilissima Regina; ed in tal modo fece con lei l'eterno Padre, alla cui presenza ella elevava il suo spirito.
In questi giorni stanno crescendo le reazioni alle immagini che mostrano Wladimiro Guadagno, in arte Vladimir Luxuria, ricevere la comunione dalle mani del cardinale Angelo Bagnasco durante i funerali a Genova di don Andrea Gallo. La maggior parte delle reazioni sono di sconcerto e di indignazione, tanto che in diversi casi si arriva anche a giudizi pesanti sul cardinale Bagnasco, che non possiamo non definire inaccettabili. In ogni caso non si può negare che la vicenda abbia creato scandalo.
Come può una maggioranza – ad esempio i cristiani in Europa – essere discriminata? È una domanda a cui prova a rispondere l'Osservatorio sull'intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa con il suo rapporto 2012, presentato il 21 maggio a una conferenza internazionale dell'Osce a Tirana, in Albania. Il rapporto non presenta solo la lista degli episodi di intolleranza, violenza o vandalismo di cui sono stati vittime i cristiani e i loro luoghi di culto nel corso dell'anno passato. Nella sua prima parte, il rapporto offre infatti un'analisi delle “restrizioni legali” che toccano la libertà dei cristiani di professare la loro fede: un ritratto, insomma, di uno scenario istituzionale che, sempre di più, favorisce la discriminazione e l'intolleranza contro la religione della maggioranza.
Ogni anno oltre 100mila cristiani vengono uccisi per ragioni legate in qualche modo alla propria fede. E’ la denuncia levata nei giorni scorsi all’Onu di Ginevra da mons. Silvano Maria Tomasi. Un dato che mostra, in modo impressionante, quanto la persecuzione dei cristiani sia di drammatica attualità e non storia del passato.
Prendendo con decisione l’iniziativa di una nuova “politica di comunicazione” dell’Istituto per le Opere di Religione, il presidente del Consiglio di sorveglianza, Ernst von Freyberg, ha concesso una serie di interviste a qualificati rappresentanti della stampa internazionale, che vengono pubblicate oggi, 31 maggio.
“Nell’Eucaristia il Signore ci fa percorrere la sua strada, quella del servizio, della condivisione, del dono”. Papa Francesco, per la Solennità del Corpus Domini, celebrata ieri sera nella Basilica di San Giovanni a Laterano, chiede ai fedeli di seguire Gesù e di ascoltarlo, anche per imparare il valore della parola “solidarietà”. Al termine del rito, Papa Francesco ha presieduto a piedi la processione lungo via Merulana tra due ali di folla ed ha impartito la benedizione eucaristica a Santa Maria Maggiore.
Secondo la versione ufficiale rilasciata dalla polizia, dopo che il bambino le è scivolato nel tubo la ragazza ha provato a riprenderlo. Non riuscendoci, ha avvisato il padrone di casa, affermando di avere sentito qualcosa di simile al vagito di un neonato dentro il tubo. Per vergogna, non ha rivelato subito di essere la madre, cosa che è stata scoperta solo due giorni dopo il salvataggio del neonato.
Secondo Roberto Volpi, statistico esperto di demografia e temi socio-sanitari, «si profila, all’interno dell’“inverno” del matrimonio, il fallimento di quello omosessuale. Se proprio quel fallimento non è già nelle cose. A dirlo sono come sempre i numeri». In un articolo che appare oggi sul Foglio, Volpi riporta gli esiti di uno studio di William C. Duncan dell’Institute for Marriage and Public Policy condotto a dieci anni dall’introduzione del matrimonio omosessuale in Olanda, legalizzato nel 2001. E la conclusione di Duncan è che dopo dieci anni dall’approvazione della norma, «approssimativamente 9 su 10 persone gay e lesbiche in Olanda ancora non hanno deciso di contrarre un matrimonio legale». Brutta notizia per gli attivisti della causa Lgbt, e proprio nel giorno in cui i media di tutto il mondo celebrano in pompa magna il “sì” di Bruno e Vincent (nelle foto in questa pagina), “i primi sposi gay di Francia“.
La celebrazione in Francia del primo matrimonio tra due persone omosessuali «è un vulnus grave alla famiglia che ovunque nel mondo, non solo nel nostro paese, è il presidio dell’umano». Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, a margine di una iniziativa pubblica al Museo Diocesano.
Il disegno di legge del partito Ump sarà discusso settimana prossima e ha come obbiettivo di rendere ancora più aggressiva la laicità in Francia. Il testo depositato da Christian Jacob, e firmato da oltre cento deputati del gruppo parlamentare di destra, vuole modificare il Codice del lavoro e permettere ai datori di lavoro privati di impedire ai dipendenti di portare addosso simboli religiosi, facendo così rispettare una rigida interpretazione del concetto “neutralità religiosa”.
«Deriso perché gay si getta dalla finestra». Nel narrare la vicenda dello studente di origini rumene che ieri ha tentato il suicidio gettandosi dalla finestra di un istituto tecnico romano, non c’è titolo di giornale che oggi non ricorra alle caselle “omosessualità”, “bullismo”, “razzismo”, “omofobia”. Ma cos’è più tragico, il gesto disperato di un ragazzino o il suo arruolamento a una campagna politicamente corretta? Cos’è più cupo, il dramma di un adolescente o il cliché del Giornalista Collettivo? In quella scuola dove un ragazzino ieri mattina ha aperto la finestra e si è buttato giù, chi lo conosce, chi ci vive insieme, i suoi insegnanti, testimoniano altro. «Sono sconvolto, non si sa che gli passa per la testa a questi ragazzi» dice un professore a Repubblica. «Nella nostra scuola bullismo zero, e razzismo zero. È una scuola accogliente e il problema è capire cosa gli è saltato in mente, e nessuno lo può sapere. È un ragazzo fragile, sensibile». E invece, secondo il circuito dell’informazione strillata un ragazzino si butta giù per colpa dell’“omofobia”, del “bullismo”, delle “discriminazioni”. Pensierino facile facile. Ritornello buono per farci la sera il talk-show. Buono per imbellettarci le coscienze e rinfrescarci polemiche sull’agenda gay.
Macerata-Loreto, la «visibilità del cammino è segno di una fede viva». E «la gioia e la speranza del Popolo di Dio, unito nel camminare insieme, (…) manifestano e annunciano la fede in Gesù fatto uomo che cammina con noi». Così Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, ha descritto il pellegrinaggio, proposto da Comunione e liberazione, che si terrà sabato prossimo 8 giugno verso la Santa Casa di Loreto, in un’intervista pubblicata sul sito del cammino.
«La fortuna di Bergoglio? Si è perso il ’68 perché non era in Europa». Il professor Giovanni Gobber, ordinario di Linguistica generale alla Cattolica di Milano, affronta con L’Ordine una riflessione sulla rivoluzione (anche) di linguaggio del nuovo Papa. Quella iniziata nella fresca sera del 13 marzo con: «Fratelli e sorelle, buonasera» da un pontefice preso «alla fine del mondo», e fatta di parole semplici, spesso tagliate con l’accetta, metafore terrigne, perifrasi anche spietate: la bordata contro i «cristiani da salotto», la denuncia di troppe «facce da peperoncino sott’olio», il richiamo alle suore che devono essere «madri, non zitelle», la necessità di spalancare il «cuore stropicciato», l’insistenza sull’«uscire», sulle «perfierie esistenziali»: il tutto amplificato dalla scelta di abbandonare quasi integralmente il latino in favore dell’italiano anche durante le celebrazioni e le preghiere pubbliche. Un approccio che, incontro dopo incontro e omelia dopo omelia ha spiazzato molti, Gobber compreso, al di là della novità in sé del primo gesuita e del primo extraeuropeo a salire sul soglio petrino: «Quando ho visto per la prima volta Bergoglio sul balcone ho pensato: oddio, stiamo tornando a 40 anni fa: come se non ci fosse stato Wojtyla. E invece…».