MaM
Messaggio del 25 febbraio 2005:Cari figli, oggi vi invito ad essere le mie mani tese in questo mondo che mette Dio all’ultimo posto. Voi, figlioli, mettete Dio al primo posto nella vostra vita. Dio vi benedirà e vi darà la forza di testimoniare il Dio d’amore e di pace. Io sono con voi e intercedo per tutti voi. Figlioli, non dimenticate che vi amo con amore tenero. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

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Vangelo Mc 10, 17-30: Vendi quello che hai, poi vieni e seguimi.
[In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».] Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».
I tre re Magi, che vennero in cerca del bambino Gesù, erano nativi della Persia, dell'Arabia e di Saba, regioni che si trovano ad oriente della Palestina. La loro venuta fu profetizzata specialmente da Davide e prima di lui da Balaam, quando questi per volontà divina benedisse il popolo di Israele, mentre Balak, re dei moabiti, lo aveva condotto perché lo maledicesse. In queste benedizioni, Balaam disse di sé che egli avrebbe visto il re, Cristo, ma non subito, e che lo avrebbe contemplato, ma non da vicino; infatti, non lo vide di persona, ma per mezzo dei Magi suoi discendenti, e ciò non avvenne immediatamente, ma dopo molti secoli. Disse anche che sarebbe spuntata una stella da Giacobbe, perché doveva servire ad indicare colui che nasceva per regnare eternamente sulla casa di Giacobbe.
Siano progressisti o conservatori – se queste etichette hanno ancora un senso –, tutti i maggiori periodici cattolici degli Stati uniti ospitano nelle ultime settimane un dibattito, non privo di toni accesi, sull’ultimo libro di George Weigel: «Cattolicesimo evangelico. Una profonda riforma nella Chiesa del XXI secolo» (Evangelical Catholicism. Deep Reform in the 21st-Century Church, Basic Books, New York 2013). In America più o meno tutti sanno chi è George Weigel, che è forse meno conosciuto in Italia. È uno degli intellettuali cattolici più influenti del Paese, ed è stato amico e biografo del beato Giovanni Paolo II (1920-2005). Il suo testo su Papa Wojtyla, «Testimone della speranza» (trad. it., Mondadori, Milano 2005), è stato un best seller in molte lingue, italiano compreso. Dell’Europa scristianizzata si è occupato in un bellissimo libro del 2005, «La Cattedrale e il Cubo» (trad. it., Rubbettino, Soveria Mannelli 2006).
Si intitola La vera storia di papa Francesco (Barbera editore, 9,9 euro, 138 pagine) l’ultimo libro di Stefano Filippi, il giornalista veronese che ha scritto l’appendice di Falce e carrello, il libro di Bernardo Caprotti che racconta i rapporti tra Esselunga e le Coop rosse. Il libro ripercorre la vita di papa Francesco, dall’infanzia a Buenos Aires alla fede religiosa, passando per gli studi in Cile, Germania e Spagna, fino alla rapida ascesa tra i gesuiti argentini. È la storia di un uomo colto e intelligente che ha insegnato letteratura, filosofia e psicologia e ha cercato di capire e interpretare i sentimenti del suo continente.
Con l’aiuto della Madonna, capire Dio per scoprire il suo amore: è il messaggio che Papa Francesco lascia ai bambini e ai parrocchiani della Chiesa di Santa Elisabetta e Zaccaria, nella zona nord di Roma. E’ una parrocchia di periferia e Papa Francesco, appena arrivato, ha detto che è dalle periferie che "si vede meglio la realtà". Nella sua prima visita a una parrocchia della sua diocesi di Roma, Papa Francesco ha salutato famiglie, ammalati, collaboratori parrocchiali. Inoltre, prima della celebrazione, ha ascoltato le confessioni di 8 persone, un significativo inedito per un Pontefice. Altro momento centrale sono state le Prime Comunioni amministrate dal Papa stesso a 16 bambini.
“I mafiosi e le mafiose si convertano a Dio”. Questa preghiera di Papa Francesco, salutata da salve di applausi, ha caratterizzato l’Angelus di questa mattina in Piazza San Pietro. Ricordando la Beatificazione, avvenuta ieri, di don Pino Puglisi, il Papa ha stigmatizzato lo sfruttamento delle mafie ai danni di milioni di vittime, esclamando: “Non possono fare di noi fratelli schiavi”.
Quando sento dire “il prete degli ultimi” io penso al grande e umile fratel Ettore Boschini che, lontano da tutti i salotti e i riflettori, per anni, portando in giro la statua della Madonna di Fatima e col crocifisso rosso dei camilliani sulla veste, ogni notte nei gironi infernali di Milano raccoglieva, lavava amorevolmente, nutriva e curava barboni, clochard, sbandati, tossici e disperati, in un “rifugio” ricavato nel tunnel sotto la stazione centrale di Milano. Non aveva tempo né per dormire, né per mangiare, tanto ardeva di compassione per Gesù crocifisso che vedeva nei suoi fratelli sofferenti, nelle loro piaghe coperte di sporcizia maleodorante. E’ morto in fama di santità nel 2004. Sconosciuto ai salotti tv, ma conosciutissimo dai più poveri e dagli angeli di Dio (inizia ora a Milano il processo di beatificazione). Mi è tornato in mente molte volte in queste settimane, sentendo ripetere a papa Francesco l’esortazione ai cristiani ad uscire dalle sacrestie e andare per le strade a portare la carezza del Nazareno a tutte le creature ferite dalla vita.