Il dolore della gelosia afferra talmente chi ne è avvinto, che spesso, anziché scuoterlo, lo mantiene come in uno stato di veglia e gli toglie il riposo ed il sonno. Nessuno soffrì questa passione come san Giuseppe, anche se nessuno ne avrebbe avuto minor motivo, se egli avesse allora conosciuto la verità. Era dotato di grande conoscenza e luce per comprendere la santità della sua sposa divina e le sue qualità, che erano inestimabili. Presentandosi dei motivi che lo obbligavano a lasciare il possesso di un bene così grande, ne seguiva necessariamente che quanto maggiore era la conoscenza di ciò che perdeva, tanto più grande fosse il dolore di lasciarlo. Per questa ragione il dolore di san Giuseppe superò tutto quello che a questo proposito hanno sofferto gli altri uomini; nessuno infatti tenne maggiormente in considerazione là sua perdita, e nessuno poté conoscerla e valutarla come lui. Nonostante ciò, vi fu una grande differenza tra la gelosia di questo servo fedele e quella degli altri che patiscono una simile tribolazione. Infatti questa passione aggiunge al veemente e fervido amore una grande preoccupazione di conservare ciò che si ama; a questo sentimento segue per naturale necessità il dolore di perdere l'oggetto del nostro amore e l'immaginare che qualcuno potrà togliercelo. Questa sofferenza è quella che comunemente si chiama gelosia. Ora, nei soggetti che hanno le passioni disordinate per mancanza di prudenza e di altre virtù, tale pena di solito provoca diversi effetti d'ira, di furore e d'invidia contro la stessa persona amata, o contro quello che impedisce la corrispondenza dell'amore, sia questo male o bene ordinato. Pertanto si sollevano le tempeste di immaginazioni e di sospetti infondati e stravaganti, che vengono generati dalle stesse passioni e che danno origine alle velleità di bramare e di detestare, di amare e di pentirsi; l'irascibilità e la concupiscenza sono in continua lotta, e non possono essere dominate dalla ragione e dalla prudenza, perché questa sorta di male oscura l'intelletto, perverte la ragione ed allontana la prudenza.
Un militante del gruppo armato United Jihad Council accusa i sacerdoti di convertire i poveri in cambio di soldi. Presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic) denuncia la crescita dell’intolleranza religiosa nei confronti dei cristiani: due sudcoreani sono stati pestati e arrestati per aver distribuito Bibbie in strada.
Francesco incontrando Tawadros II, capo della Chiesa ortodossa copta d'Egitto, plaude alla costituzione del Consiglio nazionale delle Chiese cristiane che "rappresenta un segno importante della volontà di tutti i credenti in Cristo di sviluppare nella vita quotidiana relazioni sempre più fraterne e di porsi a servizio dell'intera società egiziana, di cui sono parte integrante".
1. «Maria diede alla luce il suo figlio, lo fasciò e lo adagiò in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nel rifugio. L'Angelo disse ai pastori: Ecco, vi do la buona notizia di una gioia grande per tutto il popolo: oggi nella città di Davide è nato a voi un Salvatore. E questo sia per voi il segno: troverete un bimbo avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».
Gesù dunque nasce nella povertà, e la sceglie come condizione permanente della sua vita: «Gli uccelli hanno i loro nidi e le volpi hanno le loro tane, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». E la eleva a prima beatitudine: «Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli».
Beatitudine: come?
Maria e Giuseppe, chini sul Bimbo nella grotta di Betlemme, non sentono la povertà: provano solo la gioia indicibile che è nato il Salvatore. Questa gioia è talmente intensa, da far sparire ogni altra preoccupazione. Il loro cuore è libero, Gesù è la loro ricchezza che vale più di tutti i tesori del mondo.
2. La povertà non è una beatitudine in sé, ma per il regno dei cieli che racchiude. È beatitudine nella misura che diventa libertà di spirito di fronte a tutto, pur di possedere Dio. Veramente ricco non è colui che ha tante cose, ma colui che può farne a meno perché il suo bene è al di là delle cose.
La spinta che viene dal mondo a inseguire le ricchezze è un inganno satanico: nello spasimo di inseguire beni che non avranno mai, molti finiscono per non saper gustare i doni che già possiedono.
La consacrazione a Maria comporta anche una scelta per i poveri. Maria ci porta a preferire gli umili, a visitare i malati, a vedere Gesù in ogni sofferenza umana.
3. Consacrarsi a Maria significa scegliere una sovrana libertà di spirito di fronte a tutto ciò che non è Dio. Significa accontentarsi di poche cose, alimentando invece la capacità di gustare i doni di Dio, e Dio stesso nei suoi doni.
Questa libertà di spirito nei confronti di tutto ciò che non è Dio è indispensabile per la vita cristiana. Quanti per facilitare la propria carriera aderiscono a sette o ideologie contrarie alla fede! Quanti per il vile denaro passano sopra i richiami della coscienza! Gesù invita a fare una scelta molto chiara tra Lui e Mammona, idolo che simboleggia il denaro.
Lo spirito di povertà, nella condizione normale, esige che ci si accontenti di quanto basta per vivere, senza rincorrere con ansia le ricchezze.
Nelle persone più sensibili alle cose di Dio può sorgere l'impulso evangelico a lasciare completamente il mondo e a seguire Gesù nella povertà: «Se vuoi essere perfetto - dice Gesù al giovane ricco -, vendi ciò che hai e danne il ricavato ai poveri; poi segui me» ( Mt 19, 21). Chi prende questo invito sul serio «avrà il centuplo in questa vita e la vita eterna» (Mt 19, 19). A tutti Gesù dice: «Cercate innanzi tutto il regno di Dio e la sua giustizia; il resto vi sarà dato in sovrappiù» (Mt 6, 33). È una parola da prendere sul serio: Gesù non vien meno alle sue promesse!
“Il cristiano è un uomo e una donna di gioia”: è quanto sottolineato da Papa Francesco stamani nella Messa alla Casa Santa Marta. Il Papa ha affermato che la gioia del cristiano non è l’allegria che viene da motivi congiunturali, ma è un dono del Signore che riempie dentro. Alla Messa, concelebrata dall’arcivescovo di Mérida, Baltazar Enrique Porras Cardozo, e dall'abate primate dei benedettini Notker Wolf, ha preso parte un gruppo di dipendenti della Radio Vaticana accompagnati dal direttore generale, padre Federico Lombardi.
Mafiosi “convertitevi, un giorno verrà il giudizio di Dio”. Sono passati vent’anni, era il 9 maggio del 1993, quando il beato Giovanni Paolo II pronunciò queste parole nella piana dei templi di Agrigento. Un anno prima gli attentati che stroncarono le vite dei giudici Falcone e Borsellino, mentre, nel 1990, la Stidda uccideva il magistrato Rosario Livatino. Fu anche l’incontro con i genitori di quest’ultimo ad ispirare l’invettiva di Giovanni Paolo II contro la criminalità organizzata.
Vi ricordo che oggi inizia la novena di Pentecoste.
A trentacinque anni dalla vicenda dolorosa di Aldo Moro e dei cinquantacinque giorni che cambiarono la nostra storia repubblicana è di grande importanza e luce personale tornare a leggere quelle Lettere dalla “prigione del popolo” che hanno trovato una sistemazione storiografica di eccezionale valore nell’opera di Miguel Gotor (A. MORO [a cura di M. GOTOR], Lettere dalla prigionia, Einaudi, Torino 2008).
Si tratta di testi che insieme al cosiddetto Memoriale, hanno saputo animare il dibattito ad ogni livello, includendo tutte le gradazioni dell’interpretazione, compresa tra gli estremi di chi ha voluto trovarvi le chiavi di decifrazione del decadimento e della corruttela del nostro sistema politico e chi ha voluto confinare le carte di Moro a simbolo drammatico ma neutro della deriva violenta del decennio degli Anni di piombo.
È dedicata a Portacomaro, il paese di origine della famiglia di Papa Francesco, la puntata di Borghi d’Italia che andrà in onda sabato, alle 16.25 (e in replica domenica alle 13.30) su Tv2000 (canale 28 del digitale terrestre, 142 di Sky, in streaming su www.tv2000.it). I passaggi più esclusivi dell’appuntamento verranno anticipati nel corso della diretta del programma “Nel cuore dei giorni” che andrà in onda, sempre sabato, a partire dalle 9.00.
Non era mai successo che un parco dei divertimenti ospitasse una mostra su un Papa ma è quello che accadrà venerdì 18 maggio, alle ore 11, in via della pace al Parco Rainbow MagicLand di Valmontone (Roma).
Parteciperanno all’evento Mons. Vincenzo Apicella, vescovo di Velletri, e il cantante Amedeo Minghi, che interpreterà Un uomo venuto da lontano. Si tratta di un omaggio alla vitalità e alle capacità straordinarie di Giovanni Paolo II, il papa dei giovani, in occasione del genetliaco di Karol Wojtyla.
La mostra All’altare di Dio con foto, video e brani audio dei discorsi più celebri del pontefice beato apre ufficialmente le celebrazioni di Roma Capitale per la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II nel 2011.
Nel nome di Francesco. Basterebbe questo per spiegare questa nuova fase della Chiesa. Se è vero, come dicevano i Romani, che nel nome c’è un augurio, il nome Francesco è quello che la Chiesa ha scelto per affrontare i mali del nostro tempo. E non ci potrebbe essere niente di più storico e rivoluzionario di questo. Ha lasciato il mondo pieno di stupore l’annuncio del “qui sibi nomen imposuit” che riporta Francesco nella stessa piazza dove, nel lontano 1209, si rotolava nel fango, tra i maiali, per mostrare la sua obbedienza all’allora Papa Innocenzo III. Che ne restò profondamente colpito, come lo siamo noi oggi.
Leggo su IlMattino.it del 9 maggio 2013: su un camion a Castellanza (provincia di Varese) gira tra Monza e Milano un mega cartellone pubblicitario nel quale si invita a vendere i propri preziosi in uno dei tanti negozi di «compro oro» che, come quelli di sigarette elettroniche, sono spuntati come funghi in ogni angolo delle nostre contrade, alcuni (va detto) per la gioia di «Striscia la notizia» e il suo inviato Luca Abete.
Il cartellone di cui dicevamo, coloratissimo e strillato, si segnala per una singolare iniziativa: c’è la foto di papa Bergoglio che sta in ginocchio davanti a un palestrato ricoperto di tatuaggi e seduto in trono. Sotto la figura di papa Francesco, la scritta "Fai come lui per il tuo oro, vai dal numero uno" e gli indirizzi dei negozi della catena.
Guai seri per Zhang Yimou. L’acclamatissimo regista cinese, autore di Lanterne rosse e La foresta dei pugnali volanti, rischia di dover pagare una multa di proporzioni gigantesche per aver violato ripetutamente la legge sul figlio unico. 160 milioni di yuan, pari a quasi 18 milioni di euro, è l’esorbitante cifra che il regista potrebbe dover pagare al governo cinese se venissero accertati i fatti.
Domenica a Otranto (Lecce) saranno canonizzati gli 800 Beati Martiri di Otranto (qui vi abbiamo raccontato la loro straordinaria storia).
La data è stata stabilita il 12 febbraio scorso da papa Benedetto XVI, proprio nel giorno in cui Ratzinger annunciò le sue dimissioni (e, secondo Alfredo Mantovano, «non fu un caso»).
Un progetto proposto dal Consiglio d’Europa per tutelare le persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (Lgbt) è stato trasformato nel 2012 dal ministero italiano delle Pari Opportunità in una “Strategia nazionale per combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”. Il documento, di cui è stata resa pubblica una bozza di 42 pagine nall’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali), servirebbe a implementare una “raccomandazione”, di per sé non vincolante, del Comitato dei ministri europeo del 2010.
Non si sa in quali ambienti sia già circolato il testo, ma prevede «una collaborazione tra le diverse realtà istituzionali, il terzo settore e le parti sociali per l’implementazione delle politiche di prevenzione e contrasto della discriminazione nei confronti delle persone Lgbt».
Siamo ancora nel Cenacolo, Gesù, prima di lasciare i discepoli vuole che tutto sia chiaro, ma cerca anche di preparare loro ed anche se stesso ai giorni bui della Passione che si stanno per palesare.
La metafora, l’allegoria sono sempre state le Sue modalità preferite di comunicazione. Gesù ha sempre pensato che con esempi semplici si possa arrivare più facilmente al cuore degli uomini, differentemente dagli scribi e dai farisei che avevano fatto della religione un fatto elitario, destinata solo a persone culturalmente e socialmente elevate, il Messia invece riporta la comunicazione ad un livello più comprensibile con parole e narrazioni semplici tratte da esempi di vita comune (le parabole).