MaM
Messaggio del 17 novembre 2011:Cari figli, oggi vi invito alla preghiera. In modo speciale perché Satana vuole la guerra, vi invito di nuovo, miei piccoli figli, pregate, pregate perchè Dio vi dia la pace. Siate testimoni per ogni persona in questo mondo, e siate i portatori della pace del Signore. Io sono con voi e prego davanti a Dio per ogni persona che si trova qui. E voi, non abbiate paura perché chi prega non ha paura del male e non ha l'odio nel cuore.Grazie, cari figli, per essere tornati e aver seguito la mia chiamata.

Notizie dai giornali cattolici



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Vi invito a scaricare ed a ascoltare questa recente catechesi di padre Livio Fanzaga da Radio Maria, intitolata Maria rinnova la Chiesa con l'invito alla Santità . E' molto importante. Grazie.
Buon compleanno Giulia. Domenica sarà una giornata speciale perché Giulia Gabrieli, una ragazza di 14 anni del quartiere di San Tomaso de' Calvi, portata via da un sarcoma il 19 agosto di due anni fa, compie 16 anni e anche se lei non c'è più, la forza e la bellezza del suo messaggio uniranno in un grande abbraccio tutti coloro che l'hanno conosciuta. Una giornata speciale, si diceva, perché Giulia che ha trasformato i suoi due anni di malattia in un inno alla vita, verrà festeggiata, a partire dalle 15 al Cineteatro Eden all'oratorio di Stezzano, con una vera e propria festa di compleanno. Un compleanno naturalmente un po' speciale, proprio come lo era lei, una ragazza che ci ha lasciato una grande lezione di fede, speranza e di gioia. Anche, e soprattutto, nella malattia. «È un momento per stare insieme - spiega il papà Antonio - e per dare concretezza a quella che era la volontà di Giulia, donare parte dei proventi ricavati dal suo libro, "Un gancio in mezzo al cielo", all'Associazione per la ricerca sul cancro». Giulia amava scrivere e per lei, ancora di più al termine della sua malattia, era diventato un momento di grande concentrazione e raccoglimento. Saranno le amiche ad aprire con la musica della canzone «Strada facendo», che tanto amava, la sua festa di compleanno. A questa canzone infatti Giulia si era ispirata per il titolo del suo libro.
Già li immagino i grossetani quando, la mattina del 28 febbraio 2013 (fonte: Corriere Fiorentino.it), hanno visto il grande cartellone animalista. «Maremma majala!», avranno esclamato. Infatti, Grosseto è il capoluogo della Maremma toscana, e pure la scrofa evocata (majala=femmina del maiale), perché questa volta gli animalisti (autodefinitisi, come termine esotico, «vegan», più chic) hanno letteralmente fatto carne di porco di un bambolotto con le fattezze di neonato: lo hanno spezzettato, incellophanato e costretto in una confezione da banco di macelleria di supermercato. Il manifesto che ne è risultato, posto nei punti cruciali della città, invita la popolazione a diventare vegetariana, perché, come recita la scritta d’accompagnamento, «Gli animali non sono cose. Quando li mangi o li sfrutti mangi qualcuno. Non qualcosa. Diventa vegan».
Lo abbiamo già ripetuto molte volte che con Maria si verifica un fatto strano: da qualunque prospettiva tu la guardi, in qualunque condizione di vita ti trovi, ella avrà sempre qualcosa da suggerirti. E questo perché, essendosi in lei realizzata con pienezza la redenzione, è diventata il prototipo dell’umanità, il paradigma a cui fare riferimento. Così, sembra inesauribile la possibilità di scandagliare la sua vita, di meditare sui suoi comportamenti per analizzarne i significati e per trarne conoscenza e alimento spirituale. Questa volta, lo faremo accompagnati da un gigante del pensiero e della spiritualità che porta il nome di John Henry Newman. Chi sia stato, più o meno tutti lo sappiamo. Un grande intellettuale inglese, un pastore anglicano che, dopo una lunga ricerca si convertì, approdando al cattolicesimo, dove fu nominato anche cardinale e ora, infine, beato. Un uomo rigoroso che non lasciva certo spazio a sentimentalismi, che tuttavia combatté quel razionalismo, che voleva rinchiudere la ricerca intellettuale su se stessa, dimostrando come fosse possibile, e altamente auspicabile, un corretto rapporto tra fede e ragione.
Nemmeno un secolo ci separa dall’immensa opera di disinformazione che precedette “il grande macello” (come definì la Grande Guerra papa Benedetto XV). Come documenta lo storico François Fejtö (Requiem per un impero defunto, Mondadori, 1991), per apparecchiare la tavola del conflitto più sanguinoso dei tempi moderni, allora volarono finanziamenti da un capo e l’altro dell’Europa. Per ottenere la mobilitazione contro l’ultimo impero cattolico, grandi giornali vennero oliati dalle consorterie internazionali e le informazioni opportunamente distorte. In Italia, come ricordato su queste pagine da Piero Ostellino, fu il Corriere della Sera di Luigi Albertini ad assolvere la funzione. «Opponendosi all’unico compromesso (il famoso triplice “connubio” giolittiano tra liberali, cattolici e socialisti che riecheggiava il connubio cavouriano fatto per saldare il paese), portò l’Italia alla guerra e poi al fascismo. Giolitti tentò di riunire le masse popolari, ma ebbe contro la borghesia incarnata dal Corriere di Albertini. Il quale ci fece entrare in guerra e diresse le operazioni sul Carso. Col risultato che abbiamo perso sul Carso tutta la giovane borghesia liberale, la classe dirigente. Rimasero gli arditi che poi marciarono su Roma».
«C’è un’ondata di crimini d’odio contro i cristiani e la Chiesa Cattolica in Europa». Lo afferma in una nota il sociologo torinese Massimo Introvigne, responsabile dell’Osservatorio della Libertà Religiosa istituito dal Ministero degli Esteri, citando dati che l’Osservatorio dell’Intolleranza e Discriminazione contro i Cristiani di Vienna ha trasmesso oggi all’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), che sta preparando il suo rapporto annuale sui crimini d’odio. «Nel 2011 – spiega Introvigne - sono stato io stesso Rappresentante dell’OSCE per la libertà religiosa e ho organizzato un vertice OSCE a Roma, dove si è denunciato il rischio che dalla semplice intolleranza e discriminazione l’avversione contro il cristianesimo e la Chiesa passi a esprimersi in veri e propri crimini d’odio, una categoria riconosciuta e punita dalle convenzioni europee».
«Gentili insegnanti, vi contattiamo per segnalarvi gli ultimi spettacoli della stagione del Teatro Litta rivolti ai vostri ragazzi». Queste le parole di presentazione di una email inviata alle scuole materne ed elementari milanesi, sia statali sia private, dallo storico teatro di Corso Magenta. La lettera è un invito ai bambini dai 3 agli 8 anni di età ad assistere allo spettacolo Piccolo Uovo, che avrà luogo nelle mattinate del 12 e 13 marzo prossimi. FAMIGLIE DIVERSE. Di cosa parla lo spettacolo? Ecco cosa si legge: «Una bambina è arrabbiata con la sua famiglia. Si chiude in camera sua come dentro al guscio di un piccolo uovo, da lì non vuole uscire e gioca con il suo amico immaginario, gioca con le ombre, gioca a viaggiare alla scoperta di tante famiglie diverse, fino a scoprire qual è quella giusta per lei». Lo spettacolo, dunque, racconterebbe «con delicatezza», di famiglie diverse da quella tradizionale: «Famiglie come quelle di molti dei piccoli spettatori, famiglie allargate, famiglie con un genitore solo, famiglie con figli adottati, ma anche famiglie con due mamme o due papà. Famiglie diverse, ma diversamente felici. Perché la felicità non è a senso unico».
È stata una mattinata intensa. Più di 150mila persone si sono riunite in piazza San Pietro per un evento storico. Un papa, il primo in 600 anni, sta per affrontare in piena coscienza la sua ultima udienza pubblica. Molti avevano gli occhi pieni di lacrime, e molti non riuscivano a crederci. Un mio collega che stava vicino a me in attesa di assistere a questo grande momento ha espresso alla perfezione quello che io e molti altri stavamo pensando: "Con un pubblico così pieno di affetto, chi lascerebbe il suo posto in piena facoltà? Solo un santo".
Gli islamisti di Bengasi continuano a dare la caccia ai lavoratori cristiani presenti nel Paese con presunte accuse di proselitismo. L'ultimo caso riguarda l'arresto di 48 commercianti egiziani copto-ortodossi arrestati la scorsa settimana nella capitale della Cirenaica. Il fermo è scattato dopo la denuncia da parte di alcuni cittadini libici, insospettiti da alcune immagini religiose portate con sé dai venditori, tutti ambulanti nel mercato di Bengasi. In un video subito sequestrato dalla polizia essi appaiono rinchiusi in una piccola stanza guardati a vista da alcuni uomini con la tipica barba portata dai salafiti (v. foto). Dalle immagini i 48 appaiono in evidente deperimento fisico, molti mostrano lividi ed escoriazioni. Ad ognuno di loro è stato rasato il capo.
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 15,1-3.11-32)
In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».