L'Altissimo, che con infinita sapienza dispone della vita dei suoi con misura e peso, determinò di esercitare la nostra divina Principessa con alcune tribolazioni proporzionate alla sua età ed al suo stato di piccolina, benché sempre grande nella grazia, che voleva accrescerle con tale mezzo e con essa la gloria. La nostra bambina era piena di sapienza e di grazia, ma conveniva che vi aggiungesse lo studio dell'esperienza, affinché, avanzando in essa, imparasse la scienza del patire, la quale con l'uso arriva alla sua perfezione ed al suo massimo valore. Nel breve corso dei suoi teneri anni aveva goduto delle delizie dell'Altissimo e delle sue carezze, come anche delle dimostrazioni di affetto degli angeli santi, dei suoi genitori, della sua maestra e dei sacerdoti, perché agli occhi di tutti era graziosa ed amabile. Conveniva ormai che del bene che possedeva cominciasse ad avere una nuova conoscenza, quella che si acquista con la lontananza e la privazione di detto bene e con il nuovo uso delle virtù causato da tale privazione, confrontando lo stato dei favori e delle carezze con quello della solitudine, dell'aridità e delle tribolazioni.
Nei suoi primissimi interventi pubblici papa Francesco già ha parlato due volte del diavolo. In libreria esce ora un testo destinato a far discutere, dedicato proprio alla questione-demonio. Padre Gabriele Amorth torna con racconti inediti: i suoi esorcismi più duri, più lunghi, più difficili raccontati in “Il segno dell’esorcista”, il libro edito da Piemme scritto con Paolo Rodari. Amorth, decano della Chiesa cattolica non accetta di essere l’ultimo dei liberatori: convinto dell’avvicinarsi dell’“ora di Satana”, rivela i suoi ultimi scontri contro le legioni infernali determinato a consegnare la propria eredità di pratiche, riti e preghiere per sconfiggere il Demonio.
La sera del 13 marzo (anniversario della nascita di Marthe Robin), eravamo attaccati allo schermo del nostro computer, aspettando che si aprisse la tenda della finestra di San Pietro. Poi vediamo apparire uno sconosciuto, un cardinale di cui nessun giornalista aveva parlato, un cardinale che lo Spirito Santo si era segretamente riservato, con i gusti della Santa Vergine, umile, deciso, solido nella fede della Chiesa, che combatte per la verità del Vangelo di fronte ad un governo ostile, infine un cardinale amico della semplicità e pieno di carità verso tutti! Mentre i giornalisti cercano di mettere insieme delle notizie, i media cristiani forniscono degli eccellenti commenti sulla sua persona e sulla sua opera. Non penso sia utile aggiungere qui altri dettagli sul nuovo Papa, eccovi invece qualche punto che riguarda Medjugorje da vicino e che ci spingono a ringraziare Dio!
Il 16 giugno 2005, a poche settimane dall’elezione di Benedetto XVI, Marco Pannella così si esprimeva al “Corriere della Sera”: “Nei giorni del Conclave andavo in piazza San Pietro con un cartello che invocava Giovanni XXIV o Francesco I. Ci hanno dato Ratzinger e ho sperato che il carisma lo trasformasse. Non è accaduto. Il Papa è espressione massima di un blocco di potere mai così forte. Ma è, al contrario, pressoché nulla la forza spirituale, etica, morale dell?attuale potere Vaticano e delle gerarchie ecclesiastiche anche presso il popolo dei fedeli, dei credenti, dei religiosi, delle altre comunità cristiane. Si rovescia ovunque uno tsunami di immenso potere, immagini faraonico-hollywoodiane, con scenografie che richiamano in modo preoccupante le immense manifestazioni popolari di tutti i regimi autoritari e totalitari. Dietro tutto questo si punta a conquistare e usare con violenza il braccio mondano degli Stati, quelli democratici e di diritto, considerati come i veri, attuali nemici da piegare e sottomettere” .
Qualche giorno fa su queste colonne ho proposto qualche verità non politicamente corretta sulll'associazione americana SNAP (Survivors Network of Those Abused by Priests, «Rete di Sopravvissuti Abusati da Preti»), un gruppo di «professionisti dell'anti-pedofilia» che prendono spunto dalla tragedia dei preti pedofili per attaccare sistematicamente la Chiesa Cattolica e la sua gerarchia, prendendo di mira soprattutto i cardinali statunitensi. L'articolo ha avuto notevole eco, non solo in Italia, dopo che lo SNAP aveva avuto il suo quarto d'ora di notorietà internazionale diffondendo un elenco di dodici cardinali insieme papabili e, secondo l'organizzazione, «amici dei pedofili».
Ho usato l'espressione «professionisti dell'anti-pedofilia» nel senso in cui lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia (1921-1989) parlava di «professionisti dell'antimafia». Sciascia, naturalmente, non sosteneva che la mafia non esistesse o non fosse pericolosa. Ma denunciava i «professionisti» che speculavano sulla mafia per ragioni politiche o per farsi pubblicità. Esattamente nello stesso modo, io non sostengo affatto che i preti pedofili non esistano o che non siano pericolosi. Ma penso che i «professionisti dell'anti-pedofilia» speculino su una tragedia reale per ragioni ideologiche e per colpire la Chiesa in genere.
Avere un nuovo Papa è l’occasione per un esame di coscienza, come cristiani e come italiani. Come cristiani dobbiamo far fruttificare l’eredità spirituale dell’unico lungo pontificato Wojtyla-Ratzinger, 35 anni dal 1978 al 2013, che ha visto la Chiesa diffondere in tutto il mondo un messaggio di speranza, di fede e di amore. Per noi italiani questo stesso messaggio ha un significato particolare. Basta con la caccia all’untore, basta col dire che i colpevoli sono gli altri! Cosa faccio io è quello che conta. Dio è contento di me? I miei cari lo sono? I miei amici e colleghi di lavoro possono esserlo?
Martedì 19 marzo secondo la tradizione cattolica si festeggia san Giuseppe e in molte scuole italiane la festa del papà. Ma cosa succede su un bambino è figlio di genitori omosessuali?
È successo in una scuola di Roma, dove uno dei bambini ha come genitori due belle mamme. E il problema come è stato risolto? Dopo un consulto con una psicologa, la scuola ha deciso di cancellare la festa del papà, optando per una più generica festa della famiglia. Ma non tutti i genitori l’hanno presa bene e, anzi, molte famiglie hanno presentato un esposto al municipio di competenza.
«Questo anno di fede è l’opportunità che Dio ci regala per maturare nell’incontro con il Signore, che si rende visibile nel viso sofferente di tanti bambini senza futuro, nelle mani tremanti degli anziani dimenticati e nelle ginocchia vacillanti delle tante famiglie che continuano a far fronte alla vita senza trovare sostegno in nessuno». È un appello alla conversione autentica quello che Jorge Mario Bergoglio ha consegnato all’arcidiocesi di Buenos Aires qualche giorno prima di partire per il Conclave.
Papa Francesco invitava i suoi fedeli, citando Gioele, a «strapparsi il cuore e non le vesti per guarire il mondo». «Stracciatevi il cuore e non le vesti di una penitenza artificiale senza garanzia di futuro. Stracciatevi il cuore e non le vesti di un digiuno formale, di una preghiera superficiale ed egoista». Durante la Quaresima «siamo invitati a riconoscere che qualcosa non va in noi stessi, nella società e nella Chiesa; siamo invitati a cambiare, a dare una svolta, a convertirci».
Una folla immensa, oltre 150mila fedeli, per il primo Angelus di Papa Francesco: stracolma Piazza San Pietro ma affollatissime anche Via della Conciliazione e le strade vicine. I fedeli sono affluiti sin dalle prime ore del mattino. Il Papa ha parlato solo in italiano: "Fratelli e sorelle, buongiorno! Dopo il primo incontro di mercoledì scorso, oggi posso rivolgere di nuovo il mio saluto a tutti! E sono felice di farlo di domenica, nel giorno del Signore! Questo è bello è importante per noi cristiani: incontrarci di domenica, salutarci, parlarci come ora qui, nella piazza. Una piazza che, grazie ai media, ha le dimensioni del mondo. In questa quinta domenica di Quaresima, il Vangelo ci presenta l’episodio della donna adultera, che Gesù salva dalla condanna a morte. Colpisce l’atteggiamento di Gesù: non sentiamo parole di disprezzo, non sentiamo parole di condanna, ma soltanto parole di amore, di misericordia che invitano alla conversione. “Neanche io ti condanno: va' e d’ora in poi non peccare più!”. Eh, fratelli e sorelle, il volto di Dio è quello di un padre misericordioso, che sempre ha pazienza! Avete pensato voi alla pazienza di Dio, la pazienza che lui ha con ciascuno di noi? Eh, quella è la sua misericordia. Sempre ha pazienza: ha pazienza con noi, ci comprende, ci attende, non si stanca di perdonarci se sappiamo tornare a lui con il cuore contrito. “Grande è la misericordia del Signore”.
Al termine della Messa il Papa è uscito dalla parrocchia di Sant'Anna e come un parroco di campagna ha atteso i fedeli che uscissero fuori e li ha salutati uno per uno. Tante le persone in lacrime che lo hanno abbracciato ringraziandolo di cuore. In particolare, Papa Francesco ha benedetto i bambini chiedendo ad ognuno di loro di pregare per lui. Ad uno ha detto: "Sicuro che preghi per me?". ad unaltro: "Prega a favore, non contro di me!".
Don Lorenzo Vecchiarelli, parroco della Chiesa romana di San Timoteo, conosce il nuovo Papa da quando era giovane: abitavano insieme a Buenos Aires e frequentavano lo stesso gruppo. Ricorda quando, durante una festa, vedendo il giovane Bergoglio pensoso in disparte, gliene chiede il motivo. E lui risponde: "Domani entro in Seminario!". Si sono risentiti per telefono prima che il cardinale Bergoglio entrasse in conclave.
Prima messa pubblica del pontefice nella chiesa della Città del Vaticano. Messa sobria, breve omelia a braccio, saluto ai parrocchiani. Presenti il vescovo ausiliare e alcuni sacerdoti di Buenos Aires. Fra essi un sacerdote impegnato coi ragazzi di strada e i drogati. L'omelia incentrata sulla misericordia, "il messaggio più forte del Signore" e della Chiesa di oggi.
“Buonasera”. Così ha esordito papa Francesco. E siccome noi non siamo più abituati a vivere in un Paese in cui “buonasera” significa semplicemente “buonasera”, come diceva Cesare Zavattini, ci ha stupito.
Ci stupisce la semplicità dell’essere uomini così, cioè cristiani. Mercoledì sera ero in quella piazza San Pietro, fra centomila persone contente ed emozionate.
E quando, dopo quel saluto inatteso, il nuovo papa ci ha chiesto di recitare con lui – per Benedetto XVI – il “Padre nostro”, la preghiera più antica, la preghiera di Gesù, quella che da duemila anni hanno recitato tutti i cristiani, quella che insegniamo ai nostri figli piccoli, insieme all’Ave Maria e al Gloria, è apparso chiaro – ed è stato meraviglioso – che si è cristiani proprio per quell’abbandono fiducioso con cuore di bambini.
Poi, a braccio, il Papa ha detto che desiderava per tutte le chiese “un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi” e ha aggiunto: “preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza”.