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Messaggio del 31 agosto 1982:Io non dispongo direttamente delle grazie divine, ma ottengo da Dio tutto ci che chiedo con la mia preghiera. Dio ha piena fiducia in me. Ed io intercedo le grazie e proteggo in modo particolare coloro che sono consacrati a me.

Notizie dai giornali cattolici



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Benedetto XVI continuando a dedicare alla preghiera la catechesi per l'udienza generale commenta la prigionia e la liberazione di Pietro. "L'Apostolo anche se in catene si sente tranquillo, non si sente solo, la comunità sta pregando per lui, il Signore gli è vicino". "Pregare bene" vuol dire "orientarsi verso Dio e non verso il nostro bene".
Un gruppo di religiose si è incontrato per capire come aiutare in modo pratico la popolazione. I prezzi di farina, latte in polvere, gas e cemento sono aumentati. La gente fatica ad arrivare a fine mese, mentre il governo è preoccupato dei progetti che renderanno l’isola una “Meraviglia dell’Asia”.
Il Beato Bartolo Longo ebbe un sincero e filiale amore verso la Vergine Maria, venerata in Pompei con il titolo del SS. Rosario, e nutrì una vera ed autentica devozione verso l’Arcangelo Michele che dichiarò essere “il naturale protettore” della Valle di Pompei e delle opere pompeiane. Il beato Longo volle che 2 volte l’anno si facesse la supplica in modo solenne alla Vergine del Rosario di Pompei: la prima domenica di ottobre che è il mese del rosario e l’8 maggio che è la festa dell’apparizione dell’arcangelo san Michele al Monte Gargano nelle Puglie, regione di cui il Longo era originario. E’ lo stesso Bartolo Longo che, nel 1907, in una lettera indirizzata al P. Alberti Lepidi, maestro del sacro Palazzo Apostolico in Roma, ci dà la spiegazione della sua devozione all’Arcangelo Michele (cf. anche il cap. VIII del libro di B. Longo Storia del Santuario di Pompei, Edizione del 1954). Riportiamo il testo di Bartolo Longo del 1907:
Domenica 13 maggio si festeggia la Festa della Mamma. Tra le tante storie c’è ne è una, scritta da un anonimo e diffusa in rete, che ci è sembrata abbastanza verosimile.
Tutti noi siamo destinati a morire e il modo in cui rispondiamo alla malattia e alla sofferenza, dice molto di ciò che realmente siamo. Questa la riflessione che emerge dal libro di Nicholas Tonti-Filippini, Caring for People Who are Sick or Dying (Connor Court Publishing), da poco pubblicato. Tonti-Filippini è Decano Associato e Preside di Bioetica all’Istituto Giovanni Paolo II per il Matrimonio e la Famiglia di Melbourne. 28 anni fa lo studioso ha ricoperto l’incarico di eticista presso il primo ospedale d’Australia, il Saint Vincent’Hospital di Melbourne.