Il New People's Army ha rivendicato l'uccisione di un uomo d'affari presunto mandante dell'omicidio del missionario Pime, ucciso a Kidapawan il 17 ottobre 2011. Secondo l'esercito l'uomo era invece un attivo sostenitore della campagna per la pacificazione della provincia di Cotabato del Nord. Fonti di AsiaNews denunciano lo stallo delle indagini.
Alla violenza hanno assistito, legati e impotenti, i nonni della giovane. I medici si sono rifiutati di prestarle soccorso. Le forze dell’ordine hanno fermato un complice, l’ufficiale ha fatto perdere le proprie tracce. Intanto il Paese ha celebrato la Festa della donna, con manifestazioni di piazza e conferenze. Premiate alcune donne simbolo nella lotta per i diritti.
India orientale: un indiano di fede cattolica è stato assassinato e il suo corpo dato alle fiamme. Il motivo è l'accusa di essere un praticante della stregoneria. E' accaduto nell'arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, in Orissa, regione dell'India orientale. E' successo lo scorso 3 marzo quando Goresa Mallick, un uomo di 50 anni residente nel villaggio di Salimagocha aveva preso parte a una riunione o a una festa, i dettagli non sono chiari, insieme a sedici abitanti di un villaggio vicino al suo, tutti di religione indù. Sembra che tutti avessero bevuto non poco. Tutti insieme poi stavano tornando verso le loro abitazioni quando i sedici indù lo hanno assalito e ucciso tagliandogli il collo. Hanno poi dato alle fiamme il corpo lasciandolo nella foresta.
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
Con l’udienza del 7 marzo Benedetto XVI ha concluso la sua "scuola della preghiera" dedicata alle orazioni del Signore dei Vangeli, affrontando ancora il tema del silenzio di Gesù, «così importante nel rapporto con Dio». L’udienza è stata così occasione di ritornare sull’importanza cruciale del silenzio in un mondo che sembra averlo perduto, una preoccupazione costante nel Magistero del Pontefice.
Il Papa è partito da una citazione della sua stessa esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini, sul silenzio del Golgota: «Qui siamo posti di fronte alla “Parola della croce” (1 Cor 1,18). Il Verbo ammutolisce, diviene silenzio mortale, poiché si è “detto” fino a tacere, non trattenendo nulla di ciò che ci doveva comunicare» (n. 12). Cita poi san Massimo il Confessore (579 o 580-662), il quale sempre sul Golgota fa dire alla Madonna: «È senza parola la Parola del Padre, che ha fatto ogni creatura che parla; senza vita sono gli occhi spenti di colui alla cui parola e al cui cenno si muove tutto ciò che ha vita».
Nella Genesi, Dio, dopo aver creato e predisposto per l’uomo le più grandi meraviglie della terra, si rese conto che qualcosa mancava. Un ultimo tassello che avrebbe reso la sua opera ancora più mirabile. Creò dunque la donna: “mistero” inconfutabile “per mezzo della quale grandi opere si sono compiute nella storia delle generazioni umane”, come scrisse Giovanni Paolo II nella Lettera Mulieris dignitatem.
Creò, dunque, la fonte della vita e della speranza; il “genio” che continua, a dare vigore, allo “sviluppo della società e della Chiesa”, come ha ricordato Benedetto XVI nell’intenzione di preghiera per il mese di marzo.
Papa Benedetto XVI ha accettato l’invito a recarsi sabato prossimo, 10 marzo, presso il monastero di San Gregorio al Celio, in concomitanza con il millenario dalla fondazione della Casa Madre dei Camaldolesi e della visita dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams.
Il Santo Padre ha assicurato la sua presenza, “memore anche del Transito di San Gregorio Magno e degli storici legami che vincolano la comunità monastica e la Comunione Anglicana”, si legge nella Lettera della Segreteria di Stato dello scorso 12 gennaio in cui veniva confermato l’evento.
È la vicenda di due giovani “donne di successo”, oggi unite dall’amicizia in Cristo e Maria. Le storie personali di Sarah Maestri e di Mara Santangelo si intrecciano a quella dell’amico comune Fabio Salvatore (leggi intervista) e alla comunità Nuovi Orizzonti di Chiara Amirante.
Martedì scorso, alla libreria Arion, durante la presentazione, del libro autobiografico di Salvatore, A braccia aperte tra le nuvole (Piemme), l’attrice e l’ex tennista hanno raccontato del loro rapporto con la fede, viatico della vera felicità, diversa da quella artificiale e falsa, promessa dai rispettivi establishment.
E' stato presentato, lunedì 5 marzo, nella Sala Marconi della Radio Vaticana, Sono una delle donne più felici della terra, il libro di Angela Silvestrini incentrato sui colloqui tenuti di persona dall'autrice con Suor Emmanuelle, la suora, morta nel 2008, che ha dedicato la vita ai poveri nella periferia di Cairo, impegnandosi anche per la promozione della donna.
Suor Emmanuelle, nacque il 16 novembre 1908 a Bruxelles. A 62 anni decise di andare a vivere con i poveri. Dopo lo studio alla Sorbonne ha lavorato come insegnante a Istanbul, Tunisi e Alessandria d'Egitto. Da insegnante era in grado di comprendere, che le donne avevano bisogno di studiare e ricevere una buona formazione per un futuro migliore.