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Messaggio del 18 marzo 1991:Figli miei! Sono contenta di vedervi riuniti in così grande numero. Desidero che spesso vi riuniate insieme a pregare mio figlio. Sarebbe mio particolare desiderio che dedichiate le vostre preghiere ai miei figli che non sanno nulla del mio amore e dell’amore di mio figlio. Aiutateli a conoscere questo amore. E aiutate anche me che sono madre di tutti. Quante volte vi ho ripetutamente esortati a pregare! E vi esorto ancora perché desidero che tutti apriate il cuore a mio figlio e che gli consentiate di entrare in voi per colmarvi di pace e di amore. Lasciatelo entrare! Con la vostra preghiera fate sì che egli entri in voi affinché diventiate capaci di diffondere fra gli uomini la pace e l’amore poiché questa è la cosa più importante in questo tempo di lotta contro Satana. Vi ripeto: pregate, pregate, pregate, perché solo con la preghiera potete allontanare Satana e tutto il male che viene da lui. Io vi prometto, figli miei, che pregherò per voi Ma vi chiedo di essere più costanti nella preghiera e di diffondere pace e amore, cosa che vi domando da quasi dieci anni. Aiutatemi ed io pregherò mio figlio per voi.

Notizie dai giornali cattolici



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In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite 50 attivisti e intellettuali hanno presentato un appello a Islamabad, per la liberazione della donna. I firmatari denunciano gli abusi perpetrati in base alla “legge nera” e le pessime condizioni in carcere. Intanto a Lahore emerge un nuovo caso: una 26enne denunciata perché si è rifiutata di convertirsi all’islam.
L'uccisione di 16 civili afghani da parte di un militare Usa aumenta la tensione nel Paese. Il risentimento verso l'occidente è sempre più forte. Leon Panetta visita in Afghanistan per ricucire i rapporti fra Stati uniti e governo Karzai.
Benedetto XVI all'udienza generale di oggi apre un nuovo ciclo di riflessioni, dedicato alla preghiera negli Atti degli apostoli e in san Paolo. Nell'attesa della Pentecoste, quando nasce la Chiesa, Maria è con gli apostoli. "Se non c'è Chiesa senza Pentecoste, non c'è neanche Pentecoste senza la Madre di Gesù".
Aborto post-natale: perché un bambino dovrebbe vivere? è il titolo dell’articolo di due ricercatori italiani, Alberto Giubilini e Francesca Minerva, pubblicato anticipatamente online il 23 febbraio 2012 dalla rivista Journal of Medical Ethics (1). Gli Autori rilevano che condizioni che consentono in determinati casi un’interruzione di gravidanza a volte compaiono solo dopo il parto, e sostengono che “quando dopo la nascita si verificano le stesse circostanze che giustificano l'aborto prima della nascita, dovrebbe essere consentito quello che noi chiamiamo aborto post-natale”. E proprio perché si tratterebbe in un certo qual modo del prolungamento dell’indicazione per l’aborto ben oltre la nascita, gli Autori parlano di aborto post-natale piuttosto che non di infanticidio, anche se ammettono che si tratta di un uso improprio del termine. Gli Autori non vedono ragioni di carattere etico per non estendere l’indicazione per l’aborto anche al neonato o all’infante, anzi ritengono di poter formulare argomenti razionali a favore del diritto all’infanticidio.
Stop Kony è il titolo della campagna lanciata dall’organizzazione non governativa americana Invisible Children in favore dei bambini soldato ugandesi arruolati con la forza dal Lord’s Resistance Army, Lra, un gruppo armato nato nel 1987 nel nord Uganda. Suo fondatore e leader è Joseph Kony, un delirante guerrigliero convinto di essere il portavoce dello Spirito Santo, e per questo talvolta scambiato per un cristiano fondamentalista, di cui Invisible Children spera di ottenere la cattura entro il 2012. Come? Con quella che i portavoce dell’ong definiscono una svolta storica per l’umanità: un movimento dal basso verso l’alto, in altre parole una mobilitazione popolare planetaria che, grazie al sostegno di celebri personaggi del mondo dello spettacolo, induca i leader politici degli Stati Uniti e di altri paesi all’azione. È un peccato, anzi, una fortuna, che la campagna arrivi in ritardo, almeno per quel che riguarda l’Uganda e i suoi bambini che ormai da circa sette anni sono al sicuro.
Quasi la metà della popolazione mondiale non ha accesso ad acqua sufficiente per soddisfare le esigenze fondamentali, e circa 800 milioni di persone non hanno neanche la disponibilità di acqua bevibile. Basterebbero questi pochi dati per rendersi conto di quanto sia necessario porre il problema acqua in testa all’agenda di politica internazionale. E’ anche lo scopo del VI Forum mondiale dell’acqua che è in corso in questi giorni a Marsiglia, dove si cercherà di mettere a punto delle proposte precise per garantire quello che dovrebbe essere considerato un diritto umano fondamentale.
La Divina commedia sarebbe profondamente offensiva, razzista, antieducativa, secondo Valentina Sereni, Presidente di Gherush92, organizzazione di ricercatori e professionisti che svolge progetti di educazione allo sviluppo e ai diritti umani, accreditata presso l’ONU. Andrebbe per questo eliminato il suo studio nei programmi scolastici, perché antisemita, islamofoba, addirittura contro i sodomiti. Certo, c’è da sorprendersi, perché la Commedia, che è stata tradotta in tutte le lingue del mondo e anche in arabo, è apprezzata ovunque. Farideh Mahdavi-Damghani, che ha tradotto in persiano La vita nova e la Divina Commedia, ha detto: «La gente in Persia non conosceva Ravenna, non sapeva che è la città in cui è sepolto Dante, ma vedendo tutto quello che io amo fare per questa città, leggendo le mie traduzioni, il pubblico persiano ora conosce Ravenna. C’è questo paradosso: siamo lontani dal punto di vista culturale, ma nello stesso tempo siamo molto vicini: le credenze sulla famiglia, sull’emotività, sull’amore per la poesia e la letteratura, cose primordiali che forse per altri paesi hanno minore importanza, sono molto simili in Italia e in Persia. Quindi si può dire che gli italiani somigliano ai persiani».
Sul sito CNSnews.com il 12 marzo 2012 un articolo a firma di Patrick Goodenough (segnalatomi da un lettore, che ringrazio) commentava la stravagante deriva anticristiana del governo “di destra” Cameron (il quale, com’è noto, ha in programma l’introduzione del matrimonio omosessuale). Ma il Sunday Telegraph - citato da Goodenough - comunica anche quest’altra “lotta” del governo britannico risalente alle amministrazioni precedenti: la proibizione di indossare croci sul luogo di lavoro per i dipendenti pubblici inglesi.