Kim Jong-un voleva inaugurare il suo regno con un gesto più grandioso, “ma i conti dello Stato sono a terra e le derrate alimentari sono finite. Quindi ha fatto distribuire ai bambini del Paese una corda per saltare, nonostante al momento ci siano 5 gradi sotto zero”. Una fonte di AsiaNews racconta il triste capodanno dei coreani.
Una lettura della figura di Maria Santissima, indubbiamente interessante, per le ricche e articolate implicazioni che inevitabilmente suggerisce, è quella “ecclesiale”. Anche attenendoci strettamente al dato biblico, è evidente come la sua esperienza, unica, di Dio, il suo particolarissimo rapporto con l’Altissimo -la cui Parola, espressione della divina Volontà, diviene il criterio fondamentale della sua vita e delle sue scelte- non si risolvono mai soltanto nel mistero del suo Cuore, ma si dilatano, coinvolgendo il suo “prossimo”: si tratti dello sposo, San Giuseppe; di Elisabetta e della sua famiglia; dei Pastori; dei vegliardi Simeone e Anna; degli sposi di Cana.
“La decisione del Consiglio Nazionale della Radio e della Televisione polacca di escludere dal multiplex la Tv cattolica Trwam è contro
la democrazia”.
È quanto ha affermato mons. Ireneusz Skubiś, redattore capo del Settimanale Cattolico Niedziela, in un’intervista concessa a ZENIT. Mons. Ireneusz Skubiś è sacerdote dell’Arcidiocesi di Częstochowa ed è redattore capo del settimanale cattolico Niedziela dal 1981.
Nell’omelia pronunciata nel corso dei secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo Apostolo, a conclusione della XLV Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, il pontefice Benedetto XVI ha invitato i cristiani a proseguire con coraggio e generosità la strada per l’Unità.
Nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, a Roma, il Santo Padre ha affermato: “Anche se a volte si può avere l’impressione che la strada verso il pieno ristabilimento della comunione sia ancora molto lunga e piena di ostacoli, invito tutti a rinnovare la propria determinazione a perseguire, con coraggio e generosità, l’unità che è volontà di Dio”
P. Christi Oliva, Omi, da otto anni era missionario in Pakistan. La polizia lo ha fermato perché il permesso di soggiorno era scaduto. Egli aveva chiesto il rinnovo ed è in attesa di risposta. Ieri il giudice ha fissato i termini per la cauzione; oggi in giornata, salvo complicazioni, è previsto i rilascio.
Proseguendo nella sua «scuola della preghiera» del mercoledì, Benedetto XVI ha dedicato la sua catechesi del 25 gennaio a quella che la tradizione chiama preghiera sacerdotale di Gesù, all'inizio del suo sacrificio (cfr Gv 17,1-26). «Questa preghiera di Gesù - ha spiegato il Papa - è comprensibile nella sua estrema ricchezza soprattutto se la collochiamo sullo sfondo della festa giudaica dell’espiazione, lo Yom kippùr. In quel giorno il Sommo Sacerdote compie l’espiazione prima per sé, poi per la classe sacerdotale e infine per l’intera comunità del popolo. Lo scopo è quello di ridare al popolo di Israele, dopo le trasgressioni di un anno, la consapevolezza della riconciliazione con Dio, la consapevolezza di essere popolo eletto, "popolo santo" in mezzo agli altri popoli».
«Quel tipo di rappresentazione è inappropriato a raffigurare Dio». Era il 1628 quando Urbano VIII condannò il modo di dipingere la Trinità mediante la figura di Cristo con tre teste o mediante una testa con tre volti (vultus trifrons). Questo tipo di immagine, che riutilizzava in età medievale un’iconografia pagana nel tentativo di esprimere il Dio uno e trino, risultava semplicemente mostruosa. A ben guardare, era una raffigurazione basata su un approccio che riscontriamo anche ai nostri giorni: una raffigurazione incapace di entrare nel mistero di Dio e farne risplendere la bellezza perché nata più da un freddo e grossolano ragionamento sul dogma cristiano che non dalla contemplazione della sua verità. Basta guardare uno degli esempi di Trinità tricefala che ci sono rimasti, come quella ritrovata sotto uno strato di intonaco nella chiesa di Armeno, per comprendere il motivo della condanna.
Lunedì 23 gennaio Royce Hood, studente all’Ave Maria School of Law di Naples, in Florida, era a Washington, la capitale federale degli Stati Unti d’America, per la 39a March for Life, la madre di tutte le marce per la vita che benemeritamente si moltiplicano da un capo all’altro del mondo. «Sono nato da genitori non sposati», dice il giovanissimo Hood ai microfoni di Fox News, «e mia madre avrebbe potuto abortirmi. Grazie al cielo non l’ha fatto, altrimenti oggi non sarei stato qui».
Perché oggi parlare di madri e padri rappresenta un argomento sfidante? L’essere genitori parrebbe di primo acchito una delle esperienze esistenziali più note e condivise, una sorta di “universale” indiscusso e indiscutibile dell’umano. Eppure, attualmente, in un clima di individualismo e di relativismo, anche tale tema è ampiamente messo in questione.
Un percorso sul volto di Cristo non può che partire da quella reliquia, suggestiva e preziosa, che sale dalla memoria del tempo. Nel II Concilio di Nicea dell’anno 787 si parlava già, di un telo doppio piegato in quattro, il Mandylion di Edessa (alcuni studiosi lo identificano con la Sindone di Torino), su cui era visibile l’immagine di Cristo. Se ne parlava e fu come il vessillo della lotta iconoclasta. Cristo si è fatto carne la vita si è resa visibile e noi l’abbiamo toccata, contemplata. Le nostre mani hanno toccato il Verbo della vita. La reliquia del Verbo della vita è qui, in questo telo sindonico, archetipo e calco di tutte le raffigurazioni di Cristo dal Pantocratore di Rublev, al Cristo sfigurato di Arthur Rainer.
Ci eravamo ripromessi in questi giorni di non tornare direttamente sulle polemiche relative allo spettacolo teatrale “Sul concetto di volto del Figlio di Dio”, scegliendo invece di presentare ogni giorno previsto della rappresentazione al Teatro Parenti di Milano (24-28 gennaio) una “catechesi” sul Volto di Cristo attraverso alcune opere artistiche che nei secoli ne hanno trasmesso la bellezza e la potenza.
Ma mentre continuiamo a proporre una meditazione positiva sul Volto di Cristo, è necessario tornare almeno una volta sullo spettacolo di Castellucci perché, anche da parte di giornalisti cattolici seri, si stanno creando una serie di equivoci sul lavoro del regista romagnolo.