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Messaggio del 25 dicembre 2012:Cari figli! Donatemi la vostra vita e abbandonatevi completamente a me perché io possa aiutarvi a comprendere il mio amore materno e l'amore del mio Figlio verso di voi. Figli miei, io vi amo immensamente ed oggi, in modo particolare nel giorno della nascità del mio Figlio, desidero accogliere ciascuno di voi nel mio cuore e donare le vostre vite al mio Figlio. Figli miei, Gesù vi ama e vi dona la grazia di vivere nella Sua misericordia, ma molti dei vostri cuori sono presi dal peccato e vivete nelle tenebre. Perciò, figli miei, non aspettate, dite no al peccato e offrite i vostri cuori al mio Figlio perché soltanto così potrete vivere la misericordia di Dio ed incamminarvi sulla via della salvezza con Gesù nei vostri cuori.

Notizie dai giornali cattolici



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“La Chiesa è giovane. Essa porta in sé il futuro del mondo e perciò mostra anche a ciascuno di noi la via verso il futuro”: era il 24 aprile del 2005, quando Benedetto XVI pronunciava in Piazza San Pietro queste parole nella Messa di inizio Pontificato. Da allora, il Papa ha intessuto un rapporto speciale con i giovani, in continuità con il suo amato predecessore. Colonia, Sydney, ora Madrid - mancano appena tre giorni - e all’orizzonte Rio de Janeiro, le Gmg di Benedetto XVI che in ogni suo viaggio, internazionale o italiano, ha voluto riservare uno spazio all’incontro con la gioventù.
Grazie al missionario cattolico, scomparso nel 2010, Mayen e Deng possono studiare in Corea del Sud. Il loro obiettivo è diventare medico e ingegnere civile, per tornare nella loro terra e contribuire allo sviluppo. La passione e l’impegno del sacerdote e medico coreano per la popolazione sud-sudanese raccontate in un documentario.
La Madonna con in braccio il bambino Gesù: è un’immagine diffusa, difficile non trovarla in una chiesa; è un’immagine familiare, che si fa vicina al saluto, alle suppliche, al respiro di chi le va incontro. Un’immagine che non restituisce solo un momento di tenerezza o di regalità. Sulle sue ginocchia, infatti, «la vita si è fatta visibile» (1Gv 1,2). Nel particolare si rivela l’intero. In lei ha preso carne Colui che è fin dal principio. Il grembo di Maria ha contenuto l’incontenibile. Inni antichi cantano: «hai portato nella stretta stanza dei tuoi fianchi colui che i cieli non sanno contenere».
La conoscenza di san Massimiliano Kolbe, per moltissima gente, purtroppo, si limita ai soli 100 giorni dei suoi 47 anni di vita, cioè al suo ultimo atto sublime che l’ha reso noto al mondo intero, ma che lo ha anche rinchiuso in quel bunker freddo e scuro di Auschwitz. Per chi si è fermato alla cronaca e al racconto drammatico e struggente concluso il 14 agosto 1941, padre Massimiliano Kolbe è e sarà sempre il “martire di Auschwitz”, cioè colui che ha dato spontaneamente la vita per salvare un prigioniero condannato a morte, riconosciuto santo dalla Chiesa. Non andare oltre però si perde l’opportunità di conoscere la sua anima e l’influsso che ha avuto nel solco della storia recente, fino ad essere definito dal beato Giovanni Paolo II “patrono del nostro difficile secolo”. Ha posto, infatti, un sigillo indelebile nel secolo ventesimo, partecipando intensamente e direttamente al fascino del progresso e al dramma di cui è stato vittima e protagonista.
La popolazione attuale della Repubblica delle Maldive discende da popoli di religione buddhista migrate dall'India meridionale e dallo Sri Lanka intorno ai secoli IV e V. Quando gli arabi iniziarono a percorrere frequentemente le rotte commerciali verso il sud-est asiatico, le Maldive divennero un importante punto di scalo. I commercianti arabi esercitarono una forte influenza culturale sulla popolazione locale, che a partire dall'XI secolo si convertì gradualmente all'Islam. Nel 1153, le Maldive divennero un sultanato. Nel XVI, secolo le potenze europee iniziarono a minacciare le Maldive. I primi a conquistare l'arcipelago furono i portoghesi, che vi crearono un insediamento nel 1558. Questi furono però cacciati nel 1573 dai Devehi, guidati da Muhammad Thakurufar Al-Azam. Il sultanato rimase poi indipendente fino al 1887, anno in cui fu dichiarato protettorato britannico.
Nell’Ottocento tra le tante iniziative di riscossa cattolica bisogna annoverare le opere di assistenza del beato Bartolo Longo, fondatore del santuario di Pompei, ai figli dei carcerati. Nel 1885 il Longo si era incontrato con don Bosco, che gli aveva suggerito di diffondere il suo periodico Il Rosario e la Nuova Pompei con lo stesso sistema usato dal Bollettino salesiano: a tutti, anche a quelli che non pagavano. Riguardo all’iniziativa carceraria del Longo, «gli scienziati positivisti della Scuola antropologica criminale sostenevano l’”impossibilità di educare i nati delinquenti” e lo accusarono di creare a Pompei “un covo di belve”, usando per di più metodi educativi inadeguati, se non addirittura dannosi».