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Messaggio del 25 novembre 2006:Cari figli, anche oggi vi invito: pregate, pregate, pregate. Figlioli, quando pregate siete vicini a Dio ed Egli vi dona il desiderio d’eternità. Questo è il tempo in cui potete parlare di più di Dio e fare di più per Dio. Per questo non opponete resistenza, ma lasciate, figlioli, che Egli vi guidi, vi cambi ed entri nella vostra vita. Non dimenticate che siete pellegrini sulla strada verso l’eternità. Perciò, figlioli, permettete che Dio vi guidi come un pastore guida il suo gregge. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Notizie dai giornali cattolici



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“La politica cinese del figlio unico provoca più violenza contro le donne e le bambine di ogni altra politica sulla terra, di ogni politica ufficiale nella storia mondiale”. Queste sono le parole appassionate di Reggie Littlejohn, un avvocato statunitense, fondatrice di Women's Rights Without Frontiers, un’associazione internazionale che lotta contro l’aborto forzato e la schiavitù sessuale in Cina. Californiana, in gioventù ha lavorato accanto a Madre Teresa nei bassifondi di Calcutta. Littlejohn ha avuto i primi contatti con questa politica quando ha rappresentato dei rifugiati cinesi che chiedevano asilo politico negli Stati Uniti negli anni Novanta.
I Vescovi cattolici dell'America Centrale e del Nord e del Caribe hanno espresso profonda preoccupazione di fronte alla svalutazione che ha subito negli ultimi tempi la vita dei migranti. I presuli che si occupano della cura pastorale dei migranti nei rispettivi Paesi si sono riuniti a San José (Costa Rica) a giugno per analizzare la situazione. Il 30 giugno hanno diffuso una dichiarazione congiunta in cui raccolgono le conclusioni dell'incontro. I Vescovi presenti, in rappresentanza delle Conferenze Episcopali di Stati Uniti, Messico, Costa Rica, Panama, Honduras e Guatemala, così come del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) e di Caritas Internationalis, si sono incontrati per esprimere la loro solidarietà e preoccupazione per la situazione dei migranti nell'emisfero. Erano accompagnati da esperti in questioni migratorie, religiosi e laici.
L’aborto è segno di un qualcosa di pervasivo e profondamente radicato nella società: la perdita della identità dell’uomo, in cui gli uomini e le donne non si riconoscono più come esseri chiamati a partecipare del potere creativo di Dio. Questa è l’osservazione espressa da padre Robert Gahl, professore associato di etica presso la Pontificia Università della Santa Croce. Al programma televisivo “Where God Weeps”, realizzato da Catholic Radio and Television Network (CRTN), in collaborazione con Aiuto alla Chiesa che soffre, padre Gahl ha parlato della storia dell’aborto e di cosa implichi per il futuro.
È ufficialmente il «promotore di giustizia» della Congregazione per la dottrina della fede. Di fatto monsignor Charles J. Scicluna è il braccio destro di Joseph Ratzinger nella lotta contro la pedofilia nella Chiesa. In un’intervista rilasciata a Vatican Insider, a firma di Andrea Tornielli, monsignor Scicluna ha usato parole dure per stigmatizzare i casi di abusi che uccidono la fede quando vengono commessi da sacerdoti: «È vero – ha detto il prelato di origini maltesi – esiste una differenza specifica tra l’abuso perpetuato da un laico e quello di un sacerdote. Il prete si permette di commettere questi atti in quanto prete, su vittime che confidano di incontrare in lui il “buon pastore”». E ha aggiunto: «Se l’abuso l’ha commesso un sacerdote, la traccia nella vittima rimane ancora più grande, c’è una fiducia spirituale che viene distrutta, una fede che viene uccisa».
Un sacerdote diocesano messicano, don Marco Antonio Durán Romero, è rimasto ucciso venerdì 2 luglio. Lo riferisce l'agenzia vaticana Fides, spiegando che il presbitero è morto durante un conflitto a fuoco tra militari e un gruppo armato nello Stato di Tamaulipas, al confine con gli Stati Uniti. La Diocesi di Matamoros ha riferito in un comunicato a Fides che nel primo pomeriggio di venerdì padre Marco Antonio era a bordo della sua auto, nei pressi della sua parrocchia di San Roberto Bellarmino, quando si è trovato in mezzo a una sparatoria.
In una Dichiarazione resa nota oggi, si afferma che il Vaticano non riconosce il nuovo vescovo, che egli non può amministrare la diocesi e che è scomunicato. Voci a Leshan dicono che il nuovo vescovo abbia due figli. Il Vaticano aveva comunicato da tempo che egli non poteva essere accettato come candidato “per motivi gravi”. Avvertimento anche ai vescovi che hanno partecipato all’ordinazione. Timori che il governo voglia creare uno scisma di fatto, ordinando decine di altri vescovi senza il mandato papale.
Il 1° maggio 2011 è stato beatificato Giovanni Paolo II, la cui biografia riserva ancora molti aspetti profetici. Ad esempio questo aneddoto che si trova nel volume del postulatore della causa di beatificazione di Papa Wojtyla: Slawomir Oder, "Perché è santo” (BUR extra, 2011, pag. 37) non aggiunge niente alla santità del grande Pontefice, ma può aiutare noi tutti a non perdere mai la fiducia nell'amore e nella misericordia di Dio.
“La Chiesa non è un’organizzazione sociale, filantropica, come ve ne sono molte: essa è la comunità di Dio”. E' quanto ha detto Benedetto XVI nell'incontrare sabato mattina, nell'Aula Paolo VI, i fedeli di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, impegnati nel primo Sinodo pastorale diocesano. Rivolgendosi alle più di 7000 persone partite dalla Murgia per prendere parte all'udienza, il Papa ha ricordato che la Chiesa “è la Comunità che crede, che ama, che adora il Signore Gesù e apre le 'vele' al soffio dello Spirito Santo, e per questo è una Comunità capace di evangelizzare e di umanizzare”.
Al termine del tradizionale Angelus domenicale Benedetto XVI ha rivolto il suo pensiero al Vescovo János Scheffler (1887-1952) beatificato questa domenica a Satu Mare, in Romania, in una cerimonia concelebrata dall’Arcivescovo di Esztergom-Budapest e Primate d’Ungheria, il Cardinale Péter Erdő e alla presenza del Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in rappresentanza del Papa. “Cari fratelli e sorelle – ha detto il Pontefice –, mi unisco alla gioia della Chiesa in Romania, in particolare della Comunità di Satu Mare, dove oggi viene proclamato Beato János Scheffler, che fu Vescovo di quella Diocesi e morì martire nel 1952. La sua testimonianza sostenga sempre la fede di quanti lo ricordano con affetto e delle nuove generazioni”.
“Lo splendore della verità, la bellezza della carità” è il tema della mostra che verrà inaugurata il 4 luglio, a Roma, nell’atrio dell’Aula Paolo VI dove sono state allestite le opere di 60 artisti, uno per ogni anno di sacerdozio di Benedetto XVI. Unico cineasta tra gli artisti scelti dal Pontificio Consiglio per la cultura per realizzare questo nuovo incontro tra il mondo dell’arte e il Santo Padre dopo l’“arrivederci” con il quale si era concluso quello del 21 novembre 2009 nella Cappella Sistina è il regista italiano Pupi Avati, intervistato da ZENIT.
Yousef Nadarkhani, giovane cristiano residente a Rasht, è stato giudicato colpevole di apostasia. Il ragazzo è nato in una famiglia musulmana ma ha dichiarato di non essere mai stato islamico, mentre avrebbe abbracciato il cristianesimo a 19 anni.
Il 1° luglio Benedetto XVI ha ricevuto i partecipanti alla 37ma Conferenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e ha rivolto loro un discorso sulla situazione attuale dell'agricoltura - di cui spesso si parla troppo poco - alla luce della dottrina sociale della Chiesa. L'agricoltura, infatti, ha una diretta relazione con l'alimentazione e quindi con il problema della fame, che non può essere affrontato né con affermazioni meramente retoriche né in una chiave soltanto tecnica, che rischia facilmente di diventare tecnocratica. Il discorso costituisce una sorta di aggiornamento dei temi dell'enciclica del 2009 «Caritas in veritate», alla luce dell'attuale crisi dei mercati alimentari che sta colpendo, oltre all'Africa dove il problema è endemico, oggi in particolare l'Asia e si manifesta anche in Paesi a economia solida e prospera.
Cronaca locale di un giorno a caso, il 3 luglio 2011. Milano: mamma 46enne accoltellata in una frazione dell’hinterland, è grave. Il fatto: la donna vede un uomo orinare coram populo nel piccolo parco dove giocano i bambini, lo rimprovera e quello la pugnala cinque volte. E’ un macellaio salvadoregno che va in giro con un lungo arnese del mestiere alla cintura. Fatto due, in centro città, ore 22,45: due immigrati molestano pesantemente un prostituta romena che passeggia in attesa di clienti; un tale vede le scena e interviene a difesa della ragazza; riesce ad allontanare i molestatori sfoderando una pistola giocattolo ma commette l’errore di attardarsi a rimproverare la romena per il suo abbigliamento. Il quale è senz’altro ai limiti dell’osceno, come non fatichiamo a immaginare. L’errore è questo: qualcuno ha visto e chiamato la polizia, che denuncia il “moralista” (così il Corsera) per minacce a ignoti.
Vito Mancuso è un tipo minuto dall’aria dimessa e stropicciata. E’ uno dei figli spirituali del cardinal Martini e oggi è approdato a scrivere per Repubblica. Commentando la nomina del cardinale Scola a Milano, ha spiegato che “la questione è politica” (curioso modo di considerare la Chiesa): siccome la Curia di Milano è stata per trent’anni nell’orbita di Martini e della sua corrente, secondo Mancuso tale doveva restare. Invece con Scola il “cattolicesimo democratico” avrebbe subito – a suo dire – “un’umiliazione pesante” perché avrebbe perso “l’unico punto di riferimento nazionale”. Benedetto XVI – afferma l’intellettuale di Repubblica – scegliendo Scola ha scelto di “contrastare frontalmente” quella linea “cattolico democratica”.