La Chiesa in Etiopia risale, nella storia, all’apostolo Filippo che aveva battezzato un etiope, secondo quanto è scritto negli Atti degli Apostoli.
Oggi il Paese mantiene una maggioranza cristiana, anche se solo l’1% della popolazione è cattolico. La Chiesa ha comunque un importante valore da trasmettere alla Chiesa universale, secondo l’Arcivescovo di Addis Abeba e presidente della Conferenza episcopale di Etiopia ed Eritrea.
L’Arcivescovo Berhaneyesus Souraphiel ha parlato con il programma televisivo “Where God Weeps”, realizzato da Catholic Radio and Television Network (CRTN), in collaborazione con Aiuto alla Chiesa che soffre.
Che cosa di quello che abbiamo ricevuto vogliamo comunicare a questi ragazzi, ai nostri figli? Che cosa abbiamo ricevuto e fatto nostro, come sangue che irrora la vita? Che cosa è sedimentato nel profondo dell’anima, diventando sorgente di memoria e slancio di iniziativa, principio di vitalità e di impeto? Che cosa ci ha aperto e ci apre a rapporti veri, costitutivi del nostro essere, capaci di resistere alla delusione e alla sconfitta? Di quale speranza e di quale presenza viviamo? Ce lo domandiamo di fronte ai bambini che in vario modo – con ingenua purezza e/o apparente distrazione – si protendono a domandare il pane eucaristico; di fronte ai genitori che – con fiduciosa vicinanza o impacciata lontananza – li guardano e li accompagnano; nel mezzo di un mondo disperso, dove il desiderio si impenna per mille proposte vacue.
Non bastano gli interessi economici per dare basi solide alla nuova Europa, ma è necessario far leva sulle comune radici cristiane: è quanto ha affermato il Papa ricevendo stamane, separatamente, le delegazioni della Bulgaria e della ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, giunte a Roma in occasione della Festa - domani nella Chiesa ortodossa - dei Santi Cirillo e Metodio, patroni d’Europa.
Domani, 24 maggio, nella memoria liturgica di Maria Ausiliatrice, tutti i fedeli cattolici sono stati invitati dal Papa a unirsi nella Giornata di preghiera per la Chiesa che è in Cina. L’appello è stato lanciato mercoledì scorso da Benedetto XVI durante l’udienza generale. Maria Ausiliatrice è venerata con grande devozione dai fedeli cinesi nel Santuario mariano di Sheshan, a circa 50 km da Shanghai.
Benedetto XVI ha istituito la data del 24 maggio per celebrare la Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina nella Lettera ai cattolici cinesi pubblicata il 30 giugno 2007.
“L’estremismo prende piede senza che vi siano forze capaci di fermarlo” e le minoranze religiose, tra cui i cristiani, si trovano “annichilite e ridotte al silenzio”, anche se “in questo momento non sono il bersaglio preferito né significativo: lo sono, invece, i militari, le sedi del governo e gli uffici Nato”. È la drammatica testimonianza dal Pakistan di un sacerdote cattolico che vive a Faisalabad, padre Bonnie Mendes, che ha commentato alla Fides la situazione del Paese all’indomani del grave attacco a Karachi, dove i gruppi talebani hanno attaccato una base militare uccidendo 22 persone e prendendone molte in ostaggio.
A quasi un anno e mezzo dal terribile sisma che devastò l’isola di Haiti nel gennaio 2010, c’è ancora molto da fare per la popolazione coinvolta. Tra le tante associazioni di volontari presenti sul territorio, riporta la Fides, c’è l’Asvi, l’Associazione volontari per il servizio internazionale che sta realizzando tre nuovi centri nutrizionali a Port-au-Prince e si sta occupando dell’equipaggiamento e della formazione del personale in altri cinque centri sanitari di base a Les Cayes, nel Comune di Torbeck.
Ogni anno il santuario di Sheshan è trasformato in un campo di battaglia: poliziotti, controlli, telecamere, metal detector, per sconfiggere l’appello del papa all’unità della Chiesa in Cina, nella Giornata mondiale di preghiera per i cattolici cinesi. Lager, arresti domiciliari, divieti non frenano la preghiera anche nelle prigioni. I tentativi di dividere la Chiesa e la nostra solidarietà.
Sabato 21 maggio Benedetto XVI ha ricevuto in udienza docenti e studenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in occasione del novantesimo anniversario della sua fondazione. Ne ha tratto occasione per una riflessione sull’università, un tema che gli sta molto a cuore come mostra tra l’altro il «discorso proibito» del 17 gennaio 2008, che al Papa a causa dell’intolleranza di un piccolo gruppo di studenti e professori fu impedito di pronunciare all’Università La Sapienza di Roma ma che fu in seguito pubblicato. Si tratta di un testo fondamentale sui problemi delle università contemporanee, su cui La Bussola Quotidiana proprio nel suo primo numero aveva proposto una riflessione.
La nube di ipocrisia, che avvolge l’attacco della Nato alla Libia di Gheddafi, si è ulteriormente gonfiata qualche giorno fa quando sono state colpite le “navi da guerra” della Marina militare libica all’ancora a Tripoli e in altri due porti della Tripolitania.
«Non sono io che ho scelto il Brasile. Ma qualcuno che sta più in alto mi ha scelto. Sono entrato nella realtà dei ragazzi tirato per i capelli, difatti ora non ne ho più…». Il buonumore non l’ha mai perso padre Renato Chiera, eppure in oltre trent’anni di missione ha visto realtà tutt’altro che da ridere. Figlio di contadini piemontesi, originario di Villanova Mondovì (Cuneo) nel 1942, dopo la laurea in filosofia all’Università Cattolica di Milano, padre Renato è finito dall’altra parte dell’oceano, inviato come sacerdote diocesano (fidei donum) nella periferia di Rio de Janeiro.
Per Jean Paul Pougala, camerunese, docente di sociologia ed esperto di Africa, la guerra contro Gheddafi è troppo costosa e potrebbe durare anni. La No Fly Zone della Nato basata su fatti mai provati, nasconde interessi economici e frustrazioni di Europa e Lega araba. La lezione della Chiesa al muto mondo pacifista.
Ultimamente sembra dilagare la mania per la “fine dei tempi”. Un gruppo cristiano ha predetto per questo fine settimana la seconda venuta del Messia e il giorno del giudizio. E ci sarebbe ancora il 21 dicembre del 2012 come data di riserva per l'Apocalisse, secondo il calendario maya. Ma cosa pensa la Chiesa cattolica di queste profezie?
Dopo l’appello del papa, sacerdoti sotterranei sono stati portati via dalla pubblica sicurezza per una “gita” e non farli andare al santuario della Madonna di Sheshan. Preghiera per vescovi sotterranei, rapiti dalla polizia da decenni. Mons. Jia Zhiguo all’ospedale per cure al cuore, sotto vigilanza dei poliziotti. Dissacrata la tomba di un vescovo. Rosari, adorazioni e messe in obbedienza all’invito del papa. Ma alcuni dicono di non sapere del suo messaggio.
Ho partecipato il 18 maggio all’inaugurazione della statua dedicata a Giovanni Paolo II alla Stazione Termini e debbo dire che il clamore e le contraddizioni che l’evento ha suscitato da subito, mi lasciano perplesso. Sembra quasi che le critiche sino partite troppo presto, rispetto a una statua così rappresentativa. Ad esempio la critica più ricorrente “il viso non assomiglia per niente al Papa” è vera, ma va anche detto che di giudizi positivi ne ho sentiti pochi.
Pisapia vuole erigere una grande moschea a Milano perché «è importante anche in vista dell’Expo 2015. Non si può pensare di avere in città milioni di visitatori senza che ci sia per loro la possibilità di avere un proprio luogo di culto dove pregare». Però le moschee sono una cosa diversa da un luogo di culto e Pisapia lo sa. Ma vuole il voto degli immigrati islamici.
Benedetto XVI dal Palazzo Apostolico si è collegato con i 12 astronauti della Stazione spaziale internazionale per 20 minuti di collegamento storici. «Vi chiamo perché sono curioso di sapere da voi esperienze e riflessioni», ha detto il Papa, e poi: «Nel mezzo del vostro lavoro nello spazio vi fermate a riflettere sul mistero e vi capita di pregare il Creatore?»
Il Mar Mediterraneo continua ad essere solcato da barconi di immigrati che dalle coste nordafricane approdano sull’isola di Lampedusa e, negli ultimi giorni, anche in altre zone della Sicilia. Attualmente, sono poco meno di mille i migranti ospiti nel Centro d'accoglienza lampedusano. Tra i migranti ci sono anche dei minori, ma quello che deve far riflettere sono i numerosi naufragi nei quali trovano la morte molti uomini, donne e bambini. Secondo l’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati, sono varie centinaia i migranti dei quali non si hanno più notizie. Sull’emergenza immigrazione Giancarlo La Vella ha parlato con mons. Agostino Marchetto, segretario emerito del Pontificio Consiglio Migrantes.
Famiglia, casa, occupazione, sicurezza, trasporti e ambiente. Sono i temi principali del programma del Sindaco Letizia Moratti che ha amministrato la città di Milano per cinque anni e che domenica e lunedì prossimo affronterà il ballottaggio per ottenere il secondo mandato alla guida del capoluogo lombardo.
Dopo aver distribuito, a sue spese, ai cittadini milanesi il libro dei “100 progetti” realizzati in questi anni, Letizia Moratti ha raccolto in un opuscolo il programma per i prossimi 5 anni. Come primo punto il Sindaco si impegna a non applicare alcun “aumento di tasse e tariffe”. Così come è stato nei cinque anni trascorsi non ci saranno tasse, non aumenterà né il costo del biglietto per viaggiare in metropolitana né quello di autobus e tram. Lo stesso sarà per i servizi i cui costi in questi anni si sono mantenuti i più bassi d’Italia. Milano, inoltre, è l’unica città in Italia a non aver mai applicato l’addizionale Irpef.
La storia, seppur - in generale - non abbia trovato particolare spazio sui media, è ormai tristemente nota: una ragazzina sedicenne è morta perché voleva abortire la creatura che aspettava in grembo. Ha perso la vita in seguito all’assunzione della pillola abortiva Ru486. La morte, in particolare, è sopravvenuta dopo che la ragazzina ha subito uno shock settico da Clostridium Sordellii. Un’infezione che, fino ad oggi, negli Stati Uniti, ha provocato otto casi di decessi. «Le morti per aborto con Ru486 e prostaglandine - scriveva il sottosegretario alla Salute Eugenia Rocella - salgono così a venti, a cui se ne sommano altre 12 per persone che avevano preso la Ru486 per “uso compassionevole”, cioè al di fuori di protocolli stabiliti: in tutto 32 morti accertate dopo l’assunzione di Ru486. Vanno anche ricordate altre due donne morte per aborto farmacologico solo con prostaglandine, cioè solo con il secondo farmaco associato alla pillola abortiva».