Commento al Vangelo di domenica prossima da Radio Vaticana. Il commento è negli ultimi 10 minuti del file mp3.
“Il mio tempo verrà”. Questo un giorno disse di sé Gustav Mahler, osannato direttore d’orchestra a livello internazionale tra fine Ottocento ed inizio Novecento, ma misconosciuto come compositore. E’ solo successivamente, per merito del grande direttore di origine ebraica Leonard Bernstein, che intorno agli anni ’60 il compositore boemo incominciò ad essere conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Oggi, 18 maggio, cade esattamente il centenario della sua morte e possiamo dire che quella profezia, pronunciata dallo stesso Mahler, si è pienamente e felicemente compiuta.
Sono passati trent’anni esatti (17 maggio) da uno dei due referendum più importanti della storia dell’Italia unita: quello sull’aborto. Correva l’anno 1981 e il Movimento per la Vita italiano, presieduto allora dall’avvocato Francesco Migliori, aveva raccolto un alto numero di firme per proporre la parziale abrogazione della legge 194, con cui era stato introdotto, nel 1978, l’aborto legale e gratuito.
Quel referendum fu, per i pro vita, una grande sconfitta. Solo il 32 per cento degli italiani, infatti, votò per la tutela della vita dei nascituri. Una cifra più bassa di quella ottenuta anni prima dal mondo cattolico che si opponeva al divorzio. Una vera debacle, insomma, che ancora oggi non è stata digerita. Basti ricordare che nel 2005, in occasione del referendum sulla legge 40, moltissimi ecclesiastici e cattolici in generale erano attanagliati da una paura: “Perderemo come nel 1981”. Invece nel 2005 si vinse, mentre nel 1981, appunto, si era perso ignominiosamente.
Un Paese dove Cristo è “rifiutato, ignorato o perseguitato”, dove ci sono vescovi che “soffrono”. Che il loro desiderio di stare nella Chiesa una e universale superi la tentazione di un cammino indipendente da Pietro.
Il Caritas Express viaggerà dal Vaticano a Orvieto il 21 maggio. Alle 10.00, la frontiera ferroviaria tra l'Italia e il Vaticano si aprirà in occasione del 60° anniversario della fondazione di Caritas Internationalis.
Il viaggio servirà per sensibilizzare il pubblico e raccogliere fondi destinati a vari progetti umanitari realizzati da Caritas Internationalis
Il percorso si snoderà dalla Città del Vaticano a Orvieto, dove dal 22 al 27 maggio si celebrerà la 19ma Assemblea Generale Caritas.
Pubblichiamo il testo della catechesi che Papa Benedetto XVI ha pronunciato questo mercoledì in occasione dell'Udienza generale in Piazza San Pietro in Vaticano, iniziando un percorso biblico sulla preghiera e dedicando il primo intervento ad Abramo.
Come ogni anno i cattolici cinesi vengono frenati nel pellegrinaggio a Sheshan. La Giornata mondiale è stata decisa da Benedetto XVI per rafforzare l’unità fra cattolici sotterranei e ufficiali e l’unità col successore di Pietro. In Italia, la Giornata verrà celebrata a Rimini il 21 e il 22 maggio.
Il Papa ha proseguito oggi, durante l’udienza generale, la sua catechesi sulla preghiera, avviando un percorso biblico che - ha detto - "ci guiderà ad approfondire il dialogo di alleanza tra Dio e l’uomo che anima la storia della salvezza, fino al culmine, alla parola definitiva che è Gesù Cristo. Questo cammino ci porterà a soffermarci su alcuni importanti testi e figure paradigmatiche dell’Antico e del Nuovo Testamento. Sarà Abramo, il grande patriarca, padre di tutti i credenti (cfr Rm 4,11-12.16-17), ad offrirci un primo esempio di preghiera, nell’episodio dell’intercessione per le città di Sodoma e Gomorra. Vorrei anche invitarvi ad approfittare del percorso che faremo nelle prossime catechesi per imparare a conoscere di più la Bibbia, che spero abbiate nelle vostre case, e, durante la settimana, soffermarsi a leggerla e meditarla nella preghiera, per conoscere la meravigliosa storia del rapporto tra Dio e l’uomo, tra Dio che si comunica a noi e l’uomo che risponde, che prega".
Anche se in questi giorni i riflettori della cronaca sono puntati sull’esito delle recenti elezioni amministrative, e non potrebbe essere diverso, è comunque meglio non dimenticarsi che nel frattempo un gruppo di Paesi della Nato, di cui l’Italia fa parte, continua a bombardare in Libia; e che la maggior parte della riva sud del Mediterraneo compreso fra la Tunisia a est e la Siria a ovest, o è in guerra, o è in grave tensione, o sta vivendo comunque una fase di transizione delicata e instabile.
No, il suicidio assistito non si tocca. Si, si potrà continuare ad andare a morire in Svizzera. Qual è la novità? Nessuna. Eppure, dopo che il referendum nel cantone di Zurigo domenica ha bocciato sia la proposta dell’Unione democratica federale, che chiedeva di rendere punibile qualsiasi forma di istigazione al suicidio, sia quella del Partito Evangelico, che proponeva di limitare l’assistenza al suicidio a chi risiede nel cantone da almeno dieci anni, nel Belpaese non s’è persa l’occasione per dar fiato alle trombe e invocare a gran voce la necessità di approvare la legge sul testamento biologico. Senza accorgersi, o magari facendo finta di non accorgersene, che il suicidio assistito non c’entra nulla con l’opportunità, o meno, di disegnare i propri personalissimi confini oltre ai quali le cure diventano accanimento terapeutico.
Tempi ha raggiunto e intervistato Lech Walesa, cofondatore di Solidarnosc, vincitore del premio Nobel nel 1983 e presidente della Polonia dal 1990 al 1995: «A Roma ero colmo di gioia e allo stesso tempo sentivo una mancanza per la beatificazione del papa Karol Wojtyla. Insieme abbiamo chiuso l'epoca delle divisioni e del comunismo»
Non c'è traccia di reciprocità religiosa, né di valori non negoziabili nell'appello firmato da 219 cattolici che invitano i cristiani di Milano a votare Pisapia, nonostante si sappia che cosa il candidato sindaco pensi in materia di coppie di fatto, di aborto e di liberalizzazione delle droghe. Il fatto potrebbe essere circoscrivibile a uno sparuto gruppetto ininfluente. O comunque conosciuto, visto che tra i firmatari ci sono Vittorio Agnoletto e Sandro Antogniazzi, ex sindacalista della Cisl e leader dell'Ulivo in Consiglio comunale. Se non fosse che sul volantino compaiono anche le firme di sacerdoti con un ruolo non secondario nella Curia milanese. Fra loro don Virginio Colmegna, presidente della Casa della carità, ampiamente supportata dalla diocesi ambrosiana, e don Enrico Capitani.
La vicenda di don Riccardo Seppia, il prete della diocesi di Genova arrestato per abusi sessuali su minori e uso di droga, ha profondamente colpito l'opinione pubblica sia per la gravità dei reati commessi sia per la solitudine e la realtà di disgregazione - comunitaria e sacerdotale - in cui tale doppia vita è maturata. Proprio su quest'ultimo aspetto si era concentrato l'editoriale di ieri, firmato da Andrea Tornielli, che aveva lasciata aperta una domanda su come è stato possibile che una vita sacerdotale si sviluppasse così, quasi nell'indifferenza generale. Una provocazione a cui risponde oggi un sacerdote - che è anche collaboratore de La Bussola Quotidiana -, presentando la propria esperienza positiva di amicizia nella Chiesa, l'unica possibilità per non perdersi.
Oggi dovrebbe riprendere alla Camera la discussione sul disegno di legge sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT), che i partiti dell’attuale maggioranza sperano di approvare in fretta. Come è noto anche la Conferenza episcopale italiana spinge per una rapida approvazione di una legge che – nelle intenzioni – dovrebbe evitare il ripetersi di un altro caso Eluana Englaro. E’ altrettanto noto che nel mondo pro life molte sono le voci di disaccordo, che ritengono non necessaria o addirittura pericolosa questa iniziativa legislativa.
A 30 anni dal referendum che il 17 maggio 1981 cercò di abrogare parte di quella legge 194 con cui nel 1978 era stato introdotto l’aborto legale e gratuito nel nostro Paese, i pro-lifer italiani scendono finalmente per le strade a manifestare l’intangibilità del diritto alla vita come oramai si fa, e da tempo, in numerose città europee, americane e australiane. E, per colmare il ritardo storico, di marce gli antiabortisti italiani ne hanno organizzate ben due, a pochi giorni di distanza l’una dall’altra.
La prima avrà luogo a Roma domenica 22 maggio 2011, con inizio alle 10,30 in Piazza Risorgimento.
La seconda si svolgerà sabato 28 maggio a Desenzano del Garda, partenza alle 10,15 da Piazza Malvezzi, di fronte al Duomo.
Il 16 maggio Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti al Congresso Internazionale promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, nel cinquantesimo anniversario dell’Enciclica Mater et magistra del Beato Giovanni XXIII (1881-1963), datata 15 maggio 1961. Fu un’enciclica che affrontò per la prima volta in modo sistematico il problema della giustizia sociale internazionale ed ebbe grande risonanza anche fuori della Chiesa Cattolica. Il Papa ne propone - come nell’enciclica Caritas in veritate aveva fatto per un’altra enciclica sociale sullo stesso tema, la Populorum progressio (1967) del servo di Dio Paolo VI (1897-1978) - un’interpretazione che ne fa emergere insieme gli elementi di novità e la continuità con il Magistero precedente della Chiesa, secondo un programma di «ermeneutica della riforma nella continuità» che è parte essenziale del pontificato di Benedetto XVI, applicato sistematicamente sia ai documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II sia al Magistero dei Papi del Concilio, il beato Giovanni XXIII e il servo di Dio Paolo VI.
La vicenda del direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn, esponente di punta del Partito Socialista Francese e (ex) probabile avversario di Sarkozy alle prossime elezioni presidenziali francesi, suscita diversi pensieri.
Il primo, e forse più banale, è questo: per mesi ci hanno spiegato che i (presunti) comportamenti sessuali del nostro Presidente del Consiglio costituivano una vergogna davanti a tutto il mondo. Ora, tanto per restare in Francia, il sospetto violentatore di cameriere (e giornaliste, e collaboratrici...), lo scambista, il sado-masochista Strauss-Khan fa buona compagnia al parlamentare europeo pedofilo-confesso Cohn Bendit, o al ministro sospetto-pedofilo-confesso Frédéric Mitterand, nipote di Francois, a sua volta (pare) sessuomane e adultero, come (pare) Giscard d'Estaing e Chirac. Potremmo anche spostarci in Inghilterra, dove troveremmo l'adultera (ma tanto, tanto buona...) lady D e i sospetti pedofili Blair e Brown; oppure in Belgio, dove la famiglia reale pare connessa in qualche modo all'orribile affare Doutroux. E Clinton, il cui nome è ormai definitivamente associato alla stagista Lewinsky? E Kennedy? Sarebbe il caso di smetterla con questo falso ed ipocrita moralismo ad uso elettorale, che trascina nel degrado anche la morale.
Mentre riprende alla Camera la discussione sul disegno di legge sul fine vita, rimangono irrisolte alcune questioni, la principale delle quali va oltre il testo stesso e anche oltre le migliori intenzioni di chi vuole tutelare la vita sino al suo tramonto naturale. la questione è infatti che non esiste legge al mondo, perfetta quanto vogliamo, che possa ostacolare l'arbitrio dei giudici. Questo vale per il fine vita come per i danni da vacanza rovinata. Qualsiasi avvocato anche alle prime armi lo sa: le buone intenzioni del legislatore possono scontrarsi con le cattive intenzioni dei magistrati. Se la futura legge verrà promulgata ciò non comporterà automaticamente che i giudici la applicheranno fedelmente secondo i principi ispiratori degli estensori. In buona sostanza una nuova legge di per sé non porterà a cancellare il possibile orientamento ideologizzato di alcune toghe. E’ banale quasi ricordarlo.
Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha dato ieri notizia di alcuni prossimi importanti appuntamenti dell’attività del Papa. Stamani, a margine dell’udienza generale, in una delle salette adiacenti l’Aula Paolo VI, il Pontefice incontrerà il nuovo segretario della Lega Araba, Nabil al-Arabi, eletto due giorni fa. E’ stato invece fissato per sabato prossimo 21 maggio, alle 13.56, il collegamento audio-video tra Benedetto XVI e la stazione spaziale internazionale in occasione dell’ultima missione dello Shuttle Endeavour.
Il governo della città vuole demolire la casa delle suore di Saint Paul cancellando tutta la loro attività caritativa. Molte proprietà della Chiesa, che dovrebbero tornare ai legittimi proprietari vengono sequestrate e intestate come proprietà privata di membri del partito, alimentando la speculazione edilizia. Vietnam e Cina unite nell’oscurare il nostro sito web.
Non si può negare, neanche dai più strenui difensori delle chitarre nella liturgia, che l’organo è uno strumento che appartiene al patrimonio storico della Chiesa cattolica, e questo da vari secoli. Il suo uso, è stato vario ed è naturalmente anche coinciso con le evoluzioni tecnico-costruttive dello strumento. Pensiamo per esempio alla concezione di un organo ottocentesco italiano, che perfettamente si adattava a eseguire le composizioni di stile operistico dei musicisti più in voga di quel periodo. Insomma, l'organo si è spesso adattato alle esigenze (liturgicamente lecite o meno, non è qui il caso di dibattere) che la cultura del periodo e la conseguente liturgia gli presentava. Io insisterei più sul chiamare questo strumento, “strumento storico” della liturgia (anche se questa definizione non è il massimo) preferendo questa accezione a quella di “strumento tradizionale”. Questo perché, almeno qui da noi, alla parola “tradizione” si dà un senso di incatenamento, di irreformabilità, di irrigidimento (e questo non è certo il senso vero di queste bella parola).
Giovedì 12 maggio un sacerdote è stato assassinato nella capitale della Colombia, Bogotà. Volevano rubargli il telefono cellulare.
Padre Gustavo García, di 34 anni, ha perdonato il suo assassino prima di morire in ospedale. Stava preparando i giovani della Colombia che assisteranno alla Giornata Mondiale della Gioventù di agosto a Madrid.
“Ieri sera a Bogotà, Colombia, è stato assassinato il sacerdote di 34 anni Gustavo García, religioso eudista. Stava preparando il viaggio dei giovani alla GMG, con veglie di preghiera. Era il direttore spirituale dell'Università Minuto de Dios di Bogotà e conferenziere dell'emittente Minuto de Dios”, ha reso noto a ZENIT il 13 maggio Alfredo Peláez Ángel.
Si odono di frequente richiami a volgere l’attenzione all’Oriente cristiano, intanto sono omessi nel rito romano elementi che lo richiamano, come velare il calice e benedire l’incenso. La presenza di tende e veli nella liturgia è riconducibile al culto giudaico; per esempio il doppio velo all’ingresso del santuario nel tempio di Gerusalemme, segno di riverenza verso il mistero della Shekina, la presenza divina. Così per l’incenso e gli altri aromi che bruciavano sull’altare apposito antistante, al fine di elevare visibilmente l’anima alla preghiera, secondo le parole del salmo 140: Dirigatur, Domine, oratio mea, sicut incensum, in conspectu tuo – La mia preghiera stia davanti a te come incenso, o Signore. Nello stesso tempo il profumo copriva l’effetto sgradevole degli odori degli animali immolati e del sangue dei sacrifici.