Don Bernard Boiro, primo sacerdote di etnia peul, è stato ordinato il 28 dicembre scorso nel villaggio di Pakour, nella diocesi di Kolda. “Si tratta di un avvenimento straordinario se si pensa che l’etnia peul, sparsa in tutta l’Africa sub-sahariana, è quasi totalmente islamizzata da secoli” dice all’agenzia Fides padre Bruno Favero, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie del Senegal.
Le violenze anticristiane non si fermano nel mondo. Una chiesa ortodossa è stata data alle fiamme in Inguscezia, piccola Repubblica autonoma russa situata nel Caucaso settentrionale: non ci sarebbero vittime. Il rogo è stato appiccato da una granata lanciata da ignoti che ha colpito il tetto di una chiesa a Ordzhonikidze, cittadina a ridosso del confine con la Cecenia, spesso violato dai ribelli separatisti islamici per compiere incursioni e attentati.
In questo inizio del 2011, sono già numerosi i sanguinosi attacchi in varie zone dell'Iraq. Da segnalare anche un nuovo attentato ai danni della comunità cristiana irachena. Una donna è stata uccisa a Baghdad nella sua abitazione.
La Vrije Universiteit di Bruxelles ha pubblicato sulla rivista scientifica Health and Place uno studio sull'eutanasia. Lo studio è incentrato per la prima volta sulle " differenze in termini di decisioni di fine vita, ovvero le decisioni dei medici circa i trattamenti di fine vita che possono potenzialmente influire sul tempo che rimane al paziente di vivere".
Lo studio dimostra come l'eutanasia in Belgio, quella involontaria effettuata cioè senza il consenso del paziente, sia più diffuso in città come la capitale Bruxelles che nelle aree di campagna. Fuori dalla città di Bruxelles i casi di eutanasia volontaria costituiscono il 3,2% di tutti i decessi, questa percentuale sale al 5,4% nell'area metropolitana. Quasi tripla la percentuale dei casi di eutanasia attiva senza l'esplicito consenso del paziente nella città di Bruxelles rispetto alle aree non metropolitane (rispettivamente 4,3% e 1,5%).
Assurde le accuse contro la comunità copta che terrebbe prigioniere due donne convertite all’islam. La psicosi delle conversioni in un Paese che proibisce di cambiare religione. Gli attacchi islamici contro Shenouda III; le critiche dell’imam di Al-Ahzar contro Benedetto XVI. L’Europa deve aprire canali di dialogo culturale con i Paesi islamici, rifiutando laicismo e fondamentalismo. Proprio come dice il papa.
Sandro Magister legge per Tempi le notizie più importanti di oggi: «L'imam che ha risposto al Papa ha usato in modo strumentale un linguaggio anticattolico tipico dell'Occidente; al dialogo formale purtroppo non corrisponde quasi mai una posizione contro la violenza dei propri fedeli; l'Ue non farà niente contro il regime egiziano che considera alleato».
Nel denunciare l'”ingerenza” di Benedetto XVI, lo sceicco si comporta come un esponente della leadership nazionale, preoccupato dell'indebolimento del governo e dell'eventualità che le tensioni in Egitto sfocino in una guerra di religione vera e propria. Grave il vuoto di memoria sulle parole che il Santo Padre spende da anni anche contro le violenze subite dai musulmani.
L’ossessione di fondo del pensiero utopico, di tutte le utopie, è l'esemplificazione. Si escogita uno schema a tavolino e poi lo si applica. E se i fatti contraddicono le teorie (come diceva un illustrissimo filosofo marxista, Ernst Bloch), tanto peggio per i fatti. I giacobini, dopo aver ridotto sul lastrico l'erario della Francia (lo Stato allora più potente), ne diedero la colpa ai “nemici della Nazione” e se la presero con gli aristocratici, i preti, i vandeani. Quella di “smascherare i complotti” fu praticamente l'unica attività di Robespierre prima di cadere vittima della sua stessa fissazione. Il molto più efficiente nazismo imputò tutti i mali della patria tedesca ai capri espiatori che sappiamo. Lo stesso fece il regime bolscevico in Russia, come ben videro i poveri Kukaki e quanti rimasero intrappolati nelle maglie della grandi “purghe” staliniane.
Il ministro per gli Affari Religiosi tenta di placare i partiti islamici e annuncia che il governo non vuole modificare la controversa legge. Scontri fra manifestanti islamici e polizia vicino alla casa del Presidente pakistano Asif Ali Zardari. Si attende che l’Alta corte di Lahore fissi la data dell’appello per la cristiana condannata a morte.
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L’aggressione è avvenuta ieri sera, durante un servizio di preghiera a Davanagere. La vittima, colpita con una mannaia, è salva per miracolo. Sotto accusa la legge ‘anti-conversione’ voluta dai radicali indù. “E’ pretesto per violenza anticristiane”, afferma il presidente del Consiglio globale dei cristiani indiani, che ricorda il messaggio del Papa sulla libertà religiosa.
Erika Kadlecová (1924) è un nome che difficilmente si trova nelle pubblicazioni dedicate alla Primavera di Praga. Eppure questa sociologa in quel periodo ricopriva l’importante incarico di direttrice del Segretariato per gli affari delle Chiese presso il ministero della Cultura, che fino a poco tempo prima era stato retto dallo stalinista Hruza. Le cosiddette «democrazie popolari» erano solite istituire questi uffici non tanto per normalizzare i rapporti con la Chiesa, quanto perché intervenissero a limitarne il raggio d’azione.
«Davanti a questa strategia di violenze che ha di mira i cristiani, e ha conseguenze su tutta la popolazione, prego per le vittime e i familiari e incoraggio le comunità ecclesiali a perseverare nella fede e nella testimonianza di non violenza che ci viene dal Vangelo». Lo ha detto ieri Benedetto XVI all’Angelus, riferendosi alla strage di cristiani copti nella notte di Capodanno fuori dalla chiesa dei Santi in Alessandria d’Egitto, e costata la vita a 21 persone.
Come iniziare meglio l’anno nuovo, se non con un nuovo macello di cristiani? Gli agnelli sacrificali sono sempre gli stessi, sono a portata di mano dei carnefici e nessuno li difende.
I ventuno morti per un’autobomba piazzata all’ingresso di una chiesa ad Alessandria d’Egitto, vanno a sommarsi alla cinquantina di vittime fatte in un’altra chiesa, a Bagdad, il 31 ottobre, a cui è seguito poco dopo il supplizio di altri sei cristiani (con 33 feriti).
Tragedie che vanno a sommarsi alla terribile condizione dei cristiani in Pakistan, alle ragazzine cristiane che lì sono ritenute schiave a disposizione di ricchi signori islamici, per non dire del caso di Arshed Masih che è stato bruciato vivo per la sua fede cristiana, mentre la moglie – andata a denunciare l’orrore dalla polizia – è stata violentata davanti agli occhi dei figli (sono cronache dell’anno appena trascorso).
Ma non importa niente a nessuno dei cristiani. Come ha scritto Bernard Henri Lévy un mese fa sul Corriere della sera: “oggi i cristiani formano, su scala planetaria, la comunità più costantemente, violentemente e impunemente perseguitata”.