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Messaggio del 8 gennaio 1983:Voi parrocchiani potreste pregare anche quattro ore al giorno. Vi sembra troppo? Ma è appena la sesta parte della giornata! In realtà voi siete perplessi perché pensate di poter vivere solo di lavoro.

Notizie dai giornali cattolici



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Vladimir Sergeevic Solovev è morto cento anni fa, il 31 luglio (13 agosto, secondo il nostro calendario gregoriano) dell'anno 1900. E' morto sul limitare del secolo XX: un secolo del quale egli, con singolare acutezza, aveva preannunciato le vicissitudini e i guai; un secolo che avrebbe però tragicamente contraddetto nei fatti e nelle ideologie dominanti i suoi più rilevanti e più originali insegnamenti. E' stato dunque, il suo, un magistero profetico e al tempo stesso un magistero largamente inascoltato. Un magistero profetico - Al tempo del grande filosofo russo, la mentalità più diffusa - nell'ottimismo spensierato della «belle époque» - prevedeva per l'umanità del secolo che stava per cominciare un avvenire sereno: sotto la guida e l'ispirazione della nuova religione del progresso e della solidarietà senza motivazioni trascendenti, i popoli avrebbero conosciuto un'epoca di prosperità, di pace, di giustizia, di sicurezza.
Una grande signora, una grande religiosa, una grande anima. È il ritratto di Santa Giovanna Frémiot de Chantal , moglie di un barone , vedova a causa di un banale incidente di caccia che le strappò il marito, madre di famiglia, che si è ritirata in convento dopo aver sistemato i suoi figli, che ha fondato col suo direttore spirituale, San Francesco di Sales (1567-1622), un nuovo ordine, detto “della Visitazione di Nostra Signora”. San Francesco di Sales , il grande dottore della Chiesa, nonché vescovo di Ginevra, la vide la prima volta mentre indossava ancora i rigidi abiti vescovili. Lo colpirono il coraggio di quella donna, la sua austerità, la solida fede.
Nel mondo moderno, dal Concilio Vaticano Secondo in poi, si è purtroppo giunti a banalizzare anche la serietà che concerne l'argomento " morte" e solo per fare un esempio possiamo vedere come vengono celebrate oggi le esequie, cioè i funerali: non c'è più niente, non solo di sacro, ma neppure di serio. Alla morte è impedito perfino di essere considerata nel modo che le compete.
L'anno mariano che si sta vivendo nell'Opus Dei e le feste dedicate alla Madonna sono un'occasione per parlare della Madre di Dio nella lettera che mons. Echevarría indirizza questo mese ai fedeli dell'Opera.
Ieri 11 agosto gruppi di cristiani e attivisti per i diritti umani hanno marciato e protestato contro le leggi discriminatorie, chiedendo pari libertà e dignità per ogni religione.
Il ventunesimo incontro internazionale di preghiera dei giovani – Mladifest – che è iniziato a Medjugorje Domenica 1 Agosto 2010 dal tema “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna”, è terminato Venerdi 6 Agosto con una Santa Messa di ringraziamento sul Krizevac alle ore 5:00 del mattino che è stata presieduta da Fra Danko Perutina. La sera prima, il 5 Agosto, il Parroco di Medjugorje fra Petar Vlašić ha ringraziato tutti come padrone di casa, ha augurato a tutti un felice ritorno ed ha invitato tutti al ventiduesimo Festival dei Giovani che si terrà a Medjugorje nell'Agosto del 2011.
''Io credo ai miracoli, perche' uno l'ho sperimentato, a Medjugorje''. Lo ha raccontato a CortinaIncontra Ennio Doris, presidente di Mediolanum.
“Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”: è l’esortazione che, nel Vangelo di oggi, Gesù rivolge a Pietro che gli chiedeva quante volte fosse giusto perdonare. Il Signore racconta dunque la parabola del padrone che condona il debito ad un suo servo il quale non mostra invece la stessa compassione verso un suo debitore. Benedetto XVI si è soffermato spesso sulla misericordia di Dio e la forza del perdono.
Di fondamentale importanza per la storia della stregoneria è il Formicarius di Johann Nider (1380 ca-1438), scritto tra il 1435 ed il 1437, primo trattato demonologico sull’argomento giunto sino a noi. L’opera prende spunto dalla vita delle formiche, fatta di abitudini ed organizzazioni simili a quelle degli uomini, per esemplificare la necessaria formazione dei fedeli alla cristianità autentica, unico vero rimedio contro il male dilagante nella società.
Vale la pena morire per l’Afghanistan? La domanda rimbalza a ogni soldato ferito od ucciso in Afghanistan. Eppure domenica nessuno se l’è posta. C’erano dieci cadaveri domenica in Afghanistan. Otto erano di cristiani trucidati soltanto per aver avuto il coraggio e la forza di addentrarsi nel paese, per regalare speranze e cure a una popolazione sballottata tra la guerra dei fondamentalisti islamici e quella, spesso altrettanto cruenta, dell’alleato occidentale. Ma quei sei cadaveri americani accompagnati da uno inglese, uno tedesco e quelli di due guide afghane stavolta sembravano non far testo. Qualcuno ha addirittura finto di credere alla rivendicazione talebana, alla menzogna con cui un gruppo di rapinatori assassini spacciatisi per talebani si ripuliva la coscienza accusando la squadra dell’”International Afghan Mission”, un’organizzazione cristiana presente in Afghanistan sin dal 1966, di aver tentato di convertire gli adepti locali regalando e distribuendo bibbie tradotte in pashtun e farsi.