Francesco Colafemmina, autore di un libro sul nuovo santuario di Renzo Piano: «Già la forma a conchiglia è un riferimento alla loggia. E poi sono assenti chiari segni cristiani: anche i fedeli rimangono sconcertati»
Nell’incontro con il mondo della cultura, Benedetto XVI parla del conflitto tra presente e tradizione e del ruolo che in esso ha la Chiesa. L’annuncio della verità, garanzia di libertà, è un servizio alla società intera. Col Vaticano II sono state accolte e ricreate le forze che hanno caratterizzato la modernità, ossia la Riforma e l’Illuminismo.
«Un giorno, mentre pregavo nella mia cella, Dio mi parlò». Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, sorride: «Lui si che è un comunicatore. Mi chiese di lasciare tutto. Come francescano era ipotizzabile che io non avessi già più nulla. E invece no. Io avevo tanto, ero professore all'università di Milano, avevo degli agi, una carriera professionale. Mollai ogni cosa e mi feci predicatore itinerante della Parola».
Padre Cantalamessa, che l'11 maggio ha ricevuto presso l'ateneo Lateranense di Roma, il premio "Comunicazione e cultura" (riconoscimento a quanti operano nei media incarnando i valori espressi nel tema della Giornata delle comunicazioni sociali), racconta gli esordi del suo lungo viaggio nel mondo dei media.
La Vergine Maria è coronata non solo delle gioie, ma anche delle sofferenze dell'umanità, ha affermato Benedetto XVI questo mercoledì pomeriggio nella Cappellina delle Apparizioni del Santuario di Fatima.
Il Papa è giunto nella cittadina del centro del Portogallo nel pomeriggio proveniente da Lisbona, dove è rimasto una giornata e dove in mattinata aveva incontrato i rappresentanti del mondo della cultura e dell'arte nel Centro Cultural de Belém.
Davanti alla Cappellina è stato accolto da padre Virgílio do Nascimento Antunes, Rettore del Santuario di Fatima. La Cappella è stata costruita per volontà della stessa Vergine nel 1919 e la prima Messa vi è stata celebrata nel 1921.
Quando i Papi si muovono, è la Chiesa che si muove. In questo mese di maggio, Benedetto XVI è stato a Torino a per l'ostensione della Sindone e ora è a Fatima.
"Pregherò per la Chiesa, per i sacerdoti e per la pace", ha detto prima di mettersi in viaggio. Il primo Pontefice ad andare pellegrino in quel Santuario fu Paolo VI, e vi si recò nel 1967, cinquantesimo anniversario delle apparizioni. Poi Giovanni Paolo II vi si recò nel 1982, l'anno dopo l'attentato subito in Piazza San Pietro. Papa Wojtyla era convinto di essere stato miracolato dalla Madonna di Fatima. L'attentato si era avuto il 13 maggio del 1981, giorno anniversario della prima apparizione della Madonna nella cittadina portoghese. I colpi sparati dall'attentatore erano mortali, ma la pallottola, che aveva colpito il Papa all'addome, aveva tenuto all'interno del suo corpo un percorso a zig zag, assolutamente inspiegabile.
Su Wiki lo hanno amichevolmente soprannominato “il gesuita 2.0”. Se pensate che un letterato non sia la persona più adatta per riflettere sulle nuove tecnologie, vi conviene fare la conoscenza di padre Antonio Spadaro. Innamorato della carta non meno del suo candido iMac o dell’iPhone che gli guizza in mano all’improvviso, Spadaro è gesuita per vocazione, critico per passione, esperto di new media per provocazione. Nel senso che la sua riflessione sulla Rete evita gli approcci più comuni, di tipo rigidamente tecnico o sociologico. E chiarisce: «Mi sembra che ciò che forse manca, in questo momento, sia una riflessione più ampiamente antropologica, che consideri il web all’interno dell’esperienza umana e non come una “bolla”, un episodio slegato». Un invito a chiave di lettura più ampia, dunque, che forse gli viene proprio dal suo peculiare backstage...
Cristo è “l'eternamente giovane”, ed è quindi la guida migliore per i ragazzi e le ragazze del nostro tempo.
Benedetto XVI lo ha affermato questo martedì sera salutando i tanti giovani provenienti da diverse parrocchie e appartenenti a vari movimenti ecclesiali che si sono riuniti davanti alla Nunziatura Apostolica di Lisbona per cantare in suo onore e ricevere la sua benedizione.
Affacciandosi dopo cena al balcone della Nunziatura, il Pontefice ha detto di aver apprezzato “la viva e numerosa partecipazione dei giovani” all’Eucaristia celebrata nel pomeriggio al Terreiro do Paço della capitale portoghese.
Non si può non restare colpiti dalla differenza tra le parole pronunciate dieci anni fa in Portogallo da Wojtyla e di ieri di Ratzinger.
Giovanni Paolo II identificò di fatto il terzo segreto di Fatima con l’attentato compiuto contro di lui il 13 maggio 1981 in piazza San Pietro: solo un provvidenziale intervento della Vergine, disse il pontefice, fece deviare la pallottola che avrebbe dovuto essere mortale. Ieri invece papa Ratzinger ha confermato che il terzo segreto riguarda sì le persecuzioni contro la Chiesa, ma ha aggiunto che «oggi» queste persecuzioni vengono «soprattutto» dai peccati compiuti all’interno della Chiesa. Il riferimento ai casi di pedofilia è apparso evidente quando Benedetto XVI ha spiegato come e perché il perdono e la penitenza «non possono soddisfare la sete di giustizia».
Nella sua seconda apparizione a Lucia, Giacinta e Francesco, l'Angelo del Portogallo insegnò ai ragazzi come dovevano adorare Dio, con santa riverenza e come fare l’intercessione per i peccatori. I tre pastorelli si dimostrarono alunni docili nella preghiera, perché molto decisi nella crescita in santità, senza avere un contatto immediato con l'Angelo per un grande periodo di tempo.
Una sentenza cristallina (mi pare) del Consiglio di Stato ridà dignità all’insegnante di religione cattolica della scuola pubblica, recentemente declassato a “quasi” insegnante, privato della possibilità di partecipare “a pieno titolo” agli scrutini scolastici e di attribuire crediti formativi agli studenti “avvalentisi”, dalla decisione del TAR Lazio dell’agosto dell’anno scorso. Quest’ultima è stata infatti ora annullata dai giudici di Palazzo Spada. Sembra così interrompersi – con l’autorevolezza dell’Autorità che ha deciso la questione – quel trend che portava a ritenere l’insegnamento della religione cattolica non un insegnamento vero e proprio.
Per lui, che ha alle spalle parecchie primavere e vanta una vita intellettuale di prim’ordine, tanto da essere universalmente considerato l’anti Lévi-Strauss grazie all’invenzione di quell’“homo religiosus” che è diventato cifra fondamentale di una vera e propria disciplina (l’antropologia religiosa), la questione è molto chiara: «Tutto nasce con l’Illuminismo. Anzi, ha un prologo nel Rinascimento. Nel XVIII secolo si è avuto un movimento che ha voluto neutralizzare la religione cristiana e confinarla nelle sacrestie delle chiese. Per i sostenitori di quella linea di pensiero, la religione cristiana non ha diritto di entrare nella piazza pubblica. Questo ha poi portato alla Rivoluzione francese e alla concezione di laicité che ne è conseguita. Successivamente il movimento si è accentuato in Europa e ha spinto in avanti la secolarizzazione della società». Julien Ries, novant’anni compiuti poche settimane fa, è sacerdote e direttore del Centro di storia delle religioni dell’Università Cattolica di Lovanio, Belgio.