I cattolici che vivono in condizioni di minoranza non vogliono “diritti speciali”, ma quelli che devono essere garantiti a ogni essere umano, a cominicare dal fondamentale “diritto di esistere”.
Monsignor Aldo Giordano, Osservatore Permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, lo ha dichiarato in occasione del 10° Incontro dei presidenti delle Conferenze Episcopali del Sud-Est europeo, svoltosi nella capitale moldava Chişinău dal 25 al 28 febbraio.
“I cattolici che vivono in situazioni di minoranze non attendono diritti speciali, ma sentono la responsabilità di contribuire al bene comune”, ha affermato il presule.
In generale, il “mormorio” che circonda un film di argomento cattolico suscita spesso cattivi presagi sul suo contenuto sacro. Ad eccezione de “La passione” di Mel Gibson nel 2004, quanta più attenzione riceve una pellicola sulla religione, tanto più è probabile che attacchi i cattolici.
Per questo, quando “Lourdes”, il film della regista austriaca Jessica Hausner, è stato proiettato al Festival del Cinema di Venezia e ha vinto un premio dell'Unione degli Atei (anche se credo che il premio ateo del cinema si chiami Palma d'Oro) ho pensato al peggio.
La Hausner, tuttavia, mi ha colto completamente di sorpresa con questo film caloroso e molto umano; non pietoso ma rispettoso, che non evangelizza ma non provoca neanche rifiuto.
Essendo stato per quasi un decennio membro della Commissione statunitense per i Diritti Umani, so che nella società americana ci sono poche questioni tanto controverse come quelle che riguardano i rapporti razziali.
Nonostante ciò, un articolo apparso questo fine settimana sul New York Times - intitolato “To Court Blacks, Foes of Abortion Make Racial Case” (“Per strizzare l'occhio ai neri, i nemici dell'aborto creano un caso razziale”) - merita di essere preso in considerazione.
Senza entrare nella controversia circa la ben documentata filosofia eugenetica di Margaret Sanger (fondatrice di Planned Parenthood), o nel dibattito sul fatto che gli afroamericani siano o meno deliberatamente etichettati come coloro che usufruiscono maggiormente dell'aborto, restano molti elementi su cui riflettere.
“Dove non c'è posto per i poveri, non c'è posto per me”, diceva la religiosa spagnola Cándida María de Jesús (1845 – 1912), fondatrice della Congregazione delle Figlie di Gesù.
Papa Benedetto XVI, durante il concistoro svoltosi venerdì scorso in Vaticano, ha annunciato che la sua canonizzazione si svolgerà il 17 ottobre prossimo in Vaticano insieme a quella di altri cinque beati.
Il suo nome di battesimo era Juana Josefa Cipitria y Barriola e nacque a Berrospe, Adoain, nei Paesi Baschi.
Mostrò sempre una grande sensibilità per i più bisognosi e abbandonati: “La sua profonda esperienza dell’amore di Dio per ognuna delle sue creature la portò a corrispondere con generosità e dedizione”, disse Papa Giovanni Paolo II nell'omelia della sua beatificazione, il 12 maggio 1996.
Il coordinatore della commissione organizzatrice del viaggio del Papa in Portogallo, monsignor Carlos Azevedo, ha affermato che il poster di presentazione della visita pontificia sottolinea la timidezza e la gentilezza del Pontefice.
La fotografia che appare sul poster “ha colto la timidezza e la gentilezza di Benedetto XVI”, così come “il modo sublime in cui mostra la mano che ci benedice e ci saluta”, ha detto venerdì in un incontro con la stampa, secondo quanto rende noto l'agenzia Ecclesia.
Il Vescovo ausiliare di Lisbona ha sottolineato anche il riferimento alla croce, presente come segno grafico e nella disposizione delle lettere.