Nel mese di ottobre la Chiesa ricorda San Bruno di Colonia, innanzitutto, a nome di tutta la redazione di Pontifex un augurio di serenità al nostro direttore responsabile Bruno Volpe che con la collaborazione di numerosi giornalisti ha creato in poco più di un anno uno dei più seguiti quotidiani cattolici on line d’Italia. Superando di gran lunga come numero di visite il precedente sito dove sia io che Bruno scrivevamo.
Nel primo millennio di storia cristiana, Orsola era una delle sante tra le più conosciute ed amate. Fu protagonista di una leggenda che incontrò un favore popolare enorme in tutto il medioevo. “Orsola e le sue compagne” è stato anche uno dei soggetti preferiti dai disegnatori di vetrate, pittori e ricamatori. La leggenda parla di Orsola, o Ursula, vergine e martire, e di altre undicimila caste compagne. Essa trae origine da una iscrizione, risalente al 400 circa, che attesta la costruzione a Colonia di una chiesa in onore di alcune martiri e vergini.
Nella notte tra il 30 ottobre e il 1 novembre le zucche si illumineranno per la loro festa annuale: Halloween, parola inglese che deriva da All hallow’s eve, cioè “ vigilia di tutti i Santi”. Questa è la radice delle nostre zucche, trapiantate in america nell’ottocento dagli emigrati irlandesi che erano soliti celebrare le feste di inizio novembre svuotando le caratteristiche verdure gialle. Quello era anche il periodo in cui già varie antiche popolazioni pagane celebravano gli inizi del rigido inverno, ed i Celti del centro Europa festeggiavano il loro capodanno.
Come avevo promesso, cari amici, posso finalmente mettere nel blog altri due canti di Caterina come solista, con il coro Foné degli universitari di Comunione e liberazione di Firenze. Entrambi sono canti dedicati alla Madonna.
Lo faccio perché la sua preghiera alla Santa Vergine, nostra speranza e nostra consolazione, continui a risuonare, anche per le tante persone che mi scrivono, afflitte nel corpo o nello spirito, chiedendo la nostra preghiera.
Sarà bello poter pregare il Beato Carlo Gnocchi, come tanti hanno già fatto per tutti questi anni, dal 1956 in poi, sapendolo santo. Consola sapere che la Chiesa, esperta in umanità, ha visto e approva, dopo che Dio concedendo il miracolo ha detto di sì. Interessante anche il tipo di miracolo. Un elettricista brianzolo che lavorava da volontario a un centro per disabili a Inverigo ed è rimasto folgorato, impossibile sopravvivere. Ma la folgore non lo ha ucciso avendo egli invocato istantaneamente don Gnocchi.
Silvio Colagrande è uno dei “mutilatini” dell’opera di don Carlo Gnocchi. Durante l’infanzia perse la vista a causa di uno spruzzo di calce viva e venne mandato dai suoi presso il centro di accoglienza aperto a Inverigo, in provincia di Como. Là conobbe il sacerdote grazie al quale riebbe il dono della vista. Il 28 febbraio del 1956 infatti venne sottoposto a un trapianto, il primo in Italia, delle cornee. Il donatore era infatti don Gnocchi, deceduto il giorno prima. In occasione della sua beatificazione che avverrà la prossima domenica lo abbiamo intervistato perché ci raccontasse la sua esperienza in compagnia di questo grande educatore della Chiesa