Sotto il Tuo Manto

Sabato, 6 settembre 2025 - San Zaccaria Profeta (Letture di oggi)

Giovanni Tommaso Arena, un giovane proveniente da Catanzaro, era uno schernitore di mestiere, un vero maleducato come ce ne sono ancora oggidì, purtroppo. Costui, appena scoperto quello che si faceva all'oratorio di San Filippo, aveva preso ad andarvi assiduamente, ma non con le più belle intenzioni: entrava e usciva liberamente cercando di attirare l'attenzione per distrarre gli altri; durante i pii esercizi, le letture o i sermoni commentava con mormorazione o sghignazzi; canzonava questo o quello, zufolava. Faceva insomma quello che voleva in modo scandaloso. Tutti erano stufi di vedersi quel vagabondo tra i piedi: Noi, padre, non possiamo più sopportarlo dicevano. La risposta di Filippo era invariabilmente questa: Abbiate un po' di pazienza e vedrete. L'Arena intanto continuava il suo andirivieni e le sue canzonature; rifaceva i versi degli oratori aggiungendovi la caricatura. Pazientate e non dubitate... interveniva allora Padre Filippo per calmare gli animi. E infatti l'Arena a un certo punto incominciò a stancarsi del giuoco, non solo, ma si accorse che si era affezionato a quel ritrovo. Gli pareva così bello quel raduno pomeridiano e anche quello che andavano dicendo i vari oratori su Dio e i Santi: tutto lasciava un certo godimento interno che non sapeva descrivere. E poi quel Padre Filippo sempre cosi amabile! Incominciò a darsi un contegno e a tacere. Voleva assaporare intimamente il dolce di quell'armonia fraterna; quando parlavano il Tarugi e il Baronio, gli oratori che più si distinguevano, chiudeva perfino gli occhi. Li chiudeva perché era l'anima che doveva vibrare in quei momenti: sembrava che stesse ascoltando una musica. Ogni giorno che passava si notava il cambiamento profondo del giovane e un giorno giunse a un totale capovolgimento. Si dette tutto nella mani di Filippo e diventò tanto fervente che, per consiglio stesso del Santo vestì la gloriosa divisa di San Domenico rinchiudendosi nel convento dei Domenicani, dove mori durante il noviziato, santamente. (San Filippo Neri)

LETTERA 117 Dioscoro invia ad Agostino molti quesiti riguardanti i Dialoghi di Cicerone, pregandolo di rispondere sollecitamente.


Scritta forse all'inizio del 410.

Dioscoro invia ad Agostino molti quesiti riguardanti i Dialoghi di Cicerone, pregandolo di rispondere sollecitamente.

 

1. Sarebbe non solo superfluo, ma anche noioso far preamboli con te che vuoi fatti e non parole. Ascolta quindi senz'altro. Avevo pregato il venerando vescovo Alipio, il quale me l'aveva promesso più di una volta, di rispondere insieme con te ad alcune mie questioncelle sui Dialoghi e, siccome mi viene detto che egli si trova ancora in Mauritania, ti chiedo con tutto l'animo e ti scongiuro di rispondermi tu da solo come senza dubbio avresti fatto anche se fosse stato presente lo stesso tuo fratello. Non ti chiedo né denaro né oro, benché io sia sicuro che saresti pronto a darlo a chiunque te lo chiedesse, se lo possedessi. Ciò che ti chiedo è solo che tu mi risponda, cosa che non ti costa certo fatica. Potrei scongiurarti più a lungo anche per l'amore di molti tuoi cari, ma conosco il tuo animo che non desidera farsi pregare, ma dare a tutti quello che può, purché non si tratti di cosa sconveniente, come non lo è ciò che ti chiedo. Ma qualunque essa sia, fammi questo favore, perché sto per intraprendere un viaggio per mare. Tu sai quanto vivamente mi rincresca di essere di peso, non dico alla tua Sincerità ma a chiunque. Lo sa Dio però da quale dura necessità sono stato spinto a farlo. Infatti, dopo avervi salutato, con l'aiuto di Dio mi metterò in mare: voi conoscete bene come sono fatti gli uomini e come sono facili a biasimare; se uno, interrogato, non rispondesse, tu capisci che sarebbe giudicato un ignorante e uno stupido. Rispondimi perciò senza indugio a tutti i quesiti, te ne scongiuro, e non farmi partire triste. Così possa io rivedere i miei genitori, com'è vero che ti invio solo a questo scopo il mio servo Cerdone e aspetto solo il suo ritorno per imbarcarmi. Mio fratello Zenobio è stato nominato direttore della cancelleria imperiale e mi ha inviato, insieme alle provviste per il viaggio, anche il permesso di viaggiare con i servizi dello Stato. Anche se non merito che tu risponda alle mie questioncelle, abbi almeno riguardo per le provviste! La somma Divinità ti conservi a noi sano ancora per lunghi anni. Il pedagogo ti invia infiniti saluti.