Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 2 giugno 2025 - Santi Marcellino e Pietro (Letture di oggi)

Il mondo non ci stima perché figli di Dio; consoliamocene che, almeno una volta tanto, esso conosce la verità  e non dice bugie. (San Pio da Pietrelcina)

Novena a San Tommaso d'Aquino

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Primo giorno

I. O glorioso s. Tommaso, che per assecondare la voce di Dio il quale vi chiamava allo stato religioso, sopportaste con eroica mansuetudine la più ingiusta persecuzione che vi mossero i più stretti parenti, fino a fare in pezzi il vostro abito, e tenervi per due anni rinchiuso in una torre, otteneteci, ve ne preghiamo, la grazia di sprezzare tutte le lusinghe le minaccie del mondo per camminare fedelmente a seconda delle divine inspirazioni.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

II. O glorioso s. Tommaso, che per la vostra generosità nell’allontanare da voi con un tizzone di fuoco quella femmina sfacciata che tentò di macchiare la vostra innocenza, e nel consacrarvi irrevocabilmente al Signore con voto di perpetua verginità, meritaste di sentire dagli Angeli stringere i fianchi e di essere per sempre liberato dagli assalti della ribelle concupiscenza, otteneteci, ve ne preghiamo, la grazia di fuggire con ogni sollecitudine, o di resistere sempre coraggiosamente a tutto quello che potesse macchiare menomamente i nostri sensi ed il nostro cuore.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

III. O glorioso s. Tommaso, che nel breve spazio di vent’anni percorreste in qualità di maestro le più famose università dell’Europa, convertiste coi vostri discorsi un numero infinito di peccatori e di infedeli, delucidaste coi vostri scritti tutti i dogmi, tutti i precetti, tutte le massime di Cristianesimo, e ne combatteste tutti i nemici, e malgrado così serie e così molteplici occupazioni, non lasciaste mai d’impiegare ogni giorno molte ore nell’orazione, e di mortificare la vostra carne con le più austere penalità, otteneteci, ve ne preghiamo, la grazia d’impiegare sempre in opere di santificazione tutti i momenti di nostra vita, e di non tralasciare giammai quelle pratiche di pietà e di penitenza che sono indispensabili a conservarci e farci crescere ogni giorno nello stato della giustizia.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

IV. O glorioso s. Tommaso, che facendo sempre vostra delizia la devozione la più fervorosa a Gesù crocifisso e sacramentato ed alla santa vergine Maria, e, promuovendone il culto, e zelandone la gloria, otteneste sempre con sicurezza l'esaudimento di tutte le vostre suppliche, otteneteci, ve ne preghiamo, la grazia, che mettendo anche noi in Gesù ed in Maria tutta la nostra fiducia, e professandone sincera la devozione, ne riportiamo continuamente lume nei dubbi, difesa nei pericoli, consolazione negli affanni e il necessario soccorso in tutti i nostri bisogni.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

V. O glorioso s. Tommaso, che assicurato da Gesù Cristo di aver ben scritto di lui specialmente sul più grande di tutti i misteri, la ss. Eucaristia, e interrogato di qual mercede foste voi desideroso, nient’ altro gli domandaste fuorché il suo amore in questa vita e il suo possesso nell’altra, otteneteci, ve ne preghiamo, la grazia di non cercar mai altro compenso di tutte le nostre fatiche, fuorché la grazia di perseverare e di crescere nel suo amore fino alla morte, onde avere la bella sorte di partecipare alla sua gloria per tutta quanta l’eternità.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.


ORAZIONE COMPOSTA E RECITATA OGNI DÌ
Da S. Tommaso D'Aquino per cui il sommo Pont. Leone XIII con Rescrit. 29 Giug. 1879 concede 300 giorni d'indulgenza a chi la recita con cuore al meno contrito prima dello studio o della lettura.

Oratio.
Concede nobis, quaeso, misericors Deus, quae tibi sunt placita ardenter concupiscere, prudenter investigare, veraciter agnoscere, et perfecte implere ad laudem et gloriam Nominis tui. Amen.

ORAZIONE.
Concedeteci, Vi prego, misericordioso Iddio, di desiderare ardentemente le cose che vi piacciono, investigarle, con prudenza, conoscerle quali sono, e perfettamente adempirle, lode e gloria del Nome vostro. Così sia
“Voi lo chiamate il bue muto! Io vi dico che questo bue muggirà così forte che il suo muggito risuonerà in tutto il mondo”. Non si sbagliava Sant’Alberto Magno, suo maestro. Con queste parole, lo difese dai suoi compagni di studi, che a causa del suo carattere taciturno e apparentemente non brillante, gli avevano dato quel soprannome.

Tommaso ero nato dai conti d’Aquino, nel castello di Roccasecca, Basso Lazio, legati da vincoli di parentela con l’imperatore Federico II. Il padre Landolfo lo voleva abate del Monastero di Montecassino pensando di assecondare insieme l’indole timida e gentile del figlio e i suoi disegni politici, ma Tommaso a Napoli volle farsi frate domenicano, rifiutando ogni ambizione e scegliendo appunto un Ordine mendicante. Una scelta sconvolgente per il suo casato. Due fratelli lo imprigionarono. Fu tenuto in una cella. Proverbiale per la sua indole pacifica, si inquietò però moltissimo quando fecero entrare nella stanza una prostituta per farlo desistere dalla sua vocazione, tanto che afferrò un tizzone ardente facendola fuggire. Alla fine sembra sia riuscito a scappare calandosi in una grande cesta grazie all’aiuto delle sorelle.

Fu quindi mandato a Colonia, dove approfondì l’aristotelismo con Sant’Alberto Magno, poi a Parigi dove insegnò all’Università non senza difficoltà con il clero secolare. Tornato in Italia, intensificò lo studio di Aristotele grazie alle traduzioni di un confratello e compose il noto Inno legato alla festa del Corpus Domini, il “Pange lingua”. Iniziò a scrivere il suo “capolavoro”, la Summa theologiae, con le cinque vie per dimostrare l’esistenza di Dio. Centrale nel suo lavoro la fiducia nella ragione e nei sensi, la filosofia è ancella della teologia ma la fede non annulla la ragione. Amava lo studio e non è difficile immaginare che la sua sterminata produzione filosofico-teologica fece scalpore fra i teologi contemporanei. Ma un giorno, il 6 dicembre del 1273, Tommaso disse al suo confratello Reginaldo di non voler scrivere altro: “Non posso perché tutto quello che ho scritto è come paglia per me in confronto a ciò che mi è stato rivelato”. Secondo alcuni biografi, a precedere tale decisione, un colloquio mistico con Gesù. Poi si ammalò e nel 1274, nel viaggio per Lione, dove Papa Gregorio X lo aveva voluto per il Concilio, morì presso l’abbazia di Fossanova. Aveva solo 49 anni.

A lui il celebre scrittore inglese G. K. Chesterton, con la sua acutezza, ha dedicato un noto saggio. Tommaso – scrive Chesterton – “ha riconciliato la religione con la ragione, estendendola al campo della scienza sperimentale, che ha affermato che i sensi sono le finestre dell’anima e che l’intelletto aveva il diritto di alimentarsi di fatti concreti”. Per Chesterton, sia San Tommaso sia San Francesco sono stati iniziatori di un grande rinnovamento del cristianesimo dall’interno e centrale per loro è stata l’Incarnazione: “Diventarono più ortodossi nel momento in cui diventarono più razionalisti o più vicini alla natura”.

Fonte: https://www.vaticannews.va/it/santo-del-giorno/01/28/san-tommaso-d_aquino--sacerdote-domenicano--dottore-della-chiesa.html
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