Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 2 giugno 2025 - Santi Marcellino e Pietro (Letture di oggi)

Oggi la dottrina di Cristo non ha la voce melodiosa dell'adulazione, perché non blandisce i peccatori e non promette vantaggi temporali; ma risuona aspramente, perché insegna a castigare la carne e a disprezzare il mondo: e quindi non è ascoltata volentieri. (Sant'Antonio di Padova)

Novena a Santa Teresa D'Avila

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Primo giorno

I. Amabilissimo Gesù, che preveniste così per tempo la serafica vergine santa Teresa con le vostre più elette benedizioni, che fin dai più teneri anni, portando altamente scolpita nell’animo la memoria della interminabile eternità, andava sovente esclamando:

Dunque o per sempre beata, o infelice per sempre!

Deh per i meriti di sì gran Santa, siate liberale anche con noi delle vostre grazie, e fate che l’importante riflesso dell’eternità occupi mai sempre i nostri pensieri, e siaci di regola in tutto il nostro operare.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Gesù, che a Teresa - feriste il bel core,
Con dardo d’ amore - ferite ancor me.

ORAZIONE A S. TERESA.

O Serafina amantissima del Crocifisso,mia gloriosa avvocata s. Teresa, ecco ai vostri piedi un’anima che più d’ogni altra, ha bisogno del vostro patrocinio perchè, più d’ogni altra carica d’imperfezioni e di miserie. Quel desiderio così ardente che voi aveste qui in terra della salute de’peccatori, ben l’avrete ancora su in cielo per ottenermi dalla divina misericordia un vero pentimento delle mie colpe ed una ferma risoluzione di non peccare mai più. Deh! impetrate, vi prego, al freddo mio cuore una scintilla sola di quell’amor fervidissimo per cui meritaste dal vostro Dio di essere chiamata sua sposa; impetrato una sincera emendazione di costumi, e una costante perseveranza in ogni maniera di buone opere, onde, contrariando mai sempre tutti quei bassi appetiti che mi inclinano alle cose transitorie di questa terra, non abbia mai altri affetti che per amare quaggiù il sommo Bene, colla consolante speranza di godono poi in eterno insieme con voi nel paradiso.

Figlia di secondo letto di un ebreo convertito, Santa Teresa d’Avila nasce il 28 marzo 1515. L’infanzia felice trascorsa insieme a fratelli e cugini la vede affascinata per i romanzi cavallereschi. Dopo la morte in battaglia del fratello maggiore Giovanni nel 1524 e la perdita della madre Beatrice, la giovane venne mandata a studiare presso il monastero delle agostiniane di Nostra Signora delle Grazie, dove viene colpita da una prima crisi esistenziale. In seguito a grave malattia torna nella casa paterna, dove è testimone della partenza dell’amato fratello Rodrigo per le colonie spagnole d’oltreoceano. Nel 1536 viene colpita dalla cosiddetta “grande crisi” e matura la ferma decisione di entrare in monastero presso le carmelitane dell'Incarnazione di Avila. Ma il padre si oppone e Teresa fugge di casa. Accolta dalle monache, giunge alla professione il 3 novembre 1537.

La sua salute torna presto a compromettersi. Nonostante il conseguente ritorno in famiglia, il caso viene giudicato disperato e Teresa ricondotta in convento dove le suore iniziano a prepararle il funerale. Inspiegabilmente però, in pochi giorni la malata riprende vita. Parzialmente liberata dagli impegni della vita claustrale a causa della convalescenza, allegra di carattere, amante di musica, poesia, lettura e scrittura, intesserà una fitta rete di amicizie polarizzando attorno a sé varie persone desiderose di incontrarla. Presto però avvertirà questi incontri come motivi di distrazione dal compito principale della preghiera e vivrà la sua “seconda conversione”: “I miei occhi caddero sopra un’immagine... Raffigurava Nostro Signore coperto di piaghe. Appena la guardai mi sentii tutta commossa … Mi gettai ai suoi piedi tutta in lacrime, e lo supplicai a darmi forza per non offenderlo più.”

Le visioni e le estasi rappresentano il capitolo più misterioso e interessante della vita di Santa Teresa d’Avila. Nella Autobiografia (redatta su ordine del vescovo) e in altri testi e lettere descrive i vari stadi delle manifestazioni divine, visive e uditive. È vista levitare, cadere in deliquio e restare come morta (così la raffigurerà Bernini intorno al 1650, nella statua di S. Maria della Vittoria a Roma). A queste manifestazioni corrisponde una grande crescita spirituale, che Teresa, naturalmente portata per la scrittura e la poesia, riverserà nei suoi testi mistici, tra i più chiari, potenti, poetici mai stati scritti.

Non compresa in questa sua intensa spiritualità, e considerata da alcuni suoi confessori perfino vittima di illusioni demoniache, viene sostenuta dal gesuita Francesco Borgia e dal frate francescano Pietro d'Alcántara, che dissiperanno i dubbi dei suoi accusatori.

Teresa intuisce di dover rifondare il Carmelo per rimediare a una certa disorganizzazione interna. Nel 1566 il Superiore generale dell’Ordine l’autorizza a fondare in Castiglia vari monasteri, compresi due conventi di Carmelitani Scalzi. Sorgono così conventi a Medina, Malagon e Valladolid (1568); Toledo e Pastrana (1569); Salamanca (1570); Alba de Tormes (1571); Segovia, Beas e Siviglia (1574); Soria (1581); Burgos (1582)…

Decisivo, nel 1567, l’incontro fra Teresa e un giovane studente di Salamanca, appena ordinato sacerdote: con il nome di Giovanni della Croce, il giovane assumerà la veste degli Scalzi e accompagnerà la fondatrice nei suoi viaggi. Supereranno insieme varie dolorose vicende, fra cui divisioni dentro l’ordine e perfino accuse d’eresia.

Alla fine Teresa avrà la meglio con la nascita dell’ordine riformato dei Carmelitani e delle Carmelitane Scalze.

L’opera più celebre di Teresa è certamente Il castello interiore, itinerario dell'anima alla ricerca di Dio attraverso sette particolari passaggi di elevazione, affiancata dal Il Cammino di perfezione, e dalle Fondazioni, nonché da molte massime, poesie e preghiere.

Instancabile nonostante la salute cagionevole, Santa Teresa d’Avila muore ad Alba de Tormes nel 1582, durante uno dei suoi viaggi.
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