Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 2 giugno 2025 - Santi Marcellino e Pietro (Letture di oggi)

Gesù risorto ha salutato i discepoli dicendo per ben tre volte: "Pace, pace, pace". Ha messo pace tra l'uomo e Dio versando il suo sangue; tra l'uomo e l'angelo elevando la natura umana al di sopra degli angeli; tra uomo e uomo facendo di due popoli un popolo solo: ebrei e pagani, un solo popolo di Dio. (Sant'Antonio di Padova)

Novena al Santissimo Nome di Gesù

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Primo giorno

Considera anima divota, come il SSmo Nome di Gesù, non è un nome inventato dagli uomini, ma bensì da Dio, che volle significarlo per mezzo dell'Arcangelo Gabriele, come attesta S. Luca: Vocatum est nomen ejus Iesus ab Angelo. Quindi non è Egli un nome vacuo, dice S. Bernardo, che le cose contiene in figura, o in ombra, ma in una palpabile verità. Gesù è un nome, che spiega in se stesso le due nature Divina, ed Umana, insieme unite col vincolo della Ipostatica Unione, non potendo salvare il mondo un puro Dio perché impassibile, né un puro Uomo, perché limitato, e finito. E perciò essendo il SSmo Nome di Gesù, dice S. Matteo, lo stesso, che Salvatore, avendo operato l'umana redenzione, togliendoci dalla servitù del peccato, ha Egli ciò eseguito come Dio insieme, ed Uomo. Insomma Gesù è un Nome che racchiude in se l'Infinità, l'Eternità, l'Immensità, la Sapienza, la Giustizia, la Misericordia e tutte le adorabili perfezioni di un Dio. Felici noi, che abbiamo avuto la sorte di esser riconciliati con l'Eterno Divino Padre per mezzo di un Mediatore, che sodisfece, e pagò a costo del proprio Sangue per sua divina Clemenza la colpa.

Colloquio.

Augustissimo Gesù se consacraste Voi stesso per liberare il Popolo vostro dalle mani dei Nemici per acquistare un nome Eterno, giusto è, che sia superiore, ed ecclissi qualunque altro Nome anche de' Serafini, dicendo S. Pietro: tanto migliore degli Angioli formato, quanto più sublime eccellente nome di quelli ereditò. E se l'Eterno Padre volle, che questo il Nome fosse del suo Divin Figliuolo, che siete Voi, concedeteci per vostra bontà, che siccome ne abbiamo qui in terra partecipati gli effetti; così possiamo perfezionarli in Cielo per lodarvi e benedirvi eternamente.

Si diranno Nove Pater, Ave, e Gloria in onore dell'imposizione di detto gloriosissimo Nome.

Yeshu’a in aramaico (la lingua di Gesù); Iesous, in greco; Iesus in latino. In italiano Gesù.

Il 3 gennaio si ricorda il Santissimo Nome di Gesù, che “… che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: Gesù Cristo è Signore!” (Fil 2,9-11).
Il nome di Gesù

Secondo l’evangelista Matteo, il nome fu imposto al figlio partorito da Maria da Giuseppe, come annunciato dall’angelo in sogno (1,20ss). Un nome frutto dell’obbedienza: in osservanza alla tradizione ebraica, l’8° giorno dopo la nascita, il neonato veniva circonciso e gli veniva dato il nome che quasi sempre conteneva un’invocazione a Dio. Anche a Gesù, ebreo di nascita perfettamente inserito nella storia del popolo ebraico tocca un nome che lo pone nell’alleanza tra Abramo e Dio. L’evangelista Matteo, nel capitolo 1, ci presenta la genealogia di Gesù che va interpretata alla luce dell’annotazione attraverso la quale l’evangelista richiama chiaramente l’attenzione: “La somma di tutte le generazioni da Abramo a Davide è di quattordici; da Davide alla deportazione di Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione di Babilonia a Gesù è di quattordici” (1,17). Attraverso questa cornice Matteo ricalca in un certo senso Genesi 2,4a “Questo è…il libro della genesi”, quasi a proiettare Gesù sullo sfondo delle origini. In questo modo l’origine storica di Gesù si salda più direttamente a quella di Davide sulla quale si innesta la speranza della venuta del Messia per tutti i popoli.

In questo modo Gesù viene presentato come colui che compie le promesse messianiche: “Chiunque crede in lui non sarà deluso… Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato” (At 2,20; Rm 10,12-13). L’esperienza di Pietro e Giovanni, descritta negli Atti, ne è un ulteriore esempio: “Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio. Di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta Bella, per chiedere l'elemosina a coloro che entravano nel tempio. Costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, li pregava per avere un'elemosina. Allora, fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: "Guarda verso di noi". Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. Pietro gli disse: "Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!". Lo prese per la mano destra e lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e, balzato in piedi, si mise a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio” (At 3,1-8).

A coltivare particolare devozione al Santissimo Nome di Gesù fu in particolare il francescano san Bernardino da Siena (1380-1444), che recupera il Trigramma IHS – già presente nel III secolo fra le abbreviazioni utilizzate nei manoscritti greci del Nuovo Testamento – e pone come sfondo il sole raggiante a 12 raggi in campo azzurro. Tenuto conto che “IHS” sono le prime tre lettere del nome Gesù in greco, il messaggio che ne deriva è che Gesù è il “sole” che irradia la sua luce attraverso i Dodici apostoli, cioè la Chiesa. Questo simbolo divenne una sorta di “firma” di san Bernardino e della famiglia francescana.

Le catechesi attorno al santissimo Nome di Gesù permettevano di aiutare i fedeli a fissare lo sguardo del cuore al mistero stesso di Gesù, a cominciare dalla povertà della grotta in cui nacque. A tal proposito è utile ricordare l’esperienza di san Francesco d’Assisi, il quale – ci riportano le Fonti francescane – “Era davvero molto occupato con Gesù. Gesù portava sempre nel cuore, Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani, Gesù in tutte le altre membra. Spesso, quando voleva nominare Cristo Gesù infervorato di amore celeste lo chiamava «il Bambino di Betlemme», e quel nome «Betlemme» lo pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora. E ogni volta che diceva «Bambino di Betlemme» o «Gesù», passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole”.

Nel 1530 papa Clemente VII autorizzerà l’ordine francescano a recitare l’Ufficio del santo Nome di Gesù. Mentre la Compagnia di Gesù (i gesuiti) contribuisce a sostenerne il culto, prendendo il trigramma (IHS) come emblema della Compagnia. Dal 1721 la memoria liturgica fu estesa a tutta la Chiesa da papa Innocenzo XIII; negli anni ’70 del Novecento fu soppressa e san Giovanni Paolo II la inserì nuovamente nel Martirologio Romano al giorno 3 gennaio.

Fonte: https://www.vaticannews.va

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