Novena a Santa Mustiola

Primo giorno - La Fede
O gloriosa Santa Mustiola, martire fedele di Cristo e patrona della città di Chiusi, tu che hai testimoniato la tua fede con coraggio e amore, intercedi per noi presso il Signore.
O Santa Mustiola, tu che hai accolto la fede con cuore aperto e hai testimoniato Cristo fino alla fine, concedici la grazia di vivere con fede autentica ogni giorno della nostra vita. Rafforza la nostra fiducia in Dio, soprattutto nei momenti di prova.
Padre Nostro, Ave Maria, Gloria al Padre.
Santa Mustiola, esempio di virtù e di amore per Cristo, prega per noi. Ottienici la grazia di vivere una vita santa e di giungere alla gioia eterna del Paradiso. Amen.
Nota: Questa novena è stata scritta ispirandosi alla vita di Santa Mustiola e non rappresenta una preghiera ufficialmente approvata dalla Chiesa.
La leggenda della via luminosa sul lago
Per tutto l'anno il lago dorme come un piccolo specchio incantato.Le
pendici dell'Umbria ad oriente e della Chiana ad occidente vi si
riflettono nel fondo simili a nidi sepolti di usignoli. I torrenti vi
scrosciano dentro con le loro acque odorose di mentastri e di timo.
Quando il sole accende i colli all'intorno, il lago dondola un poco come
una conchiglia d'argento. Le notti di pioggia un fiotto di schiuma
canta sulla bocca dei venti, e un falco sbatte famelico le ali su i
cannetti spiando, con l'occhio torbido, il luccichio di un pesce che
aggalli sulle alghe. Nei meriggi consueti rimane laggiù fermo e spianato
come una tavola di piombo. Nei tramonti di marzo, le nubi vi si
specchiano sopra leggere come una frana rossa di peschi in fiore, e tra
le pause della pioggia, l'arcobaleno sboccia e fa ridere le onde in un
cerchio di colori.Ma una notte di estate, ogni anno, quando anche le
stelle cascano dal cielo con lacrime d'oro, su le acque si stende una
strada bianca, un largo solco di sole che adagio
sussurra la leggenda lontana.E prima che l'alba di quel giorno si levi,
si affacciano su le rupi i pastori, spingendo il gregge in proda al
lago: i pescatori non sciolgono la barca, ma si curvano sulle acque,
bagnandosi la punta della mano e si tracciano in fronte un ampio segno
di croce...
Era Mustiola dell'imperiale stirpe dei Claudi. Bella sopra tutte le
giovinette romane aveva, non ancora quindicenne, abbracciata la luce del
Vangelo, e scelto Cristo a suo sposo. Formato del suo cuore una cella,
lo custodiva ogni giorno difendendolo dagli assalti della corruzione
pagana.
Cresceva così come un fiore nato miracolosamente sugli scalini
insanguinati della reggia dei Cesari, e del male sentiva il rumore come
un'eco che più non avesse volontà di nuocerle. Tanto era il gaudio della
sua fede che talvolta le sfavillavano gli occhi vaghissimi pieni di una
bruna austerità.Claudio II, suo zio, aveva per lei una specie di
fanatica adorazione.E quanti disegni non faceva su quella creatura
gentile!Le avrebbe trovato uno sposo nobile, patrizio, carico di
quattrini, magari qualche figlio d'imperatori, giovane come un dio,
forte come Giove.Ma s'ingannò presto perché Mustiola viveva piuttosto
appartata da ogni divertimento, da ogni compagnia.L'imperatore allora
dubitò che la nipote professasse, in segreto, quella fede dei cristiani
da lui tante volte maledetta e perseguitata.
— Tu sei cristiana?! — le chiese una mattina, pieno di stizza.Mustiola,
alzando la fronte in faccia allo zio, con dolcezza consueta, rispose:
— Sì, sono felice di essere cristiana.
— E non sai tu — riprese l'imperatore — a quali tormenti sono destinati i cristiani?
— Lo so.
— E non rifletti che io potrei farti uccidere, ardere viva, gettare in cibo alle belve!?
— Sarei martire, che gioia per me!
— Ascoltami, la tua vita sta nelle mie mani: fino a oggi sei vissuta in
questa casa dove tutti mi servono e mi rispettano, ma da ora innanzi ti
abbandonerò in braccio al tiranno, no, anzi se resisti, io stesso con la
mia spada ti strapperò gli occhi .
— Calmatevi, zio — supplicò Mustiola accesa di una dolcissima luce in
viso — calmatevi, davanti a Colui che è morto per tutti svenato sulla
croce, ogni minaccia è vana. Egli è Cristo Gesù figlio di Dio vero a cui
ho giurato fedeltà di sposa.
— Vattene — gridò l'imperatore — via lontano da me! — e chiamati i soldati la fece imprigionare.
Ella, serena nel fondo dell'orribile carcere, s'inginocchiò pregando per
i suoi persecutori. E subito nella notte una luce abbagliante le
rifulse davanti e una voce dolcissima scendendo dal cielo le diceva
— Va' Mustiola, alla città di Chiusi e predica il mio vangelo, battezza nel mio nome!
— Chi sei tu o voce soave che mi parli? — chiese Mustiola.
— Io sono quel Gesù che tu ami.
Brancolando ella si alza: all'improvviso le catene che tenevano avvinti
ai ceppi i suoi piedi, si spezzano, le porte si spalancano, ed ella
cammina sotto il lume delle stelle, nella flotte di estate.
Appena che, al mattino, l'imperatore seppe della misteriosa scomparsa di
Mustiola, ordinò ai soldati le più accurate ricerche!Essi vanno,
indagano in ogni angolo della città di Roma, si sperdono per le
campagne, e finalmente denunziano all'imperatore il loro sospetto che la
Vergine sia comparsa nell'Umbria.
— Andate — disse l'imperatore — conducetela a me, o viva o morta, voglio che la mia nepote sia rintracciata.
E i soldati armati di frecce e di faretre montano a cavallo, si spingono
attraverso i boschi, per le pianure dell'Umbria, tenendo d'occhio la
via che mena a Chiusi.I cavalli nistriscono scotendo le ampie criniere
sotto il fulvo sole del giugno maturo. Ma fra i cavalieri vi è un uomo
attempato, dalla fronte ossuta, dalle folte sopracciglia, il padre di
Mustiola.Il fiero pagano è armato da capo a piedi. Talvolta si scorgono i
suoi pensieri come nere nubi sulla sua fronte, tal'altra egli digrigna i
denti, o scruta con la feroce pupilla se per caso, da un angolo della
strada, veda apparire la figlia.Il cuore gli batte dentro come un
battaglio, il suo volto diventa di mille umori, di cento colori.Immagina
di avere già fra le mani la bella figlia, di afferrare le sue nere e
lunghissime chiome, stringerle come un nodo di paglia, di vibrare su
quel bianchissimo collo un colpo di scure, ma trema...
— Mia figlia, l'unica mia figlia, la più bella delle fanciulle di Roma!
Non l'ucciderò, me la caricherò sul cavallo e la ricondurrò a casa e
sacrificherà agli dèi...
Sulle campagne sorridono le messi, sugli alberi è tutto il lume della
prima estate e cantano, fra i cretti dell'antica e riarsa terra, le
cicale. A notte, si piegano i cieli come una fuga azzurra sotto il
pianto delle stelle.Intanto Mustiola, a grandi tappe, era giunta nei
pressi della città che il Signore le aveva additato.Quantunque il
viaggio fosse stato lungo, pure l'Angelo di Dio comparendole l'aveva
confortata. Ella aveva domandato un tozzo di pane come una mendica di
casolare in casolare e una giumella di acqua ai ruscelli del
monte.Ravvolta nel suo manto azzurro, intrepida, seguiva la sua strada
verso la città degli Etruschi immersa nell'idolatria, e già ne vedeva le
belle torri oltre il lago tra un bianco ondeggiare di ulivi, quando
sentì alle spalle un trotto concitato di cavalli.Era da poco tramontata
la prima stella, e la notte di estate si apriva come un ricamo nei
firmamenti.Dormivano i greggi dentro le capanne in riva al lago e su le
onde non si distendeva che il silenzio turchino.
I pescatori sognavano, su i loro giacigli, migrare di tinche e lucide
regine, e i bifolchi mucchi di grano sonanti.Quanto Mustiola si accorse
di non essere più inseguita, levò gli occhi al Cielo e:
— Signore — disse — insegnatemi la mia via...
E subito le brillò nella mente il pensiero di levarsi il mantello, di
stenderlo sulle acque e di salirci sopra come in una sicura
barchetta.Presto il mantello ondeggia, s'irrigidisce come una tavola,
sul lago, un venticello improvviso lo spinge, e la Vergine vi siede
sopra con le mani sui ginocchi e le pupille levate in alto.I cavalieri
vedono una striscia di sole nascere, allargarsi sulle onde e una
fanciulla vaghissima con le chiome disciolte che si allontana leggera su
la strada misteriosa delle acque, che va e va come una cometa caduta
dal cielo, una barchetta d'argento, frusciando verso l'approdo lontano.
Inorridiscono battendosi la fronte e spingono a furia i cavalli su quel
solco di luce, ma le bestie s'impennano, si slanciano in fuga sulle
acque, si ode un rantolo nei gorghi profondi, s'inabissano come ombre
nere tinte di fuoco. E la strada di luce scintilla sulle onde, si
allarga, diritta e bianca quasi che gli angeli vi abbiano ammucchiati
tenerissimi fasci di gigli. I pesci affiorano leggeri, spalancando le
boccuccie con segni di sorpresa, allargano la coda con luccicori
d'argento, e su le pendici dell'etrusca città si svegliano i nidi
cantando all'aurora, e dai capanni in riva al lago si destano anche i
pastori e i pescatori.Mirano la bella strada di sole e non credono ai
propri occhi, afferrano le barche, si slanciano allargo, ma la strada
seguita a brillare fino all'alba. Allora una notizia lieta si sparge in
mezzo ai campi: è arrivata la Santa.
Oggi la Santa riposa dentro un'urna nella bella cattedrale di Chiusi. Ha
le pupille velate di dolcezza, e le mani congiunte stringono
devotamente una palma. Il sogno del suo martirio si avverò un giorno che
se ne stava in orazione dentro le catacombe dell'etrusca città. Ma il
Signore ogni anno rinnova il miracolo della via luminosa sul lago. E la
notte del tre luglio sulle acque si stende una striscia d'oro a indicare
che i Santi passarono nella vita tracciando una bionda strada. E per
tutto quel giorno il lago scintilla come una festa di sole.
Fonte: Tratto dal libro Leggende Toscane - Lucio Pugliese ed. Firenze