Sotto il Tuo Manto

Sabato, 19 luglio 2025 - San Simmaco papa (Letture di oggi)

Oggi s'impadronì di me una forza singolare. Provai la chiara spinta a dare compimento all'opera che Dio mi propone già  da tempo. Ne ebbi una così precisa comprensione che se dicessi, per scusarmi, di non sapere che cosa Dio voglia da me, sarei bugiarda. Compresi pure che sarebbe, da parte mia, un'estrema ingratitudine differire ancora quanto il Signore vuol portare a termine per la sua gloria e a beneficio di un gran numero di anime. Sono disegni eterni della sua misericordia, che vuole realizzare servendosi di me come strumento che non ha in sé nessun valore. Non posso tuttavia negare che si scatena talvolta in me una lotta così grande che, come Gesù nell'orto, vorrei gridare anch'io verso l'eterno Padre: «Se è possibile, passi da me questo calice!». (Santa Faustina Kowalska)

Novena a San Charbel (Giuseppe) Makhluf

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Quinto giorno

San Charbel, amato da Dio, illuminami, aiutami e insegnami a fare ciò che piace a Dio. Padre amorevole accorri in mio aiuto; ti prego di chiedere a Dio la grazia….. (esprimerla).

San Charbel, amico del Crocifisso, intercedi per me !

Signore, ascolta la mia preghiera per intercessione di San Charbel. Guarisci il mio cuore e donami la pace. Conforta l’anima mia.

A Te la Gloria nei secoli. Amen

Padre nostro - Ave Maria - Gloria al Padre

Meditazione: San Charbel, povero e umile in terra, entra in Cielo colmo di ricchezze e in suo onore si elevano inni celestiali.

San Charbel (Giuseppe) Makhluf

“Ogni uomo è una fiamma, creata da nostro Signore per illuminare il mondo. Ogni uomo è una lampada, che Dio ha fatto per brillare e dare luce”.

Youssef Antoun è figlio di contadini e vive con i quattro fratelli in un villaggio del Libano. La sua infanzia finisce presto: a tre anni muore il padre, ma la madre si risposa con un uomo pio che alla fine, secondo l’usanza orientale, diventa sacerdote. Per Youssef è una gioia ascoltarlo, come è una gioia parlare dei due zii eremiti nella Valle dei Santi. Per lui sono supereroi e vorrebbe seguirne l’esempio, ma non può: deve aiutare la famiglia, gli dicono, e così a dieci anni inizia a fare il pastore, ma trascorre tutto il suo tempo libero e pregare in una grotta, oggi meta di pellegrinaggi e chiamata “la grotta del Santo”. Fino a quella notte.

Non è che prima Youssef non avesse sentito il Signore che lo chiamava a sé, solo non voleva disobbedire al volere della famiglia. Quella notte, però, la voce del Signore è particolarmente nitida, insistente… non ce la fa più: si alza, e senza salutare nessuno, prima che faccia giorno è già in viaggio verso il monastero di Nostra Signora di Mayfouq. È il 1851 e lui ha 23 anni. In pochi mesi diventa monaco dell’Ordine libanese maronita e cambia il proprio nome in Charbel, che in siriaco significa “il racconto di Dio”. Viene trasferito un paio di volte, studia assiduamente teologia e si occupa di poveri e ammalati, in obbedienza alle missioni che via via gli vengono affidate, compreso il lavoro nei campi. Ma sono la preghiera e la contemplazione, le attività che preferisce.

Nel 1875 frate Charbel si sente pronto a vivere secondo la Regola degli eremiti dell’Ordine maronita, che prevede i monaci divisi in piccole comunità di massimo tre. Per lui è come una seconda nascita: può lavorare, pregare, osservare la penitenza, il digiuno e il silenzio. Le testimonianze riferiscono di un monaco zelante, spesso sorpreso a pregare con le braccia aperte, in una cella poverissima, che lascia solo per celebrare la Messa o quando gli viene espressamente ordinato. Fino a quel giorno, a Natale. È proprio durante la Messa che Charbel si sente male, al momento dell’elevazione. Dopo un’agonia di otto giorni in cui gli altri monaci lo sentono pregare e in cui continua a osservare la Regola – rifiutando, ad esempio, del cibo più nutriente – si spegne. È il 1898.

Ma la morte, come sappiamo, non è la fine. Dopo qualche mese iniziano a verificarsi prodigi. Molti monaci giurano di vedere la tomba di frate Charbel, di notte, illuminata da luci non naturali, così un giorno viene aperta e il suo corpo viene ritrovato intatto, con la temperatura corporea di un vivente. E questo accadrà altre due volte, quando sarà aperta di nuovo perché il corpo trasuda un misto di sangue e acqua. Durante l’ultima ricognizione, nel 1950, il suo volto rimane impresso su un panno e si verificano molte guarigioni istantanee tra i presenti intervenuti. Si diffonde la fama di santità di questo piccolo monaco silenzioso che inizia a essere invocato e, per sua intercessione, si moltiplicano le guarigioni miracolose. La Chiesa non ha più dubbi: è Paolo VI a beatificarlo e poi a canonizzarlo. Lo ricorda così: “Egli può farci capire, in un mondo affascinato dal comfort e dalla ricchezza, il grande valore della povertà, della penitenza, dell’ascetismo, per liberare l’anima nella sua ascensione a Dio”. Dopo la beatificazione, il corpo di frate Charbel non ha più trasudato.

Fonte: https://www.vaticannews.va

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