Novena alla Sacra Famiglia

Primo giorno
La devozione alla Sacra Famiglia è una vera virtù
San Tommaso definisce la virtù della devozione: « Una volontà pronta a dedicarsi a quelle cose che appartengono al servizio di Dio» e da questo deduce che la devozione è uno speciale atto della virtù della religione. Di questa, poi, aveva detto che consiste nel prestare il debito culto e riverenza a Dio, o in altre parole, «appartiene alla religione il fare alcune cose in segno di riverenza a Dio» come si esprime nella q. 81, a. 3, ad 1 .Ciò presupposto, è chiaro che la devozione alla Sacra Famiglia è vera virtù; è una speciale maniera di prestare a Dio il culto che gli si deve. Infatti, tutto quello che riguarda il culto verso Gesù, Maria e Giuseppe, è fondato sulla fede, sulla religione, e sopra l'infallibile autorità della Chiesa, la quale onora Gesù con vero culto di latrìa, Maria, sua Madre, con culto di iperdulìa, ed il glorioso San Giuseppe, Sposo della Santissima Vergine, con quello di distinta dulìa, non fosse altro, per averlo dichiarato il Patrono della Chiesa Universale. In Gesù, è onorato l'UomoDio, in Maria la Madre di Dio e in San Giuseppe il vero Sposo della Madre di Dio. L'onore divino in Gesù è diretto ed immediato, è invece mediato ed indiretto in Maria Santissima e in San Giuseppe.
Ora, poiché il culto della Sacra Famiglia è come la somma dei menzionati tre culti, non si può dubitare che esso non appartenga a veri atti di religione e quindi che non si debba dire vera devozione e vera virtù la prontezza della volontà nel prestare, a questi tre personaggi insieme considerati, cioè alla Sacra Famiglia, la debita venerazione.
Preghiera
O Gesù, Giuseppe e Maria, o celeste e sovrumana Famiglia, nella quale noi veneriamo il vero e consustanziale Figlio di Dio e Colei che di un tale Figlio è vera Madre e quell'inclito personaggio che della Madre di Dio è vero Sposo, degnatevi, vi supplichiamo, di accettare l'umile omaggio della nostra devozione.Quel Dio, che noi veneriamo come il nostro grande e assoluto padrone e come nostro sommo benefattore, imponendoci il dovere di onorarlo, di servirlo e di amarlo così come tale, ci impose pure di prestare riverenza, di lodare e di amare anche Voi che siete la sua Famiglia. Sì, o Gesù, Giuseppe e Maria, ammaestrati dalla santa fede, noi ci prostriamo riverenti dinnanzi a Voi.
Riconosciamo in te, o Gesù, colui che forma le compiacenze del divin Padre; in te, o Maria, colei che fu eletta da Dio dall'eternità ad essergli Madre, ed in te, o Giuseppe, lo Sposo avventuratissimo di Maria, colui al quale fu concesso da Dio di fare le parti di amantissimo padre verso il Verbo Incarnato.
Compiacetevi dunque, o Sacratissima Famiglia, di accoglierci nell'eletto numero dei vostri servi ed amanti. Siateci larghi del vostro aiuto, affinché noi viviamo sempre consacrati alla vostra gloria, e sempre occupati ad amarvi e a farvi amare. Non teniate conto, o Gesù, Maria e Giuseppe, delle nostre infedeltà passate, se non per intenerirvi delle nostre miserie e per soccorrerci più largamente; affinché per l'avvenire rimaniamo sempre ed amorosamente a voi soggetti, e così in questa vita siamo fatti degni delle divine benedizioni e nell'altra del premio riservato ai buoni e fedeli servi di Dio.
Santa Famiglia di Nazareth
Il Natale ci ha già mostrato la
Sacra Famiglia raccolta nella grotta di Betlemme, ma oggi siamo invitati
a contemplarla nella casetta di Nazareth, dove Maria e Giuseppe sono
intenti a far crescere, giorno dopo giorno, il fanciullo Gesù. Possiamo
immaginarla facilmente (gli artisti l’hanno fatto spesso) in mille
situazioni e atteggiamenti, mettendo in primo piano o la Vergine santa
accanto al suo Bambino, o il buon san Giuseppe nella bottega di
falegname dove il fanciullo impara anche il lavoro umano, giocando. Ma
possiamo anche intuire l’avvenimento immenso che a Nazareth si compie:
poter amare Dio e amare il prossimo con un unico indivisibile gesto! Per
Maria e Giuseppe, infatti, il Bambino è assieme il loro Dio e il loro
prossimo più caro. Fu dunque a Nazareth che gli atti più sacri (pregare,
dialogare con Dio, ascoltare la sua Parola, entrare in comunione con
Lui) coincisero con le normali espressioni colloquiali che ogni mamma e
ogni papà rivolgono al loro bambino. Fu a Nazareth che gli «atti di
culto dovuti a Dio» (quelli stessi che intanto venivano celebrati nel
grandioso tempio di Gerusalemme) coincisero con le normali cure con cui
Maria vestiva il Bambino Gesù, lo lavava, lo nutriva, assecondava i suoi
giochi. Fu allora che cominciò la storia di tutte le famiglie
cristiane, per le quali tutto (gli affetti, gli avvenimenti, la materia
del vivere) può essere vissuto come sacramento: segno reale e
anticipazione di un amore Infinito.
Fonte: https://www.santiebeati.it/dettaglio/22175