Novena a San Massimiliano Kolbe

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1° giorno – “Lasciamoci condurre dall’Immacolata”
Preghiera – San Massimiliano Maria Kolbe, “Patrono del nostro difficile secolo, insegnaci ad affidarci sempre in ogni cosa a Maria l’Immacolata, Madre nostra. Insegnaci a conquistare i nostri fratelli con la bontà. Mostraci come vincere il male con il bene. Insegnaci a cercare in tutte le cose l’aspetto positivo, a divenire generosi e gioiosi, ad essere strumenti di pace. Amen.
O Maria concepita senza peccato, prega per noi che a Te ricorriamo e per quanti a Te non ricorrono, in particolare per i nemici della santa Chiesa e per quelli che Ti sono raccomandati.
Padre nostro… Ave Maria… Gloria al Padre…
Preghiera di Consacrazione alla Vergine Immacolata
Vergine Immacolata, Madre mia Maria,
io rinnovo a Te,
oggi e per sempre,
la consacrazione di tutto me stesso/a
perché Tu disponga di me
per il bene delle anime.
Solo ti chiedo,
o mia Regina e Madre della Chiesa,
di cooperare fedelmente alla Tua missione
per l’avvento del Regno di Gesù nel mondo.
Ti offro pertanto,
o Cuore Immacolato di Maria,
le preghiere, le azioni e i sacrifici di questo giorno
Perché l'amore e la consegna di San Massimiliano Maria Kolbe sia per ogni membro della Milizia dell'Immacolata stimolo per una offerta totale e senza limiti all'Immacolata.
O Maria,
concepita senza peccato,
prega per noi che a Te ricorriamo
e per quanti a Te non ricorrono,
in particolare per i nemici della Santa Chiesa
e per quelli che vi sono raccomandati.
San Massimiliano Maria Kolbe, prega per noi.
O Maria concepita senza peccato, prega per noi che a Te ricorriamo e per quanti a Te non ricorrono, in particolare per i nemici della santa Chiesa e per quelli che Ti sono raccomandati.
Padre nostro… Ave Maria… Gloria al Padre…
Preghiera di Consacrazione alla Vergine Immacolata
Vergine Immacolata, Madre mia Maria,
io rinnovo a Te,
oggi e per sempre,
la consacrazione di tutto me stesso/a
perché Tu disponga di me
per il bene delle anime.
Solo ti chiedo,
o mia Regina e Madre della Chiesa,
di cooperare fedelmente alla Tua missione
per l’avvento del Regno di Gesù nel mondo.
Ti offro pertanto,
o Cuore Immacolato di Maria,
le preghiere, le azioni e i sacrifici di questo giorno
Perché l'amore e la consegna di San Massimiliano Maria Kolbe sia per ogni membro della Milizia dell'Immacolata stimolo per una offerta totale e senza limiti all'Immacolata.
O Maria,
concepita senza peccato,
prega per noi che a Te ricorriamo
e per quanti a Te non ricorrono,
in particolare per i nemici della Santa Chiesa
e per quelli che vi sono raccomandati.
San Massimiliano Maria Kolbe, prega per noi.
Massimiliano Kolbe nasce il 7 gennaio 1894 a Zduńska-Wola, in una regione polacca controllata dalla Russia. Il padre, un tessitore, e la madre, una levatrice, sono ferventi cristiani: nel Battesimo scelgono per lui il nome di Raimondo. Frequenta la scuola dei francescani a Leopoli. Nel 1910 entra nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali assumendo il nome di Massimiliano. Inviato prima a Cracovia e poi a Roma, qui resta sei anni, laureandosi in filosofia all’Università Gregoriana e in teologia al Collegio Serafico. Viene ordinato sacerdote il 28 aprile 1918.
A Roma, mentre gioca a palla in aperta campagna, comincia a perdere sangue dalla bocca: è tubercolosi. La malattia l’accompagnerà per tutta la vita. Fonda con il permesso dei superiori la “Milizia dell’Immacolata”, associazione religiosa per la conversione di tutti gli uomini per mezzo di Maria. Ritornato in Polonia, a Cracovia, pur essendo laureato a pieni voti, a causa della malferma salute non può insegnare né predicare, non potendo parlare a lungo. Sempre col permesso dei superiori, si dedica alla promozione della “Milizia dell’Immacolata”, raccogliendo numerose adesioni fra i religiosi del suo Ordine, professori e studenti dell’Università, professionisti e contadini.
Durante il Natale del 1921, padre Kolbe fonda a Cracovia un giornale di poche pagine, “Il Cavaliere dell’Immacolata”, per diffondere lo spirito della “Milizia”. Trasferito a Grodno, a 600 chilometri da Cracovia, crea una piccola tipografia per la stampa del giornale, con vecchi macchinari: con questa iniziativa riesce ad attirare molti giovani, desiderosi di condividere uno stile di vita francescano ispirato a Maria. Il giornale si diffonde sempre di più. A Varsavia, grazie alla donazione di un terreno da parte del conte Lubecki, fonda “Niepokalanów”, la ‘Città di Maria’. Il centro si sviluppa rapidamente: dalle prime capanne si passa a edifici veri e propri, la vecchia stampatrice viene sostituita dalle nuove tecniche di composizione e stampa. Il “Cavaliere dell’Immacolata” raggiunge in breve una tiratura di milioni di copie, mentre vengono creati altri sette periodici.
Con l’ardente desiderio di espandere il suo Movimento mariano oltre i confini polacchi, Kolbe si reca in Giappone, dove fonda la “Città di Maria” a Nagasaki. Qui, dopo l’esplosione della prima bomba atomica, avrebbero trovato rifugio gli orfani di Nagasaki. Collabora con ebrei, protestanti e buddisti, certo che Dio sparge semi di verità in ogni religione. Apre una Casa anche ad Ernakulam, sulla costa occidentale dell’India. Per curare la tubercolosi, torna in Polonia a Niepokalanów.
Dopo l’invasione della Polonia, il 1° settembre 1939, i nazisti ordinano lo scioglimento di Niepokalanów. Ai religiosi costretti a lasciare il centro, padre Kolbe raccomanda una sola cosa: “Non dimenticate l’amore”. Restano circa 40 frati, che trasformano la cittadina in un luogo di accoglienza per feriti, ammalati e profughi. Il 19 settembre 1939, i tedeschi prelevano padre Kolbe e gli altri frati, portandoli in un campo di concentramento, da dove vengono inaspettatamente liberati l’8 dicembre. ritornati a Niepokalanów, riprendono la loro attività di assistenza per circa 3500 rifugiati, di cui 1500 ebrei. Dopo qualche mese, però, i rifugiati vengono cacciati o catturati e lo stesso Kolbe, dopo il rifiuto di prendere la cittadinanza tedesca per salvarsi, è imprigionato il 17 febbraio 1941 insieme a quattro frati. Dopo aver subito maltrattamenti dalle guardie del carcere, è costretto a indossare un abito civile, perché il saio francescano “disturbava” i nazisti. Il 28 maggio viene trasferito nel campo di sterminio ad Auschwitz. Con il numero 16670, viene messo insieme agli ebrei perché sacerdote e addetto ai lavori più duri, come il trasporto dei cadaveri al crematorio.
La sua dignità di sacerdote incoraggia gli altri prigionieri. Un testimone ricorda: “Kolbe era un principe in mezzo a noi”. Alla fine di luglio è trasferito al Blocco 14, dove i prigionieri sono addetti alla mietitura nei campi. Uno di loro riesce a fuggire: per questo dieci prigionieri vennero destinati dai nazisti al bunker della morte. Padre Kolbe si offre in cambio di uno dei “prescelti”, un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. La disperazione dei condannati viene trasformata nella preghiera comune guidata da padre Kolbe. Dopo 14 giorni rimangono in vita solo in quattro, fra cui padre Massimiliano. Allora le guardie decidono di abbreviare la loro agonia con una iniezione di acido fenico. Padre Kolbe porge il braccio, dicendo “Ave Maria”: sono le sue ultime parole. E’ il 14 agosto 1941.
Fonte: https://www.vaticannews.va
A Roma, mentre gioca a palla in aperta campagna, comincia a perdere sangue dalla bocca: è tubercolosi. La malattia l’accompagnerà per tutta la vita. Fonda con il permesso dei superiori la “Milizia dell’Immacolata”, associazione religiosa per la conversione di tutti gli uomini per mezzo di Maria. Ritornato in Polonia, a Cracovia, pur essendo laureato a pieni voti, a causa della malferma salute non può insegnare né predicare, non potendo parlare a lungo. Sempre col permesso dei superiori, si dedica alla promozione della “Milizia dell’Immacolata”, raccogliendo numerose adesioni fra i religiosi del suo Ordine, professori e studenti dell’Università, professionisti e contadini.
Durante il Natale del 1921, padre Kolbe fonda a Cracovia un giornale di poche pagine, “Il Cavaliere dell’Immacolata”, per diffondere lo spirito della “Milizia”. Trasferito a Grodno, a 600 chilometri da Cracovia, crea una piccola tipografia per la stampa del giornale, con vecchi macchinari: con questa iniziativa riesce ad attirare molti giovani, desiderosi di condividere uno stile di vita francescano ispirato a Maria. Il giornale si diffonde sempre di più. A Varsavia, grazie alla donazione di un terreno da parte del conte Lubecki, fonda “Niepokalanów”, la ‘Città di Maria’. Il centro si sviluppa rapidamente: dalle prime capanne si passa a edifici veri e propri, la vecchia stampatrice viene sostituita dalle nuove tecniche di composizione e stampa. Il “Cavaliere dell’Immacolata” raggiunge in breve una tiratura di milioni di copie, mentre vengono creati altri sette periodici.
Con l’ardente desiderio di espandere il suo Movimento mariano oltre i confini polacchi, Kolbe si reca in Giappone, dove fonda la “Città di Maria” a Nagasaki. Qui, dopo l’esplosione della prima bomba atomica, avrebbero trovato rifugio gli orfani di Nagasaki. Collabora con ebrei, protestanti e buddisti, certo che Dio sparge semi di verità in ogni religione. Apre una Casa anche ad Ernakulam, sulla costa occidentale dell’India. Per curare la tubercolosi, torna in Polonia a Niepokalanów.
Dopo l’invasione della Polonia, il 1° settembre 1939, i nazisti ordinano lo scioglimento di Niepokalanów. Ai religiosi costretti a lasciare il centro, padre Kolbe raccomanda una sola cosa: “Non dimenticate l’amore”. Restano circa 40 frati, che trasformano la cittadina in un luogo di accoglienza per feriti, ammalati e profughi. Il 19 settembre 1939, i tedeschi prelevano padre Kolbe e gli altri frati, portandoli in un campo di concentramento, da dove vengono inaspettatamente liberati l’8 dicembre. ritornati a Niepokalanów, riprendono la loro attività di assistenza per circa 3500 rifugiati, di cui 1500 ebrei. Dopo qualche mese, però, i rifugiati vengono cacciati o catturati e lo stesso Kolbe, dopo il rifiuto di prendere la cittadinanza tedesca per salvarsi, è imprigionato il 17 febbraio 1941 insieme a quattro frati. Dopo aver subito maltrattamenti dalle guardie del carcere, è costretto a indossare un abito civile, perché il saio francescano “disturbava” i nazisti. Il 28 maggio viene trasferito nel campo di sterminio ad Auschwitz. Con il numero 16670, viene messo insieme agli ebrei perché sacerdote e addetto ai lavori più duri, come il trasporto dei cadaveri al crematorio.
La sua dignità di sacerdote incoraggia gli altri prigionieri. Un testimone ricorda: “Kolbe era un principe in mezzo a noi”. Alla fine di luglio è trasferito al Blocco 14, dove i prigionieri sono addetti alla mietitura nei campi. Uno di loro riesce a fuggire: per questo dieci prigionieri vennero destinati dai nazisti al bunker della morte. Padre Kolbe si offre in cambio di uno dei “prescelti”, un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. La disperazione dei condannati viene trasformata nella preghiera comune guidata da padre Kolbe. Dopo 14 giorni rimangono in vita solo in quattro, fra cui padre Massimiliano. Allora le guardie decidono di abbreviare la loro agonia con una iniezione di acido fenico. Padre Kolbe porge il braccio, dicendo “Ave Maria”: sono le sue ultime parole. E’ il 14 agosto 1941.
Fonte: https://www.vaticannews.va