Novena a San Marco evangelista

Primo giorno
I. Glorioso s. Marco, che al primo udire le prediche di s. Pietro, vi convertiste alla fede con tanta sincerità e con tanto fervore da essere da s. Pietro medesimo denominato suo figlio, e, come tale, assunto a compagno dei suoi viaggi, o confidente dei suoi secreti, intercedete a noi tutti di ascoltar sempre con frutto la divina parola, e di sempre amaro o rispettare quai nostri padri tutti coloro che travaliano per la nostra salute.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
II. Glorioso s. Marco, che dall’apostolo Pietro condotto a Roma, e ivi lasciato poi solo ad irrigare la terra già sparsa di seme evangelico, ampliaste senza misura le sue spirituali conquiste, e rendeste perpetua la vostra predicazione con la pubblicazione del vostro Vangelo che, approvato dal Vicario di Gesù Cristo come dettatura dello Spirito Santo, diventò poi così celebre in tutto il mondo, intercedete a noi tutti di adoperarci incessantemente per la salute dei nostri prossimi, e di non risparmiare fatica per rendere piena, perpetua e universale la cognizione della Fede e la glorificazione di Dio.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
III. Glorioso s. Marco, che, mandato dall’apostolo s. Pietro ad evangelizzare l’Egitto quando l’Imperatore Claudio scacciava da Roma tutti quanti gli Ebrei, predicaste con tanta efficacia che ne sbandiste in un momento la idolatria, o poi infervoraste per tal maniera nella fede santissima di Gesù Cristo tutte le vicine provincie, non che la Libia, la Pentapoli, o l’una e l’altra Tebaide, che poco dopo furono popolate dei più ammirabili contemplativi e dei più penitenti anacoreti, intercedete a noi tutti di zelar per tale maniera la pura gloria di Dio, da parlar sempre con frutto a tutti i nostri fratelli, e da convertire in modelli di santità i più lontani dalla strada della salute.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
IV. Glorioso s. Marco, che furiosamente assalito dagli idolatri mentre offrivate sull’altare il divin sacrificio, e con fune al collo trascinato per le contrade, fino a bagnar tutti i sassi del vostro sangue, altro non faceste che benedire il nome ss. di Gesù Cristo, che vi chiamava a parte dei suoi patimenti per farvi poi coerede della sua gloria, ottenete a noi tutti di non lamentarci giammai fra le traversie di questa terra, e di amar sempre di vero cuore chiunque ci fosse cagione di qualche patimento.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
V. Glorioso s. Marco, che foste sempre in onore specialissimo nella chiesa, non solo poi popoli da voi santificati, per il Vangelo da voi scritto, per le virtù da voi praticate, e per il martirio da voi sostenuto ma ancora per la cura speciale che mostrò Iddio del vostro corpo portentosamente preservato o dalle fiamme a cui lo destinavano gli idolatri nel giorno stesso della sua morte, e dalla profanazione dei Saraceni divenuti padroni del vostro sepolcro in Alessandria, poi circondato di nuova gloria quando, trasportato dai Veneziani in Occidente (815), venne nel secolo undecimo solennemente riconosciuto dalla regina dell’Adriatico che, lietissima del suo possedimento, andò sempre santamente altera del vostro nome e del Vostro patrocinio, ottenete a noi tutti di aver sempre una grande venerazione per i confessori della fede, o di viver sempre in maniera da meritare la partecipazione alla loro gloria nel cielo, dopo aver costantemente goduto il santo lor patrocinio sopra la terra.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
San Marco evangelista
Dell’evangelista Marco, nato da famiglia ebrea benestante, si sa soltanto quanto riferiscono gli Atti degli Apostoli e alcune lettere dei santi Pietro e Paolo; non fu un discepolo del Signore, anche se qualche studioso lo identifica con il ragazzo, figlio della vedova Maria, che seguì Gesù dopo l’arresto nell’orto del Getsemani, avvolto in un lenzuolo. Marco collaborò invece con l'apostolo Paolo, conosciuto a Gerusalemme. Fu con lui a Cipro e poi a Roma. Nel 66 san Paolo dalla prigione romana scrive a Timoteo: “Prendi Marco e portalo con te, perché mi sarà utile per il ministero” (2Tm 4,11).Non si sa se Marco giunse a Roma in tempo per assistere al martirio di Paolo, ma certamente nella capitale dell’Impero si mise al servizio di Pietro. La Basilica romana di San Marco, in pieno centro storico, testimonia la sua presenza, visto che si dice eretta sul luogo in cui sorgeva la casa in cui l’evangelista visse. Pietro cita spesso il nome di Marco. Nella sua Prima lettera ad esempio leggiamo: “Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia (Roma); e anche Marco, mio figlio” (1Pt 5,13).
O ancora, negli Atti degli Apostoli, dopo la “miracolosa” liberazione di Pietro dalla prigione: “Dopo aver riflettuto, si recò alla casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove si trovava un buon numero di persone raccolte in preghiera” (Atti 12,12).
Dopo la morte del Principe degli Apostoli, di Marco si perdono le tracce: un’antica tradizione lo vuole evangelizzatore in Egitto e fondatore della chiesa di Alessandria. Un altra riferisce che, prima di rientrare in Egitto, fu ad Aquileia per curare l’evangelizzazione dell'area nord-est dell’Impero. Qui convertì Ermagora diventato primo vescovo della città. Lasciata Aquileia pare che a causa di una tempesta approdasse sulle isole Rialtine, nucleo originario della futura Venezia. Addormentatosi sognò un angelo che gli promise che in quella terra avrebbe dormito in attesa dell’ultimo giorno.
L’evangelista Marco morì probabilmente tra il 68 e il 72, forse martire ad Alessandria d'Egitto. Così scrivono gli Atti di Marco del IV secolo: "Il 24 aprile venne trascinato dai pagani per le vie di Alessandria, legato con funi al collo. Gettato in carcere, venne confortato da un angelo ma il giorno dopo subì lo stesso atroce tormento e morì". Il suo corpo era destinato alle fiamme, ma venne salvato dai fedeli e sepolto in una grotta. Da lì nel V secolo fu traslato in una chiesa. Secondo una leggenda, nell’828 due mercanti veneziani avrebbero portato il corpo, minacciato dagli arabi, nella città di Venezia dove è tutt’ora custodito nella Basilica a lui dedicata. Alcune sue reliquie sono conservate anche al Cairo, in Egitto, nella cattedrale di San Marco, sede del patriarca copto ortodosso Tawadros II.
Marco viene considerato “lo stenografo” di Pietro: il suo Vangelo fu scritto tra il 50 e il 60. Secondo la tradizione, egli trascrisse la predicazione di Pietro e le sue catechesi, rivolte specialmente ai primi cristiani di Roma, senza elaborarle o adattarle ad uno schema personale; per questo il suo Vangelo offre la vivacità e la schiettezza di un racconto popolare. La lingua è il greco, la più parlata a quei tempi; l’obiettivo dei racconti è dimostrare la potenza del Gesù Cristo, Figlio di Dio, che si manifesta nell’operare molti miracoli. Le parole del Vangelo di Marco: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”, ha spiegato una volta Papa Francesco, indicano chiaramente che cosa Gesù vuole dai suoi discepoli.
Già nel 1071 San Marco fu scelto come titolare della Basilica e Patrono principale della Serenissima. Nel tempo, Venezia restò indissolubilmente legata alla sua persona, il cui simbolo di evangelista, il leone alato che poggia la zampa su un libro con la scritta: “Pax tibi Marce evangelista meus”, divenne lo stemma della città, posto in ogni suo angolo ed elevato in ogni luogo dove la Serenissima portò il suo dominio. San Marco è patrono dei notai, degli scrivani, dei vetrai, degli ottici. E’ venerato come santo da varie chiese cristiane: oltre a quella cattolica, anche dalla chiesa ortodossa e da quella copta, che lo considera proprio patriarca. il male è una dimensione sempre presente nella storia umana, ma questa battaglia non si vince da soli: san Giorgio uccide il drago perché è Dio che agisce in lui. Con Cristo il male che non avrà mai più l’ultima parola.
Fonte: https://www.vaticannews.va