Novena a Santa Giovanna Francesca Di Chantal

Primo giorno
I. O gloriosa s. Giovanna Francesca, che, fanciulletta ancor di cinque anni gettando al fuoco gli scritti di un eretico, combattendo con eloquenza superiore alla vostra età tutti i suoi falsi ragionamenti, mostraste il più vivo abborrimento ad ogni errore contrario alla cattolica fede, otteneteci dal Signore la grazia d’aborrire sempre, e di fuggir con ogni sollecitudine tutto quello che potrebbe farci vacillare nella credenza delle verità indispensabili alla salute.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
II. O gloriosa s. Giovanna Francesca, che, soddisfacendo esattamente a tutti i doveri proprii del vostro stato di ricca e coniugata, non solo giungeste voi al sommo della perfezione, ma santificaste ancora col consiglio e con l’esempio tutta la vostra casa, otteneteci dal Signore la grazia di corrispondere fedelmente ai doveri della nostra vocazione, affinchè oltre il giunger noi stessi alla santità più eminente, riusciamo ancora ad edificare tutti quanti i nostri prossimi.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
III. O gloriosa s. Giovanna Francesca, che per la vostra singolarissima liberalità verso i poveri meritaste di vedere tanto volte moltiplicato miracolosamente le prevvisioni di vostra casa, otteneteci grazia di essere anche noi, a vostra somiglianza, sempre liberali di tutti quei soccorsi che le nostre forze ci permettono di prestare ai bisognosi nostri fratelli.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
IV. O gloriosa s. Giovanna Francesca, che, animata dai sentimenti i più generosi della carità, riceveste come madrina al fonte battesimale il figlio di colui che aveva ucciso nella caccia il vostro marito, otteneteci la grazia di essere a vostra somiglianza sempre pronti a perdonare così sinceramente a tutti i nostri offensori da ricambiare gli oltraggi coi beneficii.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
V. O gloriosa s. Giovanna Francesca, che tanto amaste Gesù Cristo da scolpirne voi stessa il divin nome con un ferro rovente sul vostro petto, otteneteci la grazia di portar sempre questo nome santissimo e nella mente e nel cuore, affine di non gloriarci mai d’altro che della osservanza della sua legge e della sofferenza della sua croce.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
VI. O gloriosa s. Giovanna Francesca, che, per trionfare compitamente della delicatezza del senso, non contenta di servire in persona agli infermi negli ospedali, baciaste ancora le piaghe le più fetenti, otteneteci dal Signore eguale spirito di penitenza e di mortificazione, affinchè, rinnegando continuamente noi stessi, diventiamo con verità fedeli discepoli di Gesù Cristo.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
VII. O gloriosa s. Giovanna Francesca, che per assecondare gli impulsi dello Spirito Santo che vi chiamava allo stato monastico, anzi a fondatrice di tutto l'Ordine della Visitazione, sprezzaste tutti i reclami della natura e del sangue, fino a passare sul proprio figliuolo disteso sulla soglia della vostra casa, impetrate anche a noi di assecondare fedelmente tutte le divine inspirazioni anche a costo di sacrificare tutto quello che abbiamo di più prezioso e di più caro.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
VIII. O gloriosa s. Giovanna Francesca, che dopo esservi posta sotto la direzione del gran prelato di Sales, non faceste mai cosa che non fosse col consiglio e col comando approvata da lui, ottenete a noi tutti la grazia di spogliarci per tal modo della nostra volontà, che dipendiamo interamente da coloro che Dio si gloriò di accordarci per nostri direttori.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
IX. O gloriosa s. Giovanna Francesca, che eseguiste con tanta esattezza l’arduo e singolarissimno vostro voto di far sempre quello che conoscereste piu perfetto, ottenete a noi tutti la grazia di aspirare continuamente all’acquisto della santità la più sublime, e di non lasciare mai intentato alcun mezzo che conosciamo conducente a questo sanitissimo fine.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Nel 1601, a causa di un incidente durante una battuta di caccia, il marito more. Giovanna ne risente a tal punto da far temere per la sua stessa vita. Cerca rifugio in Dio, prodigandosi generosamente verso i poveri ed occupandosi con totale dedizione all’educazione dei figli. In un primo tempo torna a Digione, dal padre, ma poi si trasferisce a Monthelon (altra tenuta di famiglia), presso il suocero che l’aveva minacciata di escludere i figli dall’eredità se non lo avesse raggiunto. L’anziano era succube di una domestica, con la quale aveva avuto dei figli, e che farà passare a Giovanna sette anni duri e pieni di umiliazioni. Non sono, tuttavia, anni inutili per la sua crescita spirituale: a questa dura scuola impara sì l’umiltà, ma una umiltà generosa. Diceva: “Siamo umili, ma di quella umiltà generosa che teme soltanto il peccato, che dipende soltanto dalla volontà di Dio e tiene soltanto ad essa. In una parola, l’umiltà rende felici fin da questo mondo tutti quelli che vogliono gloriarsi solo della croce di Gesù Cristo”. In diverse occasioni vi furono signori che si fecero avanti per chiedere la sua mano, ma lei sempre rifiuta: aveva scelto in cuor suo di donarsi totalmente a Dio, tanto da incidersi il nome di Gesù sul petto con un ferro rovente …non amava certo le mezze misure! Lo dimostra una delle sue frasi preferite: “È troppo avaro il cuore cui Dio non basta ed è miserabile il cuore che si accontenta di meno che di Dio”.
Desiderosa di progredire nella vita spirituale, si affida alla guida di un sacerdote che però non riesce a comprenderla e che, anzi, inasprisce ulteriormente le sue pene. Solo incontrando a Digione, nel marzo 1604, san Francesco di Sales, Vescovo di Ginevra, trova colui che la sua anima da anni cercava. La spiritualità del Santo la trasforma: niente sovraccarico di pratiche religiose, niente eccessi penitenziali, ma l’invito a vivere una spiritualità profonda nella sua condizione di vita, nel fedele e quotidiano compimento dei doveri familiari. Poco prima di morire, sintetizzerà nel suo stile diretto e senza giri di parole l’insegnamento del “beato padre”, come lei amava chiamare il Santo Vescovo: “Siate, mia cara figlia, come un recipiente vuoto davanti alla divina Bontà, per ricevere quel che a lui piacerà di donarvi. Per il presente, siate fedele nel fare ciò che dovete e nel soffrire umilmente e senza mollezza ciò che Dio vi presenterà momento per momento”.
Anno dopo anno cresce nella Baronessa de Chantal il desiderio della vita religiosa, ma come realizzarlo? San Francesco da tempo desiderava fondare una comunità di donne dedite alla vita contemplativa coniugata ad una qualche forma di servizio di carità; incontra, nel desiderio e nella disponibilità di Giovanna, il tanto atteso segno di Dio. Nella primavera del 1610, superando grandi difficoltà soprattutto familiari, colei che fino a quel momento era conosciuta come “Madame de Chantal” lascia la casa paterna per trasferirsi ad Annecy, in Alta Savoia, dove Francesco di Sales risiedeva. Il 6 giugno 1610, viene fondato il primo nucleo della nuova famiglia religiosa, la “Visitazione di Santa Maria”, le cui monache sono comunemente dette “Visitandine”. Con questo nome S. Francesco di Sales voleva fosse onorato un mistero evangelico che allora nella Chiesa era quasi dimenticato. A stemma della congregazione venne scelto un cuore circondato di spine con una croce sovrapposta ed inciso un monogramma che intreccia i nomi di Gesù e di Maria.
Quando l’Ordine comincerà la sua espansione, questa duttilità tra vita contemplativa e attiva, troverà l’opposizione dell’Arcivescovo di Lione, che chiederà al Fondatore di trasformare la sua “piccola Congregazione” in un Ordine claustrale (siamo nel 1615). Nel 1618 san Francesco, vedendo in tale richiesta un segno della volontà di Dio, adotterà la Regola di Sant’Agostino e darà alle sue figlie le Costituzioni definitive.
Nel 1622 san Francesco di Sales muore a Lione: Giovanna ne soffre moltissimo, ma ormai la sua tempra interiore è tale da saper affrontare, con Dio e in Dio, anche questo distacco. Da subito si prodiga per far rientrare la salma del vescovo al monastero di Annecy, culla dell’Ordine. San Vincenzo de’ Paoli diventerà la nuova guida spirituale di Giovanna, lui che già dal 1619 era confessore delle Visitandine di Parigi.
Tra il 1622 e il 1641, anno in cui morirà santa Giovanna, i monasteri della Visitazione passano da 13 a 87. Dopo aver sistemato i figli (che seguirà con amore materno e premuroso fino alla fine) si dedica con tutta se stessa all’organizzazione della sua famiglia religiosa. Scrive migliaia di lettere (parte delle quali raccolte e pubblicate), si prodiga nel visitare tutti i Monasteri e sarà proprio durante uno di questi viaggi che le sue forze cederanno. Morirà sulla breccia il 13 dicembre 1641, a Moulins. Il suo corpo riposa nella basilica della Visitazione ad Annecy, accanto a quello del suo “beato padre”.
La causa di canonizzazione fu avviata nel 1715. La prima parte del processo si concluse nel 1751 con la beatificazione e nel 1767 santa Giovanna Francesca Fremyot de Chantal raggiunse san Francesco di Sales anche nella gloria dei santi. Concludiamo con un estratto da una preghiera che la Santa scrisse e portava sempre con sé: “O sovrana bontà della sovrana Provvidenza del mio Dio! Io mi riposo per sempre fra le tue braccia, sia che tu sia dolce o severa. Conducimi d’ora in avanti dovunque vorrai: io non guarderò la strada lungo la quale mi farai passare, ma guarderò a Te, mio Dio, che mi conduci; la mia anima non trova riposo all’infuori delle braccia e del seno di questa celeste Providenza, mia vera madre, mia forza e mio baluardo”.
Fonte: https://www.vaticannews.va/