Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 2 giugno 2025 - Santi Marcellino e Pietro (Letture di oggi)

Quando proviamo qualche pena ed afflizione particolare, incoraggiamoci, pensando che i santi hanno patito allegramente contrarietà  maggiori. (San Francesco di Sales)

Novena a San Gerardo Maiella

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Primo giorno: Dio chiamò, Gerardo disse "si"

Il santo è l'uomo che dice sempre "sì" a Dio. Nel battesimo diventa "chiamato", "scelto" da Dio, per rendere testimonianza alla verità. Il santo, alla chia­mata, alla scelta, risponde generosamente "sì".

Dio chiamò Gerardo Maiella a risplendere nella sua Chiesa. Nacque a Muro Lucano (PZ) il 6 aprile 1726. Nello stesso giorno ricevette il battesimo ed il primo invito alla santità. Il 5 giugno 1740 ricevette la cresima e decise di far agire lo Spirito Santo che era in lui. Ma Dio lo volle ancora più in alto quale faro di luce al mondo intero chiamandolo alla vita religiosa. "Mamma, vado a farmi santo", lasciò scritto. Seguì fedelmente la voce del Signore, che gli apriva la via del cielo. Gerardo seppe ripetere il suo "sì" a Dio anche nel periodo più nero della sua vita. Fu, per lui, il venerdì santo: una calunnia infame abbattutasi su lui fece risplendere di vivida luce la sua santità. In questo arco di tempo fu affidato alle cure del padre Giovenale con "ordine che avesse seguitato a tenerlo mortificato". P. Giovenale cono­sceva Gerardo da lungo tempo, quando era novizio a Deliceto (FG). Lo invitò a scrivere il diario spiri­tuale. Gerardo con semplicità gli consegnò il reso­conto della sua vita. Dopo aver enumerato le dure penitenze di ogni giorno, espresse "i sentimenti più vivi del cuore". Scrisse tra l'altro: "Una volta ho la bella sorte di farmi santo e se la perdo, la perdo per sempre. E se una volta ho la fortuna di potermi far santo... Dunque che mi manca a farmi santo? Ho tutte le occasioni favorevoli a farmi santo. Via su, dunque, mi voglio far santo. Oh quanto importa il farmi santo! Signore, che pazzia è la mia? Fratello Gerardo, risolviti con darti tutto a Dio".

(Pausa di riflessione)

- Mi comporto sempre da figlio di Dio?

- So dire il mio "Sì " al Signore che mi chiama?

- Ricambio in bene a chi mi fa del male?

L'invito alla santità è rivolto ad ogni battezzato. L'esempio di san Gerardo è richiamo ad un impe­gno ed è sprone a corrispondere. Dio che vuole tutti salvi dona a ciascuno le grazie necessarie perché corrisponda alla vocazione e realizzi il progetto di Dio .

Preghiamo: O Signore, nostro Padre, tu arricchisti l'anima del tuo servo Gerardo di tanta luce e di tanta grazia da fare della sua vita un perenne "sì" al tuo amore ed alla tua volontà. "Sì" durante tutta la vita, "sì" in morte, accettata per amor tuo, nella visione della Madre celeste. Concedi anche a noi di essere generosi alla tua chiamata ed alla tua scelta con un "sì" perenne e gioioso alla tua volontà.
Il cognome Maiella o Majella è un'abbreviazione della forma originaria Machiella o Macchiella, secondo la grafia desunta dagli Atti parrocchiali di Baragiano (Potenza) donde proveniva la famiglia. Umanamente parlando non è un granché: di costituzione gracile, di salute cagionevole, di istruzione scarsa. Anche perché ha dovuto iniziare a lavorare presto per mantenere la famiglia, visto che papà muore quando lui è ancora un bambino, senza aver avuto il tempo di insegnargli il suo mestiere di sarto. Finisce così, come apprendista, in casa di un sarto esperto, dove colleziona ingiurie e percosse, ma il ragazzino non si scompone più di tanto, perché sta imparando ad accettare tutto per “amor di Dio”. Quando potrebbe mettersi in proprio, decide invece di andare a fare il domestico nella casa del vescovo di Lacedonia: non è un posto molto ambito, perché il vescovo è prepotente, esigente e autoritario. Quelli che l’hanno preceduto hanno resistito in quell’incarico al massimo tre settimane, lui vi resta per tre anni, cioè fino alla morte del vescovo, ed è forse l’unico a piangerlo sinceramente, perché è riuscito a scoprire i buoni sentimenti del padrone anche sotto la scorza di uomo burbero e insopportabile.
Tornato al paese, Muro Lucano, apre bottega, ma neanche come sarto è un granché: prega più volentieri di quanto non sappia tagliare e cucire, è sempre incollato al tabernacolo o assorto in meditazione, più alla ricerca della volontà di Dio che attento alle esigenze dei clienti. La sua diventa la bottega del “sarto fai da te”, che non riesce a mettere un soldo da parte perché, quando si fa pagare, dopo aver comprato quello che serve alla mamma e alle sorelle, il suo denaro va a finire nelle tasche dei poveri o nella celebrazione di messe per i defunti.
Pensa seriamente di farsi religioso, ma la cosa è più facile a dirsi che a farsi: i Cappuccini gli dicono subito di no e anche con i Redentoristi le cose non vanno meglio: venuti in paese a predicare una missione, sono subito assediati e perseguitati da quel giovane che vuole diventare come loro e che essi non vogliono, perché oltre alla gracilità, che si vede ad occhio nudo, tutti lo descrivono come un po’ eccentrico, senza arte né parte, un buono a nulla, insomma. E così consigliano alla mamma di chiuderlo in camera, perché al momento della partenza non corra loro dietro. Il consiglio viene eseguito alla lettera, ma al mattino la mamma, nella stanza da letto, trova soltanto un foglio con poche, semplici parole: “Vado a farmi santo”. Annodando le lenzuola, infatti, il ragazzo è riuscito a calarsi dalla finestra: un’evasione in piena regola, un caso degno di “Chi l’ha visto”, se non fosse che di questa fuga si conoscono il motivo e la destinazione: raggiunti i missionari dopo dodici miglia, è riuscito, vista l’insistenza, a farsi accettare. Lo mandano come “Fratello inutile” in vari conventi redentoristi, dove fa di tutto: il giardiniere, il sacrestano, il portinaio, il cuoco, l’addetto alla pulizia della stalla e in tutte queste umili semplicissime mansioni l’ex ragazzo “inutile” si esercita a cercare la volontà di Dio. Ubbidientissimo, mortificato, devoto, semina amore e concordia mentre fa la questua. Ai poveri distribuisce tutto, anche i suoi pochi effetti personali. Nei semplici gesti che compie c’è del prodigioso e la gente grida al miracolo, che fiorisce al suo passaggio. Un giorno viene accusato di una relazione per lo meno sospetta con una ragazza: non si discolpa e non si giustifica, preferendo che la verità venga a galla da sola e cercando anche in questa prova dolorosa di fare la volontà di Dio. Sarà infatti discolpato proprio da chi l’aveva calunniato, mentre tutti ammirano il suo eroismo, la sua pazienza e la sua sopportazione. Un bel giorno è colpito dalla tubercolosi e deve mettersi a letto; sulla porta della sua cella ha fatto scrivere; “Qui si fa la volontà di Dio, come vuole Dio e fino a quando vuole Dio”.
Muore nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 1755: ha soltanto 29 anni, dei quali appena tre passati in convento durante i quali ha fatto passi da gigante verso la santità. Beatificato da Leone XIII nel 1893, Gerardo Majella è stato proclamato santo da Pio X nel 1904. da allora è uno dei santi più venerati del nostro Meridione, si continua a ricorrere alla sua intercessione e, in particolare, è conosciuto come il “santo dei parti felici” per la particolare protezione che molte mamme hanno sperimentato durante la gravidanza e al momento del parto.
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