Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 2 giugno 2025 - Santi Marcellino e Pietro (Letture di oggi)

Una Sorella mi diceva che proprio due o tre setti­mane prima, a Bombay, lei ed alcune Sorelle avevano raccolto un uomo dalla strada e lo avevano portato a casa. Disponiamo di un luogo spazioso che ci è stato regalato e che noi abbiamo trasformato in una casa d'accoglienza degli incurabili. Quell'uomo venne por­37 tato là  e le Sorelle si presero cura di lui. Lo amarono e lo trattarono con dignità . Subito si accorsero che la sua schiena non aveva più pelle né carne. Era intiera­mente mangiato. Dopo averlo lavato lo misero a letto e una Sorella mi disse che mai aveva veduto tanta gio­ia quanta ne aveva scorta sul volto di quell'uomo. Al­lora le domandai: « Cosa avete provato quando avete tolto i vermi dal suo corpo, ditemelo! ». Lei mi guardò e poi disse: « Mai avevo sentito la presenza di Cristo; non avevo mai creduto veramente alla parola di Gesù che dice: "Ero malato e voi questo l'avete fatto a me Ora la sua presenza era in quell'uomo e io la potevo vedere su quel viso ». Questo è un donò di Dio. (Madre Teresa di Calcutta)

Novena a San Francesco di Paola

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Primo giorno

I. O glorioso s. Francesco, che, miracolosamente risanato dalla cecità portata dal seno materno, fino dalla più tenera infanzia faceste vostra gioia la pietà la più soda, la penitenza la più austera, e la esatta imitazione del Serafico d’Assisi a cui foste consacrato prima di nascere, otteneteci dal Signore la grazia dì applicarci con ogni sforzo, almeno d’ora in avanti, a servir con fervore il nostro Dio, e ad imitare quei Santi che fin dal battesimo ci furono assegnati per protettori e per modelli.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

II. O glorioso s. Francesco, che nella tenera età di quattordici anni sprezzaste tutti gli allettamenti del mondo e della carne con seppellirvi in inospite solitudini, ed abborriste ogni vana compiacenza con l’allontanarvi secretamente da coloro che ammiravano le vostre grandi virtù, otteneteci da Dio la grazia di fuggire con ogni sollecitudine le pompe egli onori del secolo per non ambire altra gloria che quella di esser veri discepoli o seguaci fedelissimi di Gesù Crocifisso.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

III. O glorioso s.Francesco, che non avendo ancor compiuto il ventesimo anno dell’età vostra, diveniste fondatore di un Ordine, il quale superando tutti gli altri nel rigore dell’astinenza, confuse ancor più efficacemente la abituale delicatezza della maggior parte dei cristiani, otteneteci dal Signore la grazia di non violare giammai le leggi dell’astinenza e del digiuno che la Chiesa sempre sollecita della salute dei suoi figli si compiace di imporle; anzi di combattere spontaneamente ogni desiderio di gola con la pratica costante dell’evangelica mortificazione.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

IV. O glorioso s. Francesco, che, animato dalla fede la più generosa, ora traeste l’acqua dai macigni, ora sospendeste nell’aria i massi già cadenti, ora passeggiaste illeso in mezzo al fuoco, or viaggiaste senza pericolo sopra le onde del mare; quindi con una sola parola, ora restituiste la sanità agli infermi, or ridonaste la vita ai morti, otteneteci, vi preghiamo, la grazia di aver sempre una viva confidenza nella protezione del Signore, onde viver sempre tranquilli fra tutte le umane traversie, e non attendere che dal cielo il soccorso necessario a tutti i nostri bisogni.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

V. O glorioso s. Francesco, che senza mai aderire al minimo sentimento di vanagloria, vedeste impegnati a lavorar personalmente nelle vostre fabbriche le dame più nobili, i cavalieri più distinti, quindi prostrati ai vostri piedi i Principi, i Re, non che le intere nazioni, e pendenti dal vostro consiglio i più illuminati dottori e gli stessi sommi Pontefici, otteneteci, vi preghiamo, la grazia di mantenerci sempre umili in mezzo a tutti gli onori, e di non riferire che a Dio il buon successo d’ogni nostra operazione.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

VI. O glorioso s. Francesco, che con la mansuetudine del vostro tratto e con la dolcezza del vostro parlare cambiaste in vostro amico e vostro ammiratore chi aveva ardito di attaccare pubblicamente la santità della vostra vita o la verità dei vostri miracoli, otteneteci, vi preghiamo, la grazia di non risentirci giammai per qualunque torto ci venga fatto dai nostri fratelli, e di sollecitare mai sempre davanti a Dio il loro ravvedimento e la loro salute.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

VII. O glorioso s. Francesco, che, fornito di lumi affatto straordinari prediceste con apostolica franchezza gli avvenimenti più inaspettati e più lontani, cioè al re di Napoli la vittoria sopra dei Turchi, al re di Spagna il trionfo contro i Mori, al re di Francia Luigi XI il termine imminente della sua vita, al cardinale Della Rovere l’onore del sommo pontificato, e la futura approvazione del vostro nuovo Instituto, otteneteci, vi preghiamo, la grazia di non regolarci giammai che sopra i lumi del cielo, appoggiandoci interamente a coloro che sono interpreti sicuri dei voleri di Dio sopra la terra.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

VIII. O glorioso s. Francesco, che quantunque di vita sempre angelica, non solo vi riputaste sempre indegno dell’onore della sacra ordinazione per trattare i santi misteri, ma vi chiamaste anzi il minimo di tutti gli uomini e voleste che Minimi si chiamassero tutti i seguaci del vostro Ordine, otteneteci, vi preghiamo, la grazia di reputarci sempre indegni di tutti i doni del cielo, e di amare l’umiliazione ed il disprezzo in tutti i giorni di nostra vita, affine di conseguire nell’eternità quella gloria che è promessa ai mansueti ed umili di cuore.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

IX. O glorioso s. Francesco, che, acceso della carità la più ardente, ora versaste lacrime di tenerezza, ora vi trovaste sollevato in estasi al solo sentire i nomi di Gesù e di Maria, quindi maneggiaste senza lesione i carboni accesi, accendeste le lampade col solo tocco delle vostre dita, vi offeriste tante volte a Dio qual vittima di espiazione per gli altrui falli, e, giunto al termine dei vostri giorni, con fune al collo, coi piedi scalzi riceveste l'Eucaristico Sacramento per dare a Gesù Cristo gli ultimi attestati del vostro amore, otteneteci, vi preghiamo, la grazia di ardere sempre come voi della carità la più perfetta riguardo a Dio e riguardo al prossimo, onde, avendo a vostra somiglianza la carità per carattere distintivo di tutte le nostre operazioni, meritiamo finalmente di partecipare come voi all’eterna ricompensa dei veri amanti nel Paradiiso.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Si quaeris miracula, Cuncta parent nutibus el senis imperia Natura, Mors et Deus Cedit mare siculum, saxa sistunt pendula, Reddit ignis pabula Et mortui resurgunt. Quot pereunt pericula,
Quot morbi diffugiunt Narrent juvenes et cani, Praedicent Paulani. Cedit mare siculum
Suxa sistunt pendula, Reddit ignis pabula, Et mortui resurgunt.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Cedit mare siculum, etc.
V.Ora pro nobis, sanete Pater Francisce.
R. UI digni efficiamur promsssionibus Christi.

OREMUS.

Servitutis nostra tilii, Domine, iura solventes, quaesumus, ut beati Francisci, confessoris tui patrocinio suffragante, in nohis tua dona mulliplices, et ab omnibus tuearis adversis. Per Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, etc.


Qual v’ha sì gran prodigio
Che ad operar non vaglia,
O grande Eroe di Paola,
Tua man cui nulla eguaglia?
A un cenno tuo si piegano
Non sol natura e morte
Ma ancor colui che l'arbitro
Di qualsivoglia sorte.
Per te nell'aria arrestansi
I sassi già cadenti,
Il mar si associa e acchetansi
I flutti più frementi.
Ciò che fu già suo pascolo
Esce dal fuoco intatto,
E chi era già cadavere
A nuova vita è tratto.
Scompare ogni pericolo,
Cessano tutti i mali
Solo che a te si affidano
I miseri mortali.
Né solo quei di Paola
Godono di la i favori
Ma ancor qualsiasi popolo
Che il tuo soccorso implori.
Deh per noi tu pur siaci
D’ogni favor miniera,
E fa che sempre intrepidi
Seguiam la tua bandiera.
Onde a tuoi santi esempi
Vivendo ognor fedeli,
All’eternal tuo giubilo
Partecipiam nei cieli.
La sua vita fu avvolta in un'aura di soprannaturale dalla nascita alla morte. Nacque a Paola (Cosenza) nel 1416 da genitori in età avanzata devoti di san Francesco, che proprio all'intercessione del santo di Assisi attribuirono la nascita del loro bambino. Di qui il nome e la decisione di indirizzarlo alla vita religiosa nell'ordine francescano. Dopo un anno di prova, tuttavia, il giovane lasciò il convento e proseguì la sua ricerca vocazionale con viaggi e pellegrinaggi. Scelse infine la vita eremitica e si ritirò a Paola in un territorio di proprietà della famiglia. Qui si dedicò alla contemplazione e alle mortificazioni corporali, suscitando stupore e ammirazione tra i concittadini. Ben presto iniziarono ad affluire al suo eremo molte persone desiderose di porsi sotto la sua guida spirituale. Seguirono la fondazione di numerosi eremi e la nascita della congregazione eremitica paolana detta anche Ordine dei Minimi. La sua approvazione fu agevolata dalla grande fama di taumaturgo di Francesco che operava prodigi a favore di tutti, in particolare dei poveri e degli oppressi. Lo stupore per i miracoli giunse fino in Francia, alla corte di Luigi XI, allora infermo. Il re chiese al papa Sisto IV di far arrivare l'eremita paolano al suo capezzale. L'obbedienza prestata dal solitario costretto ad abbandonare l'eremo per trasferirsi a corte fu gravosa ma feconda. Luigi XI non ottenne la guarigione, Francesco fu tuttavia ben voluto ed avviò un periodo di rapporti favorevoli tra il papato e la corte francese. Nei 25 anni che restò in Francia egli rimase un uomo di Dio, un riformatore della vita religiosa. Morì nei pressi di Tours il 2 aprile 1507.
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