Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 2 giugno 2025 - Santi Marcellino e Pietro (Letture di oggi)

I servizi resi a persone verso le quali non si prova simpatia sono di molto maggior merito non avendovi parte l'amore umano ma solo il puro amor di Dio. (San Francesco di Sales)

Novena a San Domenico di Guzman

?
$c "; } ?>

Primo giorno

I. O glorioso s. Domenico, che fin dai vostri primi anni diveniste l’ammirazione di tutto il mondo per la pratica continua dell’orazione, del digiuno, delle veglie o d’ogni sorta di austerità, non che per la golosa custodia di tutti i sensi e la carità la più attiva verso del prossimo, fino a spogliarvi di tutti i mobili e di tutti i libri per sovvenire i bisogni dei poveri, pronto anche a rendervi schiavo per restituire ai prigionieri la libertà, otteneteci la grazia di applicarci anche noi continuamente agli esercizi della penitenza, della pietà e della carità, affine di ottenere con la santificazione dell’anima nostra, la edificazione di tutti i nostri fratelli.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

II. O glorioso s. Domenico, che nei tempi i più procellosi della chiesa diveniste il suo sostegno col nuovo Ordine da voi istituito dei Padri Predicatori, ottoneteci, vi preghiamo, la grazia di zelar sempre la gloria di questa nostra buona Madre, affinché, riguardando come nostri i suoi interessi, niente risparmiamo per difenderla, per sostenerla, e per renderla gloriosa in tutti gli angoli della terra.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

III. O glorioso s. Domenico, che combatteste con esito sempre felice tutti i nemici della fede, anzi li disarmaste e li convertiste con la semplice vostra presenza, otteneteci, vi preghiamo, la grazia, che, lungi dall’essere giammai sedotti dalle bestemmie degli eretici e dagli scandali dei peccatori, noi procuriamo sempre con la soavità delle parole la conversione e la salute.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

IV. O glorioso s. Domenico, che riceveste immediatamente dalle mani della Vergine, e a tutto il mondo dilataste, secondo il suo comandamento, la divozione efficacissima del Rosario, che operò fin dal suo principio innumerevoli prodigi, otteneteci, vi preghiamo, di essere sempre a vostra imitazione ferventi divotidi Maria santissima e specialmente del suo Rosario, da lei stessa chiamato « Lo strumento » « il più opportuno a confondere l’eresia, a rassodare la fede, a togliere gli scandali, a promuovere le virtù, a moritar la divina misericordia, a sostenere e difendere la santa Chiesa » .

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

V. O glorioso s. Domenico, che non aderiste mai al minimo sentimento di vanità, nè pei progressi del vostro ordine, nè per le continue vittorie da voi riportate sopra gli eretici, nè pei prodigi i più stupendi che Iddio degnossi di operare per vostro mezzo, ora conservando illeso tra le fiamme il volume della vostra dottrina, ora restituendo con un sol cenno la calma al mare, la serenità al cielo, la sanità agli infermi e la vita ai morti; che anzi, rinunciaste costantemente tutte le dignità più luminose a voi offerte, otteneteci, vi preghiamo, la grazia di ricalcar fedelmente tutte le orme da voi segnate nella via della santità, affine di partecipar al premio eterno che voi avete già conseguito nel regno della gloria.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Parlare con Gesù o parlare di Gesù, nient’altro. La quintessenza di un cristiano, si direbbe, quasi un ideale irraggiungibile. No, sapendo che c’è stato un uomo capace di vivere in modo magnifico questo ideale. E forse sì, considerando cosa quest’uomo sia riuscito a fare in 51 anni. Una presenza-spartiacque nelle vicende della Chiesa, Domenico di Guzman, al pari di Francesco d’Assisi. E i due sono contemporanei.

Caleruega, villaggio di montagna della vecchia Castiglia. È il 1170 quando Domenico inizia la sua storia. In famiglia c’è uno zio prete e il Vangelo diventa per il bimbo e poi l’adolescente come il pane da mangiare. A 24 anni, il sacerdozio è lo sbocco più che naturale. Domenico entra tra i canonici della cattedrale di Osma perché glielo chiede il vescovo Diego, che poi lo porta con sé in missione in Danimarca. Dalle parti di Tolosa assistono al dilagare dell’eresia dei catari, convinti che Gesù sia uomo ma non Dio. L’impellenza di parlare, spiegare, testimoniare la fede accende nei due una certezza: la loro missione non può che essere la predicazione ai pagani e nel 1206 vanno a chiederlo al Papa.

Innocenzo III è ben d’accordo sulla missione ma non sui destinatari. Sono gli albigesi, altro nome dei catari, con cui Diego e Domenico devono misurarsi. Tornano in Francia e poco dopo Diego muore. Domenico resta solo nell’affrontare l’onda dell’eresia e lo fa con passione, incontrando, esortando, dibattendo in pubblico e in privato. È un’attività che consuma, ma Domenico è un entusiasta. E non ha pose da dottore saccente, piuttosto il suo sguardo, i suoi modi costantemente affabili, la coerenza tra ciò che dice e ciò che fa, suscitano rispetto e simpatia riducendo le distanze dagli avversari. Passano anni di giornate così, poi lo scenario cambia nel 1215.

Quell’anno si svolge a Roma il Concilio Lateranense IV e Domenico vi si reca con Folco, il vescovo di Tolosa. L’occasione è giusta per presentare a Papa Onorio III il progetto che ormai ha preso forma. Da tempo in tanti, affascinati dal suo impegno, si sono affiancati a Domenico da varie parti d’Europa e molti sono giovani di ingegno. Il 22 dicembre 1217 arriva il placet: Onorio III approva la nascita dell’"Ordine dei Frati Predicatori". È come un’esplosione: rapidamente i “domenicani” si spargono portando ovunque il Vangelo col loro stile incendiario. Per Domenico è l’ultima tappa, che culmina il 6 agosto 1221 quando muore circondato dai suoi frati nell’amatissimo convento di Bologna. Appena 13 anni più tardi, Gregorio IX, che lo aveva conosciuto personalmente, lo proclama Santo. Dalle montagne della Castiglia sale più in alto l’uomo che, come disse il grande confratello Lacordaire, fu “tenero come una mamma, forte come un diamante".

Fonte: https://www.vaticannews.va/
mail mail telegram facebook twitter twitter