Novena a Santa Cunegonda

Primo giorno
I. O gloriosa S. Cunegonda, che tra gli agi della corte e lo splendore del trono non cercaste che la mortificazione dei vostri sensi e la felicità dei vostri sudditi, ottenete a noi tutti la grazia di preferir sempre alle grandezze del mondo la povertà del Vangelo, ai comodi della vita, la penitenza cristiana, affine di edificare i nostri prossimi nell’atto che santifichiamo noi stessi.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
II. O gloriosa s. Cunegonda, che nel primo giorno delle vostre nozze contratte con Enrico re dei Romani, con voto irrevocabile consacraste a Dio, unitamente al vostro sposo, il candidissimo giglio della vostra purità, ottenete a noi tutti la grazia di custodire golosamente una sì bella virtù, fuggendo sempre da tutto quello che potrebbe anche per poco contaminarla.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
III. O gloriosa s. Cunegonda, che con eroica rassegnazione offriste la taccia obbrobriosissima di infedele e di dissoluta, quando per screditarvi presso di tutti camminò più volte il demonio sotto le forme di un giovine al vostro fianco; per quella vivissima fede con cui senza lesione camminaste a piedi ignudi sopra del fuoco per provare a tutto il mondo la vostra innocenza, ottenete a noi tutti la grazia di soffrir sempre in pace le maldicenze, le satire, le calunnie,e di abbandonarci interamente alla protezione di Dio ogni qual volta ci trovassimo perseguitati dai sinistri giudizi degli uomini.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
IV. O gloriosa s. Cunegonda, che, divenuta vedova di Enrico, più non pensaste che a servire con la maggior possibile perfezione all’immortale vostro sposo il re dei Vergini Gesù Cristo, quindi, deposti gli abiti imperiali, vi rinchiudeste in povera cella nel chiostro da voi fabbricato e riccamente dotate, servendo ivi dì modello alle più provette religiose e mettendo la vostra delizia nell’orazione, nel travaglio e nell’assistenza agli infermi, ottenete a noi tutti la grazia di proferire mai sempre il ritiro alla comparsa, il silenzio al tumulto, il disprezzo agli onori, onde arrivare con sicurezza alla perfezione conveniente al nostro stato.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
V. O gloriosa s. Cunegonda, che col semplice segno di croce estingueste il fuoco appiccato al vostro letto su cui vi tenne inchiodata la infermità più gravosa, quindi con animo imperturbato andaste incontro al passo estremo, comandando che di poveri panni fosse coperto il vostro cadavere, ottenete a noi tutti la grazia di mettere ogni nostra confidenza nelle pratiche sante di religione, e di tenerci sempre preparati al gran passaggio all’altra vita, onde partecipare con sicurezza ai vostri gaudi su in cielo, dopo di avere fedelmente imitato le vostre virtù sulla terra.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Sono molte le leggende che circolano sull’unione tra Cunegonda ed Enrico, come quella di una calunnia che insinuava un tradimento della giovane moglie ai danni del marito. La donna allora pregò il Signore con tale intensità che Egli le concesse di superare una prova eccezionale per convincere lo sposo della sua innocenza: camminare sui carboni ardenti. Secondo un’altra versione, invece, i due sposi avevano fatto reciproco voto di castità, tanto che il loro fu chiamato “il matrimonio di San Giuseppe”. La realtà storica, invece, sembra essere che Cunegonda fosse sterile, ma nonostante il diritto germanico prevedesse questa come causa di ripudio, suo marito decise di non farne uso. Per questo ancora oggi Cunegonda ed Enrico sono ricordati come la santa coppia che illuminò il Sacro Romano Impero.
Nel 1002, alla morte di Ottone III, il duca di Baviera diviene imperatore del Sacro Romano Impero con il nome di Enrico II. Solo nel 1014 però riesce a recarsi a Roma assieme alla moglie per ricevere la corona dalle mani di Benedetto VIII. I due sposi, tornati in patria, si spendono molto per la promozione della cristianità nella regione tedesca dell’Assia: nel 1007 fanno erigere il Duomo di Bamberga (dove sono sepolti uno accanto all’altra) e nel 1021 il monastero di Kaufungen, in ringraziamento per la guarigione da una grave malattia.
Nel 1024 Enrico II muore. Un anno dopo, in occasione dell’anniversario della morte del marito, Cunegonda dona una reliquia della Santa Croce al monastero di Kaufungen e contemporaneamente si spoglia degli abiti regali per vestire il saio benedettino e chiudersi in questo stesso monastero. Da allora la donna vive in umiltà trascorrendo la giornata in preghiera e nella lettura delle Scritture, svolgendo i lavori più umili, praticando la penitenza attraverso l’astinenza dal cibo e portando conforto alle sorelle ammalate. Si spegne in convento in una data imprecisata, probabilmente nel 1033, anche se altre fonti indicano il 1039.
https://www.vaticannews.va/it/santo-del-giorno/03/03/santa-cunegonda--sposa-di-sant-enrico--imperatore.html