Novena a San Camillo de Lellis

Primo giorno
I. Per quella speciale predilezione che ebbe di voi il Signore nel farvi venire alla luce da madre sessagenaria, e nel far precedere la vostra nascita dalla visione di un fanciullo che portava innanzi a degli altri una croce sul petto, otteneteci, o glorioso S. Camillo, di sempre corrispondere fedelmente a tutti i disegni di Dio sopra la terra.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
II. Per quell’eroica risoluzione che voi faceste nell’età di venticinque anni di abbandonare tutte le pompe e tutti i piaceri del secolo per dedicarvi agli esercizi della più austera penitenza nell’ordine di san Francesco, otteneteci, o glorioso s. Camillo, di convertirci almeno adesso sinceramente al Signore per non applicarci nell’avvenire che alla crocifissione dei nostri appetiti e alla santificazione dell’anima nostra.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
III. Per quell'inalterabile pazienza con cui tolleraste per ben quarant’anni gli spasimi di quella piaga che vi stette sempre aperta e sanguinosa in una gamba, otteneteci, o glorioso s. Camillo, di soffrir sempre in pace tutte le infermità e traversie con le quali piacesse al Signore di mettere alla prova la nostra fedeltà.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
IV. Per quell’ardentissima carità per cui faceste vostra delizia il servire personalmente agli infermi più schifosi, fino a rinunziare perciò il supremo grado dell’Ordine da voi istituito, otteneteci, o glorioso s. Camillo, la grazia di sempre riconoscere Gesù Cristo nei bisognosi nostri fratelli, onde prestar loro sollecitamente ogni possibile soccorso.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
V. Per quello speciale aggradimento che mostrò Iddio del vostro Ordine con lo spedire i suoi Angeli a suggerire ai vostri compagni lo parole più opportune al conforto dei moribondi, come li vide s. Filippo, impetrateci, o glorioso s. Camillo, la grazia di operar sempre in maniera da meritarci con il compiacimento di Dio tutti gli speciali favori della sua particolare assistenza.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
La grazia di Dio raggiunse Camillo nel 1575. Durante un viaggio al convento di San Giovanni Rotondo, incontrò un frate che lo prese in disparte per dirgli: “Dio è tutto. Il resto è nulla. Bisogna salvare l’anima che non muore…”. Chiese di diventare cappuccino, ma per due volte venne dimesso dal convento a causa di una piaga nella gamba, apertasi al tempo delle sue scorribande militari. Per tale motivo fu ricoverato nell’ospedale romano di San Giacomo. Qui l’intuizione: unire la pregressa disciplina del soldato alla carità cristiana dando vita ai "Ministri degli infermi". Quattro i voti per entrare a farne parte: obbedienza, povertà, castità, servizio ai malati.
E’ considerato il primo grande riformatore della professione infermieristica e dell’organizzazione assistenziale negli ospedali. Oltre alla cura del corpo, chi assiste il malato, secondo San Camillo, avrebbe dovuto farsi carico dello spirito. Qualcosa di radicalmente diverso da quanto accadeva negli ospedali dell’epoca, dove i malati erano abbandonati a loro stessi. Uomo eminentemente pratico e semplice, non certo privo di cultura né d’interessi, nel suo apostolato educativo non ricercò squisitezze teoriche. Gli bastavano poche linee direttive. E poi un acuto discernimento dei cuori di cui fu eccezionalmente dotato, un grande buon senso unito a paterna dolcezza.