Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 2 giugno 2025 - Santi Marcellino e Pietro (Letture di oggi)

Una volta, mentre le tenebre avvolgevano il mio spirito, mi sentii come sommersa in agonia. Non durò molto. Improvvisamente, vidi Gesù. Partivano dal suo petto due raggi che io ben conoscevo. Mi fasciarono completamente nella loro luce. In quell'istante le tenebre scomparvero e, con esse, cessò ogni mio tormento. Disse il Signore: «L'esperienza che hai fatto rappresenta quello che sei da sola e per te stessa. È unicamente in virtù della mia misericordia che partecipi alla promessa della vita eterna e a tutti i doni che liberamente ti concedo». A queste parole, ebbi la vera conoscenza di me stessa. Gesù mi dava una lezione di umiltà  profonda e, in pari tempo, mi rivolgeva l'invito a un'assoluta fiducia in lui. (Santa Faustina Kowalska)

Novena a Sant'Ambrogio

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Primo giorno

I. O glorioso Arcivescovo s. Ambrogio, che fuggiste a tutto potere gli onori e le dignità, quindi, accettandole per non contraddire alle divine disposizioni, diveniste a tutta la terra il maestro ed il modello d’ogni cristiana virtù, otteneteci, vi preghiamo, la grazia di non ambire giammai alcuna distinzione nel mondo, ma di mettere piuttosto la nostra gloria nell’adempire esattamente la volontà del Signore.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

II. O glorioso Arcivescovo s. Ambrogio, che tutta la vostra vita impiegaste nel difendere contro gli assalti dell’eresia e dell’empietà tutto le verità della fede, otteneteci, vi preghiamo, la grazia di professar costantemente, ed intrepidamente difendere fino alla morte quella Religione santissima che per gratuita donazione di Dio abbiamo la sorte di professare.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

III. O glorioso Arcivescovo s. Ambrogio, che non temeste di predicare la verità anche in faccia ai potenti, e trionfaste di tutti i cuori con la celeste vostra eloquenza, otteneteci, vi preghiamo, la grazia che non ci lasciamo mai dominare dagli umani rispetti, o con la dolcezza del nostro parlare, e con la mansuetudine del nostro tratto, edifichiamo sempre i nostri prossimi, nell’atto medesimo che attendiamo alla santificazione di noi stessi.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Breve Orazione a S. Ambrogio, S. Gervaso e S. Protasa.

Onnipotente eterno Iddio, che per consiglio altissimo di Provvidenza disponeste che in quest’epoca (1871) in cui la fede è tanto perseguitata, venissero scoperte lo reliquie del gran Vescovo e Dottore Ambrogio che la difese con tanto ardore, o dei gloriosi martiri S. Gervaso e S. Protaso, che nella Neroniana persecuzione (anno 68), la suggellarono in Milano col proprio sangue, per loro intercessione concedeteci che manteniamo sempre viva la fede nei nostri cuori, e che la onoriamo sempre con opere coraggiosamente cristiane; affinché adorni di questa fede, senza della quale è impossibile piacere a Dio,possiamo un giorno coi nostri santi protettori o con Maria nostra Madre, esultare di gloria eterna in Paradiso.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Sant'Ambrogio

Erano tempi di laceranti divisioni sociali. Il 7 dicembre 374 in una chiesa di Milano la discussione si era fatta animata. La spinosa designazione del nuovo vescovo della città, capitale dell’impero romano d’Occidente, aveva esacerbato la distanza tra cattolici e ariani. La negazione della divinità di Cristo, sostenuta da questi ultimi e avversata dai primi, era percepita come una barriera insormontabile nella scelta di un pastore che potesse rappresentare entrambi.

Per trovare una mediazione fu chiamato il governatore di Lombardia, Liguria ed Emilia, noto per la sua imparzialità ed equità. Si chiamava Ambrogio, nato nel 340 a Treviri, in Germania, da una famiglia romana cristiana, terzogenito dopo due fratelli, i santi Marcellina e Satiro. A Roma aveva compiuto gli studi giuridici sui passi del padre, prefetto della Gallia, apprendendo l’oratoria e la letteratura greco-latina. I successi nella carriera di magistrato e l’equilibrio nel gestire anche le più spinose controversie lo avevano reso il candidato ideale a moderare l’acceso dibattito milanese iniziato dopo la morte del vescovo ariano Assenzio. L’invito al dialogo di Ambrogio convinse il popolo ed evitò lo scoppio di tumulti. Proprio quando il governatore pensava di aver compiuto con successo la sua missione, accadde l’imprevisto: dalla folla si levò forte una voce di bambino alla quale fece eco quella dell’intera assemblea: “Ambrogio vescovo!”. Cattolici e ariani con un’inaspettata concordia avevano trovato l’intesa. L’invocazione del popolo spiazzò Ambrogio: non era battezzato, si sentiva inadeguato. Si oppose rivolgendosi all’imperatore Valentiniano che però confermò il volere popolare. Ambrogio allora fuggì, ma anche papa Damaso lo ritenne idoneo alla dignità episcopale; quindi comprese la chiamata di Dio e accettò divenendo, a soli 34 anni, vescovo di Milano.

Distribuì ogni bene ai poveri e si dedicò allo studio dei Testi Sacri e dei Padri della Chiesa: “Quando leggo le Scritture”, diceva “Dio passeggia con me in Paradiso”.  Imparò a predicare e la sua oratoria affascinò il giovane Agostino di Ippona, segnandone la conversione. La vita di Ambrogio si fece sempre più frugale e austera, tutta spesa nello studio, nella preghiera, nell’ascolto assiduo e nella vicinanza ai poveri e al popolo di Dio. “Se la Chiesa ha dell’oro non è per custodirlo, ma per donarlo a chi è nel bisogno”, diceva quando decise di fondere gli arredi liturgici per pagare il riscatto di alcuni fedeli sequestrati da soldati nordici.

Pace e concordia furono le sue priorità, ma mai tollerò l’errore. L’iconografia artistica ce lo consegna con lo staffile mentre colpisce gli eretici. Energica fu la sua lotta all’arianesimo che lo vide scontrarsi anche con governanti e sovrani. Da quel conflitto, esploso sotto l’imperatrice filo-ariana Giustina, Ambrogio uscì vincitore affermando l’indipendenza del potere spirituale da quello temporale. Emblematico l’episodio della strage di Tessalonica del 390. A seguito dell’eccidio di settemila persone in rivolta per la morte del governatore, Ambrogio riuscì a suscitare il pentimento di Teodosio che l’aveva ordinata. “L’imperatore è nella Chiesa, non sopra la Chiesa” era la convinzione del vescovo milanese che, a dispetto della legge, non consegnò neanche una chiesa agli ariani.

Ambrogio inoltre riconobbe sempre il primato del vescovo di Roma asserendo: “Ubi Petrus, ibi Ecclesia”. L’amore a Cristo, alla Chiesa, a Maria emerge dalla copiosa produzione letteraria e teologica che gli ha conferito, insieme ai santi Girolamo, Agostino e Gregorio Magno, il titolo di grande dottore della Chiesa d’Occidente. Costruttore di basiliche, inventore degli inni che rivoluzionarono la preghiera, instancabile nell’orazione, Ambrogio morì il sabato santo del 397. A rendergli omaggio nella domenica di Pasqua accorse una folla immensa.

Fonte: https://www.vaticannews.va

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